La politica economica di Margaret Thatcher la presentazione a Lodi Liberale

0
417

Nella 241esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro “La politica economica di Margaret Thatcher”, pubblicato da Edizioni Franco Angeli, insieme a Cosimo Magazzino (Professore di Politica economica presso l’Università degli Studi Roma Tre), Sebastiano Bavetta (Professore di Scienze economiche, aziendali e statistiche presso l’Università degli Studi di Palermo) e Antonio Masala (Professore di Filosofia politica presso l’Università di Pisa).

Questo volume analizza le politiche, soprattutto in campo economico-finanziario, attuate dagli esecutivi britannici guidati da Margaret H. Thatcher nel corso degli anni Ottanta del XX secolo. Al fine di comprendere meglio le scelte governative e le reazioni degli agenti economici, viene offerto un inquadramento storico, politico e sociale del Regno Unito anche in chiave comparatistica. Il volume costituisce, sia per gli addetti ai lavori che per il grande pubblico, un utile strumento di comprensione di un decennio di grandi cambiamenti e di una figura controversa sulla quale pochi sono stati i contributi scientifici, soprattutto in lingua italiana. L’analisi assume un interesse particolare in questi anni giacché l’affermarsi del paradigma del “conservatorismo liberale” – la cui validità viene messa in dubbio dalla crisi economica e finanziaria mondiale in atto – trova le sue radici proprio nel periodo che dagli studiosi è stato indicato come “il decennio della Thatcher e di Reagan”.

Laureata in chimica, era una donna che aveva approfondito molto anche gli studi di politica, specialmente nell’ambito del conservatorismo e del liberalismo. Non ultima la missione di promuovere dei think tank, per promuovere politiche del presente, conoscendo le istituzioni, con salde conoscenze e con collegamento con l’accademia per mettere in pratica le idee che si profilano.

“Oggi viene celebrato con tre thatcheriani di ferro una statista, premier, grande amante della libertà” ha detto il presidente di Lodi Liberale, Lorenzo Maggi.

“11 anni di premierato, prima donna alla guida di un partito occidentale, primo ministro, tre volte a capo del governo, dimissionaria vincente. Da italiano – ha detto il professor Cosimo Magazzino – mi sono chiesto come mai non abbia mai fondato un suo partito, se ne sia andata fuori dalle scene autonomamente.” Due settimane dopo aver lasciato l’incarico riceve il premio da Elisabetta II e entra nel Lords, e nell’Ordine della Giarrettiera. Questo serve anche a spazzare via le sciocchezze che si trovano in TV nella serie “The crown” dove viene opposta alla regina. La regina partecipò ai funerali di due leader: Churchill e Thatcher.

IL GRANDE MALATO D’EUROPA

“La Thatcher, con Reagan e Stalin hanno generato un -ismo, il Thatcherismo è un misto di liberismo, in campo economico, conservatorismo sui temi sociali e individualismo dal punto di vista filosofico (etico, metodologico, egoismo randiano).”

“Il thatcherismo è un sistema di pensiero, una felice crasi di tante parti costituenti, dal Minimal State di Nozik, l’egoismo di Rand, l’individualismo etico e metodologico di Hayek e von Mises, il tradizionalismo di Craton, Il Monetarismo di Friedman, il metodismo del padre.

“Quando nel 1979 vinse le elezioni, si parlava del regno Unito come figlio dello scontento, con le proteste dei sindacati e con la riduzione a 3 giorni della settimana lavorativa; a oltre 30anni dalla sua caduta: la sua Weltanschauung si è rivelata non solo era possibile, bensì auspicabile.”

LA NON NEUTRALITA’ DELLA MONETA

“Il canale di trasmissione per la Thatcher furono i tassi di interesse reale; l’esperienza nel mercato della moneta portano la Gran Bretagna leader dei mercati; nell’ambito del mondo del lavoro, invece, ella si scontrò spesso con i sindacati, rendendo più ferree anche le norme sugli scioperi. Rispetto al ruolo dello Stato la visione thatcheriana snellisce e riduce sensibilmente la visione dello Stato assistenzialista; le imprese, invece, sono state spinte a seguire la propria naturalezza, senza i sussidi dello stato alle impese in perdita.”

THERE IS NO ALTERNATIVE

“Il paese divenne una democrazia di proprietari, alla fine del terzo governo Thatcher era entrata in rotta di collisione con il proprio cancelliere: i proprietari erano stati messi in grado di acquistare a prezzi agevolati, dal pubblico. Fu apprezzata per essere stata in grado di rimettere i crediti.” L’argomento rimaneva valida anche rispetto all’Europa.

L’opinione pubblica inglese, invece, per un determinato tempo, fu meno euroscettica, per cui non era proprio dello stesso pensiero di Margareth. Nel suo rapporto contrastante con l’UE, rispetto agli inglesi, la rendono un pochino meno di moda. Termina quindi il suo favore con la poll tax, che consisteva in una tassazione comunitaria, pro-capite. Un’imposta regressiva era rivoluzionaria. Il professor Cosimo Magazzino ha concluso il suo intervento ricordando la celebre battuta di Andreotti, che si riferisce alla germanizzazione d’Europa: “Amava così tanto la Germania, da preferirne due!”

LE SUE PRIVATIZZAZIONI CORAGGIOSE, CHE CAMBIARONO LA GRAN BRETAGNA

“L’esperienza thatcheriana, al fine di estrarne l’eredità che oggi possiamo raccogliere, va ascritta in un periodo in cui, come scrive Mob Gordon, dagli anni ’70 vede la stagnazione, che si protrae fino all’inizio della III rivoluzione industriale, quella informatica/digitale.” Il professor Sebastiano Bavetta ricorda che la Thatcher si riappropria della leadership in seguito alla vicenda delle Isole Falkland.

