Revisionismo laico e democratico: la questione democratica

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Tralasciando l’antimodernismo teologico, che condusse nel 1910 papa Pio X ad imporre il giuramento antimodernista a tutti i membri del clero con compiti di ministero, di magistero o di giurisdizione ecclesiastica e a quanti aspiravano a diventar parte del clero, ai fini delle riflessioni storiche che, in questa sede maggiormente interessano, basti ricordare le numerose encicliche, che per tutto l’ottocento si opposero ai diritti umani nell’accezione che poi venne codificata con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 10 dicembre 19485. Del resto, la dogmatica coerenza antilibertaria della Chiesa si espresse anche attaverso il Syllabus complectens praecipuos nostrae aetatis errores (Elenco contenente i principali errori del nostro tempo, chiamato sinteticamente Sillabo), consistente in un elenco di ottanta proposizioni, che fu pubblicato da Papa Pio IX insieme all’enciclica Quanta Cura l’8 dicembre 1984, in occasione della solennità liturgica dell’Immacolata Concezione. Non si deve poi dimenticare che la Chiesa Cattolica, a coronamento di queste sue posizioni contrarie all’umana libertà di pensiero, sin dal 1558, per impulso di Papa Paolo IV ed ad opera della Congregazione della sacra romana ed universale Inquisizione, detta anche Sant’Uffizio, istituisce l’Index librorum prohibitorum, l’Indice dei libri proibiti. Questa Congregazione venne trasformata ad opera dal Concilio Vaticano II solo nel 1966 e prese il nome di Congregazione per la dottrina della fede. Per riassumere in modo chiaro la posizione storico-politica della Chiesa Cattolica si può affermare che fu fieramente avversa all’autonomia individuale dell’essere umano ed alle libertà, che da essa derivano (libertà di pensiero, di parola, di stampa, etc.), in quanto contrarie al dogma del magistero della Chiesa, fondato su una rivelazione di natura trascendente, metafisica, di cui si proclama unica detentrice ed interprete.

Non deve, dunque, stupire l’attuale battaglia, intrapresa da papa Benedetto XVI, contro il relativismo moderno, che altro non è se non l’erede, la forma aggiornata di quella libertà di pensiero e di quella autonomia individuale umana tanto combattute in passato dal pensiero religioso assolutista.

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