La mancanza di Craxi alla Presidenza e di Andreotti agli Esteri si sente eccome

0
343

Probabilmente mai come in questo periodo storico, servirebbero un Bettino Craxi Presidente del Consiglio e un Giulio Andreotti Ministro degli Esteri.

I Presidenti del Consiglio e degli Esteri degli ultimi venticinque anni e, soprattutto, degli ultimi anni, hanno dimostrato totale incompetenza, inconsistenza e incoerenza, ovvero nessuna strategia e serietà, in ambito geopolitico, sociale e economico.

Personalmente, avendo molto presto aderito agli ideali socialisti libertari e democratici, sono – sin da quando ero adolescente – un sostenitore della Prime Repubblica e dei governi di centro-sinistra di allora (unico e autentico centro-sinistra in Italia, non le accozzaglie confuse e di potere sorte dal 1994 in poi).

In questo senso, nella cosiddetta Seconda Repubblica, aderii, nel 2004 al Nuovo PSI giudato dall’amico Gianni De Michelis e, nel 2008, al Partito Repubblicano Italiano.

Nel 2013 lanciai la proposta, a tutti coloro i quali si richiamavano ai partiti laici della Prima Repubblica (socialisti, repubblicani, socialdemocratici e liberali), la candidatura a Sindaco di Roma dell’ex On. Ilona Staller, in arte Cicciolina e lo feci riproponendo un nome trasgressivo della Prima Repubblica. Ad accettare tale candidatura, ma solamente alla carica di Consigliere comunale, fu il rinato Partito Liberale Italiano, nel quale mi candidai infatti, da socialista e repubblicano, assieme all’amica Ilona.

Rimasi ad ogni modo presto deluso da queste nuove riedizioni di partiti laici, pieni di divisioni, leadership deboli e incapaci di imporsi nel nuovo quadro politico italiano. E non smisi mai di sottolineare il mio disappunto, con articoli e interventi, anche su Radio Radicale.

Ricordo con grande stima solamente Gianni De Michelis, che tentò di recuperare la tradizione craxiana, ma, purtroppo, Silvio Berlusconi dei quale fu amico e consigliere, non ebbe nemmeno il coraggio di nominarlo Ministro degli Esteri, preferendo personalità deboli e, francamente, molto poco ferrate in materia (non ultimo Tajani, sul quale evitarei qualsiasi commento).

Penso che, da tempo, l’Italia e l’Europa siano prive di strategie e prospettive serie e preferiscano scegliere la strada della sudditanza a degli Stati Uniti d’America guidati, a loro volta, da un Presidente senza strategie, prospettive e logica.

La progressiva distruzione dell’istruzione pubblica, la mancata selezione di una classe dirigente attraverso metodi seri e meritocratici e l’asservimento a potentati internazionali (peraltro del tutto privi di logica), hanno contribuito a portare il nostro Paese e il nostro continente a livelli molto bassi, sotto il profilo politico, economico e geopolitico, oltre che sull’orlo di conflitti che andrebbero sanati e spenti al più presto possibile, anziché alimentati.

Senza dilungarmi troppo, vorrei riproporre qui un articolo che scrissi alcuni mesi fa e che mi valse anche l’apprezzamento del prof. Giancarlo Elia Valori, che mi contattò per complimentarsi.

E’ un articolo nel quale ricordo, ma soprattutto sottolineo, la lungimiranza dei governi della Prima Repubblica. Quando in Italia e Europa vi era ancora un minimo di lucidità, razionalità, spirito riformista e democratico.

Non saprei dire se queste riflessioni possano essere, in qualche modo, utili. Probabilmente lo saranno se le nuove generazioni avranno la voglia di approfondire e di comprendere. Fuori dai pregiudizi, dagli scemi precostituiti e da opposte tifoserie, che non permettono alcun tipo di ragionamento, ma, anzi, sono funzionali a mantenere un clima di ignoranza e di discordia.

Luca Bagatin

Elogio della Prima Repubblica

Articolo di Luca Bagatin dell’11 luglio 2023

Con la morte, a 97 anni, di Arnaldo Forlani, se ne va uno degli ultimi esponenti della Prima Repubblica.

Quella che ha garantito stabilità, prosperità e ordine al Paese e a riconoscerlo dovrebbero essere, oggi, persino coloro i quali tanto la criticarono.

Lungi dall’osannare la DC, dalla quale – da buon laico-socialista e anticlericale fin da quando ero ragazzino – mi sono sempre sentito distante, ho comunque sempre riconosciuto ai suoi grandi esponenti e in particolare al Quadripartito (DC – PSI – PSDI – PRI) e al Pentapartito (DC – PSI – PSDI – PRI – PLI), un ruolo fondamentale nel garantire all’Italia un posto importante nel mondo e una stabilità completamente perduta dagli Anni ’90 in poi.

Anni ’90 in poi che hanno aperto al caos. Un caos favorito da quella che Bettino Craxi definì “falsa rivoluzione di Tangentopoli” (che fu già anticipata dal falso scandalo P2 un decennio prima, che peraltro costrinse Forlani alle dimissioni da Presidente del Consiglio).