“Porta l’Inghilterra tra le grandi potenze; il primo beneficiario sarà Tony Blair; la crescita senza dubbio è dovuta anche al sistema economico complessivo tutto sommato abbastanza efficiente rispetto ai paesi dell’Europa continentale; globalizzata, efficiente, moderna, garantisce alla fine degli anni ’90 e nei primi decenni del 2000 una buona prosperità.”

“Le democrazie occidentali, oggi, sono profondamente indebitate; ritornare a cifre come quelle della Thatcher è sostanzialmente impossibile.” In un periodo come questo gli enormi debiti creano fenomeni inflazionistici e non è facile, per quanto auspicabile, avvicinarsi al percorso thatcheriano. C’è poi un elemento di natura soggettivo, oltre a quello oggettivo, che è più complicato. In un libro vi è il riferimento in un passo a pagina 52, dove si parla della visione della politica della Thatcher, che vede una serie di valori condivisi dai cittadini, utile a realizzare le sue idee politiche.

“L’attitudine del popolo inglese non è rappresentato da un sentire simile a quello del continente: negli ultimi 30/40 anni anche la stessa visione della libertà è cambiata, dalla lettura classica, alla posizione individuale, in assenza di vincoli, con l’idea che le opportunità siano rivolte all’individuo in chiave di realizzazione personale.”

DAI THINK TANK ALLE STRATEGIE DEL CAMBIAMENTO CONTRO I GRUPPI DI PRESSIONE

“Il thatcherismo viene affrontato come una rivoluzione già dal momento in cui la Thatcher si è insediata; la sua politica ha cambiato sia la cultura, che i valori. Ma come è possibile un cambiamento così radicale, in democrazia? La riflessione sul thatcherismo è una riflessione sulle idee e sull’importanza delle idee.”

Il professor Antonio Masala ha raccontato che il momento dell’insediamento della Thatcher avviene in concomitanza con un periodo di anticapitalismo infervorato. In quel periodo si sviluppano una serie di idee e di strategie liberali che, lentamente, prendono corpo tra i columnist; c’erano i think tank, che erano centri di generazione di idee, libri, papers, incontri, divulgazione, semplice o articolata delle principali scuole liberali dell’epoca, dalla Scuola austriaca a quella di Chicago, etc..

“Quello che poi avviene è che la Thatcher trova in questi ambiti molta determinazione, una spinta alle sue idee che venivano dal sentire profondo, tanto che è lei stessa a divulgare le idee, a favore del libero mercato, contro il socialismo, contro l’assistenzialismo. In questo senso la politica è importante e la buona politica liberale inizia a essere promossa dal primo ministro stesso.” In Italia, ricorda Masala, ad eccezione di Martino, non abbiamo un modello simile nella leadership, con capacità di policy che scrivono come comportarsi e come muoversi nell’ambito del pensiero liberale. In Italia, anche oggi, non abbiamo dei politici che si spendono per questo.

“Gli intenti della Thatcher non erano intenti economici: l’obiettivo è cambiare lo spirito, diceva, cioè non tanto realizzare la libertà economica, ma applicare principi di libertà economica per modificare la società e la cultura dei cittadini. Questi sono nuovi valori morali, che hanno fatto grande la Gran Bretagna, che vengono valorizzati nella comunicazione e nella retorica.” Quei virtù e quei valori hanno fatto grande una nazione, ma se si toglie la capacità individuale agli individui, le si toglie la linfa.

“E’ possibile che un politico possa ristabilire dei valori e delle virtù? Se la pensiamo nell’ordine della riduzione della mentalità socialista, allora possiamo creare un sistema di regole e di valori, favorevoli al mercato, che concorrono a cambiare i valori delle altre persone. Dunque il Thatcherismo è stato prima di tutto uno spendersi moralmente in favore del capitalismo.” Masala ha quindi spiegato come mai le gradi società del pubblico, spinte dai personalismi politici, sono più funzionali e meno dispendiose quando sono invece privatizzate. Con la proprietà, seppure di tanti, gli individui diventano responsabili delle proprie attività e la libertà economica ristabilisce le antiche virtù.

“La Thatcher portava avanti una battaglia morale per cui non era legittima la presenza previo sindacato nelle aziende, cioè che i sindacati non potevano imporre le assunzioni e non poteva essere obbligatorio essere iscritti negli ordini dei sindacati per poter accedere al lavoro. La Thatcher seppe usare le idee come strumenti politici, questa è l’eredità che ci rimane.” Masala piega come questo cambiamento è stato realizzato attraverso paradossi politici. La Thatcher non utilizzò particolarmente la religione, per giustificare le sue idee morali. La sua posizione voleva dimostrare che la leadership carismatica è oltre la lobby.

UNA PIANIFICAZIONE IN FAVORE DEL LIBERO MERCATO

“Essere una donna significava, per lei, essere esclusa da molte stanze, da molti salotti, la sua idea era di restituire il potere al popolo attraverso il capitalismo, ma il suo conservatorismo liberale è caratterizzato da altro, cioè se guardiamo al suo stile di governo emerge l’impronta personale.”

“In taluni casi ha parlato al popolo con uno stile populista, in altri casi si è delineato un profilo in cui il leader diventa l’unico interprete della volontà popolare, con la lotta ai corpi intermedi, alla local governement.”

E’ intervenuto nella discussione il giornalista Stefano Magni, cercando di porre la questione se oggi sia possibile rintracciare un’erede della politica thatcheriana, fino a che punto queste presenze sia vere e quanto si sia nella condizione in cui il partito conservatore, proprio perché individua qualche linea post thatcheriana, lo escluda categoricamente. Nonché ha chiesto un parere sulla posizione di Javier Milei, in Argentina.

A cura di Martina Cecco

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome