VIII rapporto sul processo annuale di liberalizzazione della società italiana

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di PAOLA FERRARIO

L’VIII rapporto sul processo annuale di liberalizzazione della società italiana è risultato poco confortante.

Siamo in un epoca dove si parla molto di liberalismo ed ideali ma poi in concreto si fa poco o nulla.

Il quadro che ne emerge è quello di un’Italia come sistema chiuso in cui, ad esempio, non trova spazio il merito, ma molta sfiducia nelle istituzioni, immobilismo, forte concezione che lo stato metta sempre di più la mano nei portafogli dei cittadini e una persistente e diffusa illegalità. Infatti uno dei fili conduttori del rapporto e dei suoi vari contributi è la presa d’atto di un arresto, un mancato sviluppo di quello che dovrebbe essere un dinamismo inevitabile della nostra società.

Il clima in cui si presenta il rapporto tra l’altro è molto particolare in conseguenza al fatto che c’è un forte ritorno allo statalismo.

È un rapporto con taglio empirico che tratta di temi come l’istruzione,le telecomunicazioni, l’informazione e la privatizzazione. Ma che per esempio, quest’anno, non tratta temi importanti come la sanità,la politica, la libertà religiosa.

I dati di questo inoltre aiutano ad informare sul grado di libertà nel nostro paese ed a sfatare diversi luoghi comuni come per esempio che nel nostro paese vada tutto bene o quasi. Nel senso che il sistema italiano è stato costruito in modo che consenta tutto sommato di galleggiare e di non cadere in crisi profonde come è accaduto alla Grecia a causa di riforme liberalizzatrici rinviate, scarsa efficienza del settore pubblico, le rendite e la concorrenza che si annidano nel settore privato specialmente nei settori esposti alla concorrenza internazionale, il nepotismo, la corruzione e il mancato funzionamento degli ascensori sociali.

Tutte problematiche che esistono anche in Italia e che si devono tentare di risolvere al più presto prendendo, appunto, come campanello d’allarme il caso greco.

Un passo in avanti si potrebbe fare facendo tornare quel magico momento che c’era stato a metà degli anni novanta quando il pensiero liberale era sulla cresta dell’onda e i risultati in termine di efficienza e di crescita aumentarli attraverso più tenacia e continuità.

Un altro luogo comune da sfatare è che la pubblica istruzione italiana sia eccellente. Inchieste e sondaggi hanno fatto emergere che le famiglie italiane siano molto soddisfatte ma perché forse non sono al corrente della situazione negli altri paesi.

Ad esempio la Svezia ha investito molto nel settore della pubblica istruzione, favorendo anche una concorrenza con un sistema di scuole private.

Anche in questo caso l’Italia ha bisogno di profonde riforme liberali e più fondi da parte dello stato.

Ma prima di tutte queste riforme bisognerebbe schiarirsi le idee e cercare di modificare la società italiana rendendola meno corrotta,meno nepotista e corporativa.

leggi l’intervista a Salvatore Carrubba

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