Lo splendido libro di Gustave de Molinari “Le serate di rue Saint Lazare” in Lodi Liberale

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Nella 172esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro di Gustave de MolinariLe serate di rue Saint Lazare“, pubblicato da Liberilibri Editrice, insieme a Paolo Luca Bernardini (Professore di Storia Moderna presso l’Università degli Studi dell’Insubria), Gianfranco Fabi (Giornalista) e Bernardo Ferrero (Vicedirettore di Storia Libera).

“Economista belga, liberale e libertario, che ha scritto un libro splendido che pur essendo del 1849 spiega in modo molto chiaro le logiche della politica.” Il presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi ha introdotto il testo specificando che esso è stato tradotto in italiano proprio da lui, da tempo immemore.

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“Questo libro è un dialogo a più voci tra un socialista, un conservatore e un economista che all’epoca poteva annoverarsi di diritto tra i liberali; è quest’ultimo che spiega come mai entrambe le posizioni politiche siano avverse alla libertà in generale. Il volume illustra le argomentazioni – attualissime – che ostacolano il pensiero liberale!” Le argomentazioni puntano a smontare le diverse teorie presentate dalle due voci politiche. Il libro si sviluppa in 12 serate, di cui una dedicata a un saggio diverso da questo libretto. Il libro contiene una postfazione di Carlo Lottieri e una prefazione di Nicola Iannello.

Pubblicata nel 1849, “Le serate di Saint-Lazare. Dialoghi sulle leggi economiche e difesa della proprietà” (Les soirées de la rue Saint-Lazare) è la prima vera monografia di Gustave de Molinari. Adottando l’intrigante forma del dialogo di socratica impronta, l’Autore immagina alcuni colloqui tra un conservatore, un economista (cioè un liberale) e un socialista sui principali temi di economia: protezionismo, credito, moneta, sistema dei prezzi, proprietà, solidarietà, intervento dei governi.

Attraverso un confronto a tre voci, metterà in luce la superiorità logica delle argomentazioni dell’economista rispetto a quelle del conservatore e del socialista. Con una scrittura allo stesso tempo lucida ma anche a tratti colorata di sottile, gradevole ironia, de Molinari ha lasciato al lettore contemporaneo un vero manuale di teoria economica liberale.

UN PENSIERO ATTUALE E MODERNO

“I motivi di attualità del pensiero di Molinari, in riferimento alla guerra in corso – ha detto introducendo l’argomento il professor Luca Bernardini – porta a valorizzare l’ottimo timing anche delle Lettere, dello stesso autore, che si trovano in Gallica.”

“In questo periodo si è aggiunta anche l’edizione inglese dell’opera che è in via di definizione. L’edizione del 2009 ha acceso l’interesse su questo autore”. Bernardini ha citato quindi le edizioni francesi dell’opera. L’opera non tratta nello specifico della guerra, ma sull’argomento l’autore ha proposto un testo a parte.

UN GIGANTE DEL PENSIERO SU CUI GIACE UNA SORTA DI OMERTA’ POLITICA

“Ci troviamo di fronte a un vero gigante che ebbe la fortuna, rispetto a molti liberali, di avere una vita lunghissima. C’è un certo culto anche nella Francia statalista, di un autore coerente, che mette di fronte ai successi e agli insuccessi del liberalismo.”

“L’autore ha una mole notevolissima di scritti; quando lo affrontiamo come gigante dell’800, riprendendo l’eredità di Bastiat, parliamo di un autore che parla in proiezione prospettica. Il testo riprende una ampia tradizione dialogica e dialettica di idee, nella fattispecie in modo quasi pedante ma dialettico.”

“Un aspetto molto interessante di Molinari è aver messo in luce gli aspetti deboli dello stato, ad esempio la decadenza del colonialismo e delle guerre di invasione, di conquista, e così via… Splendide sono anche le sue lettere dalla Russia, che si trovano anche nella versione digitalizzata.”

LA GRANDE EBOLLIZIONE POLITICA ED IDEOLOGICA DEL 1848

“Loda le doti dello zar Alessandro II che lo aveva ospitato per alcuni mesi in quanto intellettuale internazionale. Le lettere di Molinari sono molto interessanti per avere una proiezione relativamente al percorso politico della Russia verso il comunismo.” Il prof. Luca Bernardini ha spiegato come vi siano dei collegamenti politici con de Maistre nelle sue Serate di San Pietroburgo.

CAMBIARE LA SOCIETA’ CON LA GUERRA O CON LA PRODUZIONE ECONOMICA?

“Possiamo definire Molinari un libertario, che significa un liberale coerente, che non concede sconti alla coercizione, almeno per quanto riguarda l’elaborazione del pensiero” ha detto Maggi “alcune delle sue riflessioni riguardano anche il testamento, la proprietà intellettuale, l’usura e la gestione dei crediti.”

IL CONTESTO DEL PENSIERO LIBERALE CLASSICO FRANCESE DELL’800

Molinari è effettivamente l’ultimo esponente della scuola liberale classica francese, ma la radice del suo pensiero arretra nell’illuminismo, laddove parla della servitù volontaria di Boétie. Una sorta di basso continuo che ogni tanto riemerge e che esplode a maggior ragione nell’800 nel processo di scientificità della nuova economia. Anche nella statalista Francia.

“Per capire questo testo è importante capire due aspetti fondamentali: il primo tema è la questione della teorizzazione sulla realtà sociale, non in senso storicistico, ma in termini logici. L’economista viene a essere l’unico convinto che esistano dei principi universali, validi a prescindere dal tempo e dallo spazio. Contro il rischio del relativismo.” Né il conservatore a secco di economia, né il progressista che è instabile, possono dare un apporto utile alla politica economica.

