Il multilateralismo necessario

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di Marco Emanuele

Scrive Franco Venturini su Il Corriere della Sera del 15 aprile 2009, “Obama e la mano troppo tesa”: “Barack Obama l’aveva detto: la mia sarà la politica della mano tesa. Bene, perché l’approccio ideologico e non dialogante di George Bush aveva creato più problemi di quanti ne avesse risolti. Ma anche la politica della mano tesa ha un punto debole: occorre che la controparte l’accetti davvero, che esistano tra i contraenti traguardi condivisi e flessibilità sul modo di raggiungerli. Altrimenti la mano tesa può diventare sinonimo di debolezza. Può lasciare spazio a sapienti finzioni e a trappole micidiali. Obama corre questo tipo di rischi ? La risposta è sì, anche se occorre sperare che si tratti di rischi calcolati.”

Venturini, in particolare, pone l’accento su tre questioni “sensibili”: Corea del Nord, Afghanistan, Iran.
Non vogliamo entrare nel merito delle questioni sopra citate ma, come sempre, tentare una riflessione d’insieme sulla “giusta” provocazione di Venturini. Come si può fare in modo che la politica della mano tesa di Obama non risulti una fragile utopia ma venga considerata invece un concreto ideale da realizzare storicamente ?

La nostra risposta è nel dichiarare e nel costruire insieme un multilateralismo necessario (realistico, partecipato, progettuale). Ieri scrivevamo della urgenza di un progetto di civiltà, da organizzare insieme; ecco, il multilateralismo può essere lo strumento principe per definire tale progetto.

Siamo per un multilateralismo che si radichi nel contesto di una politica “complessa”, contemporaneamente arte dell’alta mediazione dei rapporti di forza e degli interessi diffusi e scienza della progettualità umana, integrata e partecipata.

Sul piano della mediazione, dunque, riteniamo utile privilegiare – nell’ambito delle relazioni internazionali – approcci bilaterali e regionali (o macro-regionali) laddove si dimostrino più efficaci per la risoluzione delle sfide poste in essere dalla post-modernità (sosteniamo con forza una riforma delle Organizzazioni internazionali, Onu in testa, comprendendone i limiti attuali e considerando – comunque – che la storia va avanti e deve essere governata politicamente). Il piano progettuale, che tutto comprende, è per natura multilaterale; tutte le esperienze umane, infatti, vanno integrate sui cinque piani del progetto di civiltà (morale, culturale, politico, economico, giuridico) al fine di guardare al bene comune dinamico, prospettiva di senso per l’intera ed unica umanità.

Obama, ben lo sappiamo, non è un sogno, se ……

[Associazione progetto Strategie, www.ipstrategie.it]

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