Un caos che ha favorito l’alta finanza sorosiana e liberal-capitalista; la nascita di un’Unione Europea autoreferenziale e oligarchica; il dilagare del fondamentalismo guerrafondaio e atlantista (senza la lungimiranza, moderazione e visione dei pur già atlantisti, ma non guerrafondai della Prima Repubblica); il dilagare del fondamentalismo pseudo “ecologista”; il dilagare del fondamentalismo del politicamente corretto; il dilagare del fondamentalismo di un’ “onestà” più sbandierata a parole che nei fatti; la sistematica distruzione del welfare state (che tanto contribuì a costruirlo un grande socialista quale fu l’ex Ministro della Sanità Luigi Mariotti); la sistematica privatizzazione dei settori chiave e strategici dell’economia italiana (che furono costruiti e difesi da socialisti e repubblicani nella Prima Repubblica); la sistematica distruzione della scuola pubblica (arrivando a promuovere facilmente chiunque, anche e soprattutto chi non studia o chi vilipende il corpo insegnante. Mentre un tempo, chi non aveva voglia di studiare, veniva caldamente invitato a trovarsi un lavoro ed aveva successo in quello e non veniva mantenuto a vita dalla collettività); la sistematica distruzione della sanità pubblica (il che ha favorito la sanità privata, con costi insostenibili per i cittadini, spesso costretti a non curarsi); il sistematico avvento delle baby gang di cui nessun governo sembra rendersene conto (un tempo esistevano i riformatori per i minori delinquenti e la leva militare era obbligatoria e ai giovani si insegnava in primis il rispetto e il servizio alla comunità); la sistematica distruzione del ruolo dei sindacati, ormai diventati totalmente amici dei governi di turno e di un padronato spesso sfruttatore e non all’altezza di quello del passato.

Questo per evidenziare solo alcuni degli aspetti che la distruzione della classe politica della Prima Repubblica e l’avvento di forze di pseudo “anti-sistema” hanno comportato.

La pseudo-sinistra a guida PCI-PDS-DS-PD; il MSI-AN-Fratelli Meloni; la Lega di Salvini; i Cinque Stelle e i gruppetti di Renzi, Bonino e Calenda, tutti uniti dalla lotta alla Prima Repubblica, al grido di “onestà, onestà, onestà” e tutti uniti a sostenere – nemmeno un anno fa – il peggior governo della Storia, ovvero il Governo Draghi (e il già Presidente della Repubblica Francesco Cossiga ebbe a spiegare molto su chi era Draghi) – cosa hanno prodotto?

Il caos attuale. In linea peraltro con quanto accaduto in tutto il mondo liberal-capitalista occidentale, ove i socialisti autentici (come Gonzales, Papandreu e Mitterand) sono stati sostituiti da pseudo-”socialisti” (Scholz, Sanna Marin, Stoltenberg…) guerrafondai, liberisti e ultra atlantisti, di un atlantismo irresponsabile e ideologico, che nulla ha a che vedere con quello responsabile degli anni del passato.

Un passato che vedeva l’Italia e l’Europa dialogare con tutti.

Con un Giulio Andreotti che amava così tanto la Germania da preferirne due.

Con un dialogo costante con il mondo laico-socialista arabo, con quello jugoslavo e dell’Est.

Senza assurde contrapposizioni e soprattutto senza servili e ideologiche subalternità agli USA.

Quello spirito di responsabilità, serietà e stabilità si è perduto, in tutta Europa.

E lo abbiamo perduto, in Italia, anche proprio grazie a quelle forze pseudo “anti-sistema” già citate, che nemmeno una personalità della vecchia guardia come Silvio Berlusconi è riuscito ad arginare.

Quale speranza per il presente e il futuro?

Non sono affatto ottimista.

Leggo con interesse le analisi di un autorevole osservatore come Giancarlo Elia Valori e mi consolo. Ma egli è ancora un esponente di una generazione nata negli Anni ’40. Una generazione che è cresciuta in anni in cui l’Italia si risollevava dalla guerra e sapeva cosa significavano le difficoltà e occorreva non solo rimboccarsi le maniche, ma anche studiare, lavorare con pazienza, razionalità e intelligenza.

Una generazione che ha dato alla luce ottimi Ministri degli Esteri e del Lavoro come Gianni De Michelis, poi ingiustamente maltrattati da media sempre pronti a una sciocca invettiva, alimentata da una piazza ignorante, che ama slogan e semplificazioni e finisce per votare proprio quei movimenti pseudo “anti-sistema” che, infondo, finiscono per sostenere il vero Potere, figlio prediletto del danaro.

E siamo qui, nel 2023. In pieno caos e irrazionalità.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

SHARE
precedenteEcoansiosi e catastrofisti messi all’angolo da Lodi Liberale
successivoDue amiche, due grandi campionesse, Egonu e Sylla al Festival dello Sport
Nato a Roma nel 1979, è blogger dal 2004 (www.amoreeliberta.blogspot.it). Dal 2000 collabora e ha collaborato con diverse riviste di cultura risorgimentale, esoterica e socialista, oltre che con numerose testate giornalistiche nazionali, fra le quali L'Opinione delle Libertà, La Voce Repubblicana, L'Ideologia Socialista, La Giustizia, Critica Sociale, Olnews, Electomagazine, Liberalcafé. Suoi articoli sono e sono stati tradotti e apprezzati in Francia, Belgio, Serbia e Brasile. Ha pubblicato i saggi "Universo Massonico" (2012); "Ritratti di Donna (2014); "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" (2019); "L'Altra Russia di Eduard Limonov - I giovani proletari del nazionalbolscevismo" (2022) e "Ritratti del Socialismo" (2023)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome