Elogio della Prima Repubblica

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Con la morte, a 97 anni, di Arnaldo Forlani, se ne va uno degli ultimi esponenti della Prima Repubblica.

Quella che ha garantito stabilità, prosperità e ordine al Paese e a riconoscerlo dovrebbero essere, oggi, persino coloro i quali tanto la criticarono.

Lungi dall’osannare la DC, dalla quale – da buon laico-socialista e anticlericale fin da quando ero ragazzino – mi sono sempre sentito distante, ho comunque sempre riconosciuto ai suoi grandi esponenti e in particolare al Quadripartito (DC – PSI – PSDI – PRI) e al Pentapartito (DC – PSI – PSDI – PRI – PLI), un ruolo fondamentale nel garantire all’Italia un posto importante nel mondo e una stabilità completamente perduta dagli Anni ’90 in poi.

Anni ’90 in poi che hanno aperto al caos. Un caos favorito da quella che Bettino Craxi definì “falsa rivoluzione di Tangentopoli” (che fu già anticipata dal falso scandalo P2 un decennio prima, che peraltro costrinse Forlani alle dimissioni da Presidente del Consiglio).

Un caos che ha favorito l’alta finanza sorosiana e liberal-capitalista; la nascita di un’Unione Europea autoreferenziale e oligarchica; il dilagare del fondamentalismo guerrafondaio e atlantista (senza la lungimiranza, moderazione e visione dei pur già atlantisti, ma non guerrafondai della Prima Repubblica); il dilagare del fondamentalismo pseudo “ecologista”; il dilagare del fondamentalismo del politicamente corretto; il dilagare del fondamentalismo di un’ “onestà” più sbandierata a parole che nei fatti; la sistematica distruzione del welfare state (che tanto contribuì a costruirlo un grande socialista quale fu l’ex Ministro della Sanità Luigi Mariotti); la sistematica privatizzazione dei settori chiave e strategici dell’economia italiana (che furono costruiti e difesi da socialisti e repubblicani nella Prima Repubblica); la sistematica distruzione della scuola pubblica (arrivando a promuovere facilmente chiunque, anche e soprattutto chi non studia o chi vilipende il corpo insegnante. Mentre un tempo, chi non aveva voglia di studiare, veniva caldamente invitato a trovarsi un lavoro ed aveva successo in quello e non veniva mantenuto a vita dalla collettività); la sistematica distruzione della sanità pubblica (il che ha favorito la sanità privata, con costi insostenibili per i cittadini, spesso costretti a non curarsi); il sistematico avvento delle baby gang di cui nessun governo sembra rendersene conto (un tempo esistevano i riformatori per i minori delinquenti e la leva militare era obbligatoria e ai giovani si insegnava in primis il rispetto e il servizio alla comunità); la sistematica distruzione del ruolo dei sindacati, ormai diventati totalmente amici dei governi di turno e di un padronato spesso sfruttatore e non all’altezza di quello del passato.

Questo per evidenziare solo alcuni degli aspetti che la distruzione della classe politica della Prima Repubblica e l’avvento di forze di pseudo “anti-sistema” hanno comportato.

La pseudo-sinistra a guida PCI-PDS-DS-PD; il MSI-AN-Fratelli Meloni; la Lega di Salvini; i Cinque Stelle e i gruppetti di Renzi, Bonino e Calenda, tutti uniti dalla lotta alla Prima Repubblica, al grido di “onestà, onestà, onestà” e tutti uniti a sostenere – nemmeno un anno fa – il peggior governo della Storia, ovvero il Governo Draghi (e il già Presidente della Repubblica Francesco Cossiga ebbe a spiegare molto su chi era Draghi) – cosa hanno prodotto?

Il caos attuale. In linea peraltro con quanto accaduto in tutto il mondo liberal-capitalista occidentale, ove i socialisti autentici (come Gonzales, Papandreu e Mitterand) sono stati sostituiti da pseudo-”socialisti” (Scholz, Sanna Marin, Stoltenberg…) guerrafondai, liberisti e ultra atlantisti, di un atlantismo irresponsabile e ideologico, che nulla ha a che vedere con quello responsabile degli anni del passato.

Un passato che vedeva l’Italia e l’Europa dialogare con tutti.

Con un Giulio Andreotti che amava così tanto la Germania da preferirne due.

Con un dialogo costante con il mondo laico-socialista arabo, con quello jugoslavo e dell’Est.

Senza assurde contrapposizioni e soprattutto senza servili e ideologiche subalternità agli USA.

Quello spirito di responsabilità, serietà e stabilità si è perduto, in tutta Europa.

E lo abbiamo perduto, in Italia, anche proprio grazie a quelle forze pseudo “anti-sistema” già citate, che nemmeno una personalità della vecchia guardia come Silvio Berlusconi è riuscito ad arginare.

Quale speranza per il presente e il futuro?

Non sono affatto ottimista.

Leggo con interesse le analisi di un autorevole osservatore come Giancarlo Elia Valori e mi consolo. Ma egli è ancora un esponente di una generazione nata negli Anni ’40. Una generazione che è cresciuta in anni in cui l’Italia si risollevava dalla guerra e sapeva cosa significavano le difficoltà e occorreva non solo rimboccarsi le maniche, ma anche studiare, lavorare con pazienza, razionalità e intelligenza.

Una generazione che ha dato alla luce ottimi Ministri degli Esteri e del Lavoro come Gianni De Michelis, poi ingiustamente maltrattati da media sempre pronti a una sciocca invettiva, alimentata da una piazza ignorante, che ama slogan e semplificazioni e finisce per votare proprio quei movimenti pseudo “anti-sistema” che, infondo, finiscono per sostenere il vero Potere, figlio prediletto del danaro.

E siamo qui, nel 2023. In pieno caos e irrazionalità.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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