L’INTERVENTO DELLO STATO E’ LEGITTIMO IN ECONOMIA?

“Il secondo tema riguarda un primo teorema sulla legge della domanda e dell’offerta; insieme a questo la libera concorrenza; infine la divisione del lavoro.” L’autore ne fa una questione etica, tra deontologia e utilitarismo. Egli lega tutte le argomentazioni economiche a un fatto sociale: se la proprietà è il fondamento dell’economia, allora lo è anche della società.

“Non c’è niente di più grande della giustizia” nel mercato, dove i prezzi sono concordati tra chi vende e chi compra.

PRECURSORE DEL FREE BANKING

“Nonostante il suo pensiero sia riconducibile a una sorta di giusnaturalismo, comporta dei limiti di interpretazione che poggiano su moventi positivistici” il prof. Bernardo Ferrero ha spiegato che la sensazione nell’approccio di questo autore può portare a deviazioni su intellettuali che apparentemente vanno a cozzare con il pensiero liberale.

“Egli tuttavia è figlio del suo tempo, lo si comprende già a partire dalla definizione oggettivistica e classica della definizione che egli fa dell’economia politica. In quasi tutti i capitoli infine si trova il riferimento alla teoria del valore lavoro, che applica anche all’analisi del valore della moneta. In altri punti compaiono delle apparenti contraddizioni, ad esempio quando definisce il Capitale come una base di lavoro utile.” Tuttavia nell’ultima serata, quando parla della rendita, parla di un meccanismo che apre alla determinazione dei costi su base del prezzo, cioè alla libera trattazione di mercato.

“De Molinari sviluppa un argomento interessante relativamente ai bilanciamenti del valore della moneta, quando si emettono crediti a insufficienza rispetto al sistema bancario.” I soldi possono finire? Secondo Molinari no. “Tutti i settori possono essere liberalizzati” non esiste alcun settore, nemmeno la sicurezza, che non possa essere resa concorrenziale. Relativamente all’Ancien Regime, ha spiegato Ferrero, il passaggio dal Monarca alla democrazia è solo una collettivizzazione del potere, che decade sul popolo perdendo anche l’impegno e la visione lungimirante del sovrano.

LA CREATIVITA’ VA DIFESA A TUTTI I LIVELLI

“Uno dei più originali, ma pressoché dimenticato, economista del XIX secolo – ha scritto Gianfranco Fabi in una recensione di qualche anno fa per il Sole 24 Ore – ma viviamo in un contesto in cui i principi liberali sono appannati da altre visioni, dove lo Stato che risolve tutti i problemi è il pensiero più diffuso. L’autore parla in modo approfondito del principio che sta alla base della proprietà privata, un principio fondamentale per cui Molinari è disposto a spendersi per difenderne il valore.” Il giornalista Gianfranco Fabi spiega che secondo Molinari la proprietà privata è un fatto radicale, assoluto. Ad ogni modo l’idea era volta a far comprendere bene il principio. Stavano già avanzando i propositi del marxismo e q queste tesi di Molinari aiutano a riflettere sul tema di fondo di dove stia andando la società, aiutando a tenere in mano il percorso dei principi liberali, ovvero quel che viene poi raccolto dalla Scuola Austriaca, Hayek, Mises…

“C’è un avanzare, oggi, di idee neo-stataliste (in particolare il pensiero neo Keynesiano); sono sulla cresta dell’onda economisti che pongono l’innovazione in mano allo Stato, come imprenditore e innovatore; eppure la società dinamica odierna, valorizzata per l’apporto di ciascuno, necessita di pensatori che si oppongono allo Stato provvidenza, che si poggiano (come ad esempio la Lega Nord o il Reddito di Cittadinanza) sull’intervento pubblico.” Secondo Fabi dunque il messaggio di Molinari andrebbe ripreso perché ha ispirato diversi pensatori adeguati, articolati e strutturati in modo conforme alla contemporaneità. “Quando lo Stato interviene limitando delle dinamiche economiche, ottiene in linea di massima l’effetto contrario: ogni intervento livellatore dello Stato nella società ottiene risultati opposti.”

Secondo il Professor Angelo Maria Petroni, Molinari pecca in originalità, ma è un buon divulgatore che ha notevoli capacità di organizzare il pensiero: “Lui crea tutta la sua dottrina nel momento in cui in Francia nasce il concetto di interesse pubblico, che tende a predominare sul concetto privato”.

“Oggi abbiamo una nozione pervasiva dell’interesse pubblico e Molinari critica l’origine di questo principio: un’azienda agraria che produce patate non contribuisce meno all’interesse pubblico che non altre.” Era un esempio funzionale a far capire che il concetto di interesse pubblico è sovraesposto. Secondo Petroni possono esistere dei beni di interesse pubblico, ma sono molto stretti, almeno molto più stretto rispetto ad oggi. “Vale la pena di leggere Molinari, oggi, perché ci sono – al là della radicalità – punti illuminanti legati alla capacità di legare i principi alla concretezza”.

“Ha aperto uno squarcio sulla possibilità di fare a meno dei beni pubblici, che all’epoca erano davvero pochi, immaginando un sistema economico, degli scambi, che consentisse di ridurre l’influenza e il ruolo dello Stato nell’ambito anche di quei beni che all’epoca lo erano.” Secondo il professor Raimondo Cubeddu dunque l’autore rimane insensibile alla teoria austriaca del valore: potrebbe essere questo uno dei motivi per affrontarne la lettura.

Fino a quando una dogana resterà in piedi …

 

Libri consigliati:

“La cultura liberale in Italia” di Raimondo Cubeddu “La voce liberalismo” di Hayek in Treccani

MC

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