Richard Cobden “Scritti e discorsi politici. Il libero scambio per la pace tra le nazioni” a Lodi Liberale

Una serata per parlare di un autore fondamentale

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Nella 206esima serata di Lodi Liberale di lunedì 30 gennaio è stato presentato il libro di Richard CobdenScritti e discorsi politici. Il libero scambio per la pace tra le nazioni“, pubblicato da Rubbettino Editore, insieme a Alberto Mingardi (Professore di Storia delle dottrine politiche presso l’Università IULM di Milano), Mario Tesini (Professore di Storia delle dottrine politiche presso l’Università di Parma) e Franco Di Sciullo Professore di Storia delle dottrine politiche presso l’Università di Messina).

“Il libero scambio e l’abolizione dei dazi e delle tariffe sul commercio, agevolano le capacità delle nazioni. Ci sarebbe una relazione diretta tra libero scambio e pace tra le nazioni. Introdurre le restrizioni è più semplice che toglierle – ha introdotto il presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi – il beneficio della rimozione delle restrizioni è diffuso e non si ha una contezza immediata. Gli interventi dii restrizione invece si accumulano nel tempo e comportano notevoli danni.”

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“Per comprendere gli effetti benefici della liberalizzazione serve comporre una serie di ragionamenti concatenati: questo libro è stato portato in Italia di recente, si tratta di un autore molto citato ma poco letto, che conosciamo grazie ad Alberto Mingardi”.

L’ANTI-CORN LAW ASSOCIATION

“Lodi Liberale mi fa un grande regalo consentendomi di parlare di questo libro – ha detto Mingardi condividendo alcune immagini di Cobden e dei suoi coevi – l’autore è una figura anomala quando si parla di storia delle idee: un attivista e un uomo politico, che sono versioni predominanti nel racconto della sua storia. Egli proviene da una famiglia che si è impoverita nel tempo per cattiva amministrazione, per cui non riesce a studiare per molto tempo, è un esempio di self-made man.”

“Viaggiatore di commercio, per tutta la vita si lancia nei viaggi intellettuali: i suoi diari sono molto ricchi e descrivono tutto quello che incontra. La sua formazione però è diversa da quella standard della classe dirigente britannica dell’epoca.” Il professor Mingardi ha spiegato come questa raccolta sia poco conforme agli standard, anche se la scelta è perfettamente coerente con il personaggio.

“Cobden deve la sua fortuna alla sua efficacia retorica; politico di testimonianza, ritiene che la cosa più importante sia rispondere al parlamento con una pressione esterna, anche se la sua compagine dei radicali lo avvicina a Sir Robert Peel”. La posizione che lo fa esplodere in fama è quella contro la questione dei dazi sulle granaglie, che avviene anche contestualmente alla carestia irlandese, causata appunto dalla crisi dei grani.

Per i contemporanei che lo hanno seguito egli era un grandissimo e rarissimo sostenitore delle regole del libero scambio: dopo questo trionfo, tuttavia, si apre un periodo di grande amarezza. L’idea che matura nei suoi viaggi è da una parte dello stretto legame tra mercato e pacifismo dei popoli, dall’altra la Guerra di Crimea condiziona parecchio il suo percorso intellettuale, perché gli trasmette l’idea che la guerra sia un gioco più o meno diretto degli aristocratici vissuto però a spese dei popoli stessi. In altre parole anche in questo caso arrivano delle proposte per la politica internazionale: l’idea degli arbitrati tra stati, la posizione contro i blocchi navali, per le navi mercantili, e contro la concessione di prestiti in paesi stranieri impegnati in una guerra, perché in questo caso deformano la visione economica del conflitto.

 

“Tocqueville nelle lettere e conservazioni, in particolare in una lettera di agosto del 1846, ne parla come un intellettuale non aristocratico che si mostra come un uomo che è una variante abbellita dell’americano. Insomma una sorta di mezzo complimento – spiega il professor Mario Tesini nella sua prima parte di intervento – sottolineando come in realtà i due avessero famigliarizzato bene nel loro incontro a Parigi.” I due avevano anche viaggiato insieme sulla stessa carrozza.

LE RIVOLTE CONTRO I PATTI SOCIALI IMPLICITE ERANO LEGITTIMATE SUL PIANO ETICO

“La Gran Bretagna, in quel periodo storico, nel 1842, come si trova ben descritto nelle note storiche della pubblicazione, era in una situazione sociale complicata. Vi erano tumulti per la crisi del grano, la Gran Bretagna e la Francia avevano combattuto a lungo, le classi lavoratrici erano disperatamente impoverite, nel 1815 il popolo di aspettava un aumento della disponibilità delle granaglie e una riduzione del prezzo.”

