di BRUNO POGGI
Claudio Scajola si è dimesso da Ministro per lo Sviluppo Economico in seguito ad un acquisto di un appartamento vista Colosseo che non sarebbe esattamente regolare. Da garantista non mi pronuncio sulla colpevolezza o meno dell’ex Ministro (ricordiamocelo sempre: una persona è innocente fino a prova contraria): se è colpevole ha fatto bene a dimettersi, se è innocente ha fatto ugualmente bene perché ha dato un segnale di correttezza politica. Vi ricordo che dimettendosi da Ministro Scajola ha rinunciato alle garanzie della legge sul “legittimo impedimento” che tante polemiche ha sollevato ai tempi della sua recente approvazione.
C’è però un aspetto di tutta questa vicenda che pare acclarato e che ha, a mio parere, un importante risvolto politico.: la leggerezza con la quale l’On. Scajola ha effettuato l’acquisto. L’ex Ministro si è infatti lasciato dietro tali e tante tracce, come ad esempio 80 assegni, da far pensare ad una ingenuità incomprensibile (ed anche ingiustificabile) per un uomo politico del suo livello. E’ anche vero che l’On.Scajola è recidivo sul tema; già una volta dovette rassegnare le dimissioni da Ministro per una infelice frase su Marco Biagi detta di fronte ad un cronista. Però c’è un limite a tutto: come è stato possibile che un politico esperto e navigato come Claudio Scajola abbia commesso una leggerezza di questo tipo? La risposta, a mio parere, è che fatta salva l’intelligenza della persona nell’ex Ministro dello Sviluppo Economico abbia prevalso un’idea di impunità, cioè che in quanto uomo potente sono al riparo da qualunque rischio. E’ una sindrome che spesso colpisce gli uomini politici, non solo quelli italiani. Per inciso credo che sia la stessa sindrome che ha colpito Piero Marrazzo quando andava agli appuntamenti con Brenda con la macchina di servizio della Regione. Ed è la stessa sindrome che ha colpito molti politici potenti della Prima Repubblica che sono stati travolti da Tangentopoli. Ma la domanda fondamentale è: come si origina questa sindrome?
Quali sono i fattori scatenanti questo vero e proprio virus della politica?
La causa principale, a mio avviso, risiede nella distanza dai cittadini. Quando la classe politica perde il contatto con i cittadini si origina un’idea di autosufficienza, la quale dà luogo alla sindrome di onnipotenza che ha colpito l’On. Scajola. La situazione politica odierna dove la maggioranza governa senza concorrenza perché l’opposizione è formata da un partito inconsistente (il PD), uno folcloristico (l’IdV) e uno anacronistico (l’UDC) e l’attuale legge elettorale (che, lo ripeto per l’ennesima volta ha originato un Parlamento di nominati e non di eletti) sono l’ambiente ideale per la diffusione della sindrome da onnipotenza.
Se i nostri parlamentari fossero consapevoli di questo si renderebbero conto di una cosa: che non è difficile cadere nell’errore dell’On. Scajola, tutti ne sono a rischio perché ormai sono privi degli “anticorpi democratici” frutto del rapporto con i cittadini e della vera competizione politica che, appunto, evitano l’insorgere della sindrome da onnipotenza di cui sopra. Se fossero consapevoli di ciò correrebbero subito ai ripari ma ho il sospetto (e anche la convinzione) che non lo siano, per cui il “caso Scajola” non verrà utilizzato per evidenziare un problema e porvi rimedio. Al contrario, verrà fatto decantare, verrà archiviato e fra qualche giorno nessuno ne parlerà più. E il Parlamento avrà perso un’altra occasione per fare politica di alto livello. Invece di essere il luogo delle decisioni fondamentali continuerà ad essere quello che è diventato: un’aula sorda e grigia.