Nella 311esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro “Il tempo delle chiavi. L’omicidio Ramelli e la stagione dell’intolleranza“, pubblicato da Edizioni Piemme, insieme a Nicola Rao (Giornalista e Direttore della comunicazione della RAI), Gianni Scipione Rossi (Giornalista e membro del Consiglio d’indirizzo dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri), Sergio Spagnolo (Avvocato).
“Il pensiero liberale è la base delle nostre libertà a tutti i livelli e le serate che introducono i classici del pensiero liberale, con altre serate, aiuta a non cadere nelle semplificazioni che spesso prevalgono. Oggi siamo in una serata molto significativa, ovvero il 29 aprile, che rappresenta il giorno di Anniversario della morte di Ramelli, per mano di estremisti di sinistra di cui abbiamo nomi e cognomi. Non era certamente un liberale ma nemmeno un fascista. Era di destra ma non aveva mai preso parte a brighe, era vicino al MSI e per sua sfortuna scrisse un tema sulle Brigate Rosse condannando con buon senso questo movimento e da questo momento fu bullizzato e aggredito dagli estremisti, che presero il tema e fecero gesti in assemblea e una serie di cose che all’epoca erano ancora tollerate. Infine fu attaccato e ammazzato senza motivo.” Il presidente di Lodi Liberale ha fatto sì che Lodi avesse una via Sergio Ramelli a Lodi, che è stata intitolata nonostante il vergognoso veto del Partito Democratico e dell’ANPI.
Al Parini in sostanza e in assoluto a Milano – all’epoca – era impossibile vivere se non si era rossi come i peperoni. Una delle pagine più schifose e vergognose della storia dei proletari italiani.
La serata ha alternato diverse testimonianze che sono state dirette, che hanno descritto il momento di follia e di fanatismo dell’epoca. Questo fatto rappresenta esplicitamente la caduta profonda che ha avuto una certa parte di italiani in quel periodo storico. Naturalmente essendo passati cinquant’anni è meglio ragionarci su, tenendo conto sia delle testimonianze dirette che degli atti giudiziari a disposizione.
Dal 1972 al 1976 ci furono oltre 200 aggressioni a colpi di chiave inglese, violentissime, di persone che non si sono mai più riprese. Ramelli ha perso la vita a causa di queste aggressioni, ma i morti potevano essere a decine, visto che a decine sono gli invalidi, tutto questo fu conseguenza della ricaduta sociale dell’intolleranza politica sulle scuole. Il fenomeno di mostrificazione porta alla violenza sull’avversario, questo libro, ha detto l’autore Nicola Rao, serve per smascherare chi si nasconde dietro le ideologie per delinquere.
I professori scrivevano sui registri, dicevano in assemblea e nelle riunioni, delle cose folli. Oggi sembra un incredibile film di fantascienza. Ovviamente attualmente non è più così, ma in molte Università ci sono ancora fenomeni di intolleranza, attualmente contro Israele, ad esempio. O contro il centro destra. Germi di incapacità di relazionarsi con le idee.
Il MSI all’epoca era un centro di attenzione del tutto banale: molti si avvicinavano perché non erano rossi, cercavano una rappresentanza, ma appena si interveniva in assemblea a scuola, anche solo per parlare di religione, di occupazioni, etc.. era un problema. Testimonianza come quelle di Gianni Scipione Rossi e di Sergio Spagnolo ce ne sono a centinaia.
Questo libro ha un taglio molto bello, un taglio storiografico e parla di un fatto accaduto mezzo secolo fa, moltissimo tempo è passato e la storia passa, i cinquant’anni sono importanti, vanno contati e se non si deve dimenticare, serve però prendere la distanza temporale.
Si ricordano molti fatti, ad esempio la morte dei fratelli Mattei. Il contesto va spiegato, capito e compreso. Era un periodo della storia italiana molto complicato, con tutti gli opposti estremisti del caso e il presunto Golpe borghese che non fu mai. Non fu un periodo placido. Insieme a queste stragi ci sono naturalmente anche le altre stragi e l’unico modo per raccontarlo è quello della storiografia.
Il percorso della storia dovrebbe essere poi condiviso, ma purtroppo anche oggi c’è estremismo. Da qualche anno a questa parte si sta di nuovo creando un margine che divide pericolosamente la popolazione italiana su due fronti, nel caso dell’Ucraina ma specialmente nel caso di Israele.
“Uccidere un fascista non è un reato” il presidente di Lodi Liberale ha ricordato che anche studenti di medicina e infermieri erano di questo parere, per cui si era in una situazione drammatica.
L’ultima testimonianza è stata quella di Sergio Spagnolo che ha raccontato come anche oggi ci siano molti deficienti che la pensano in questo modo. La convinzione di certe persone di aver avuto ragione è preoccupante. Se ancora oggi dopo tanto tempo non si è ancora arrivati a una quadra, la situazione è drammatica, anche perché queste cose partono a prescindere che chi è colpito si sia macchiato di qualcosa e anche spesso vengono prese di mira pure persone che non hanno niente a che fare col fascismo, soltanto perché non sono comunisti e hanno idee diverse.
Martina Cecco