Il professor Franco Di Sciullo ha spiegato che la riduzione del prezzo nell’allora società industriale allora emergente dipendeva sostanzialmente dalle dinamiche dei salari, mentre nella società proto industriale dove era il prezzo delle granaglie a determinare il tenore di vita, dove il meal della farina di avena determinava la speranza di vita, che all’epoca era sui 39 anni. Il popolo dunque, di fronte all’aumento di questi prezzi, rispetto alla nobiltà e ai proprietari terrieri, erano in dipendenza da protezione sociale paternalistica, che si manifestava nel sostegno economico da autotassazione dei proprietari immobiliari per combattere la fame, e il fissare periodicamente dei prezzi calmierati per la birra e per i grani: il parlamento, costituito dai nobili e dai proprietari terrieri, era indirettamente tenuto a promuovere norme che onorassero il bisogno del “patto sociale”. Le insurrezioni dunque erano sempre represse, ma ottenevano sempre qualche risultato tra i tre elementi: prezzo, sussidio, salario.

STABILITA’ SOCIALE E MANODOPERA A BUON MERCATO COME VOLONTA’ DIVINA

“Secondo gli storici in quel periodo i riots sarebbero intervenuti almeno 700 volte. Gli intermediari commercianti erano ritenuti dai rivoltosi colpevoli tanto quanto i latifondisti.” Adam Smith assimilava questi fatti delle caccia alle streghe, ma in realtà quando fu commissario si adoperò contro il contrabbando e si adeguò alle imposizioni tributarie, tuttavia, di fatto, i riots erano più spesso i lavoratori salariati e persone che conoscevano bene quanto la scarsità fosse reale e quanto politica.” Il professor Di Sciullo ha spiegato come la clandestinità delle contrattazioni fosse, in larga parte, responsabile delle restrizioni alimentari e degli aumenti dei prezzi.

“I bambini impiegati nell’industria tessile lavoravano anche di notte e su turni interi, perché il lavoro minorile non era limitati perché questo consisteva in una limitazione alle regole del mercato del lavoro. Cobden riesce a portare allo scardinamento del sistema paternalistico, portando il ceto industriale al ruolo di classe culturalmente e socialmente egemone.”

QUANTO CONTANO I SILNGOLI INDIVIDUI IN ECONOMIA POLITICA?

“Non ho mai letto o trovato un riferimento in termini di citazione o testuale di Cobden: questo libro ha il merito di portare all’attenzione dei lettori una figura di importanza centrale, ma poco conosciuta. Sullo sfondo, come tutte le volte che ci si trova di fronte a un singolo autore, come in questo caso protagonista della vita pubblica, ci si chiede quanto contano i singoli individui, gli esseri umani, nella storia. La domanda – ha detto il professor Mario Tesini – rimane spesso insoluta. La ho trovata però anche nell’introduzione del testo di Cobden.”

“Per dare una risposta serve, come fa Mingardi, produrre i documenti: il libro è composto su tre parti, introduzione, testi e note ai singoli scritti e discorsi, che chiariscono il contesto e sollecitano la riflessione. Cobden come personalità è un uomo di principi e di profonde convinzioni: mai intolleranti e nei limiti della dialettica parlamentare, si pone sempre l’obiettivo di convincere. La forza, la tradizione, la rivoluzione, come forme di imposizione, sono completamente estranee alla personalità intellettuale di Cobden: la sua formula del successo sono i meeting e le petizioni, che creano e utilizzano l’opinione pubblica. Il tutto è pieno di descrizioni e di raccolta e analisi di dati che venivano utilizzati in parlamento ai fini delle decisioni da prendere nella Camera dei Comuni.”

“In un testo del 1835 Cobden parla di come l’Impero Ottomano non possa essere un interlocutore che possa interagire positivamente nel mercato mondiale a causa della povertà indotta dalle regole dell’islamismo. Argomenta come questo impero sprechi le risorse e per sostenere la sua opinione ricorre a un esperimento mentale di notevole efficacia, dove immagina che la popolazione degli Stati Uniti venga spostata in Turchia: cosa avrebbe fatto un agricoltore americano con in mano il Danubio sottomano e un ben di Dio intorpidito a causa di un despota? Costantinopoli sarebbe divenuta più popolosa di New York?”

“La visione di un uomo pratico di Cobden analizza anche la Russia e la Francia, insieme all’Impero Ottomano, per capire che cosa dovrebbe fare l’Inghilterra rispetto a questi. La Russia sarebbe stata da sollecitare verso una progressiva evoluzione liberale. Nel 2023 quando pensiamo alla Russia pensiamo agli ultimi 150 anni.”

Durante la fase della Russia di Alessandro II la Russia ha un enorme sviluppo in musica, in letteratura, in cultura, ma oltre a questo vi è un grande fermento economico in San Pietroburgo, specialmente la Russia si distingue per il traffico delle navi. In prospettiva lunga, da lì al 1953, quando muore Stalin e quando c’è la Guerra di Crimea, le cose vanno nella direzione sbagliata, in direzione contraria, fino, tutto sommato, ad oggi, dove troviamo il patriarca Kyrill.

 

MC

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