Usa: il coraggio di aumentare le tasse

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di DOMENICO MACERI

Il parlamentare statale della costa centrale della California dove io abito aveva dichiarato che non avrebbe firmato il suo “pledge” di opposizione agli aumenti delle tasse. La promessa tipica di quasi tutti i politici repubblicani è inflessibile ma il mio rappresentante non voleva chiudersi in una gabbia perché le circostanze possono sempre cambiare. Alla fine però per fare piacere alla destra ha deciso di firmare.
Come la maggior parte degli Stati americani la California deve affrontare serie questioni di bilancio dovute alla crisi economica. Jerry Brown, il neoletto governatore del Golden State, ha presentato una proposta per mantenere la California a galla. Include tagli severi ma anche degli aumenti di tasse che dovranno però essere approvati dagli elettori mediante un referendum.

Il governatore dell’Illinois Pat Quinn, invece, ha optato per l’aumento delle tasse dimostrando molto più coraggio di Brown. Con un deficit di 13 miliardi di dollari, 8 dei quali in fatture che lo Stato non ha ancora pagato, la legislatura statale ha approvato un aumento delle tasse al reddito personale dal 3 al 5 percento. Inoltre le tasse per le aziende sono aumentate anche dal 4,8% al 7%. Tutti i legislatori democratici hanno votato a favore mentre i repubblicani si sono schierati contrari all’unanimità.
Quinn ha spiegato il cambiamento come un’emergenza fiscale senza il quale lo Stato si troverebbe all’orlo della bancarotta.

Come era prevedibile i repubblicani hanno urlato che l’aumento avrebbe un impatto negativo all’economia e le aziende farebbero le valigie per Stati più invitanti. Due governatori di Stati vicini sono contenti perché credono che trarranno benefici dalla mossa dell’Illinois. Mitch Daniels, governatore dell’Indiana, e Scott Walker, governatore del Wisconsin hanno già annunciato il benvenuto alle aziende che vorranno lasciare l’Illinois. Ma questi due governatori non hanno menzionato che anche dopo l’aumento le tasse in Illinois continueranno ad essere più basse di quelle dei loro Stati.

Le aziende però sanno che se il costo del loro business è troppo alto chiuderanno baracca e apriranno fabbriche in altri Paesi dove il costo della manodopera è molto più basso.
Le tasse sono ovviamente una delle considerazioni negli affari ma non l’unica. Trasferire un’azienda da un posto all’altro costa e con ogni probabilità l’impatto negativo sarà minimo. Inoltre le aziende non vogliono trovarsi in una situazione nella quale lo Stato in cui operano sta per andare a bancarotta. Le aziende hanno bisogno di infrastrutture, scuole, trasporti, personale umano e un clima politico stabile per potere fare quattrini.

L’aumento delle tasse dell’Illinois aggiungerà 6,8 miliardi di dollari alle casse del tesoro statale. Non saranno sufficienti da soli e il governatore Quinn ha dovuto anche implementare seri tagli ai servizi sociali.
Altri Stati hanno gli stessi problemi di bilancio e in generale le soluzioni si trovano in riduzioni ai servizi. Ecco cosa hanno fatto, per esempio, Andrew Cuomo neoletto governatore dello Stato di New York e Chris Christie, suo collega del vicino New Jersey. Quest’ultimo ha persino rimandato un contributo di 3,1 miliardi di dollari alle pensioni degli impiegati statali. Aumentare le tasse in un clima politico che ha visto i repubblicani vincere la Camera dei rappresentanti qualche mese fa richiede coraggio. Più facile sembra tagliare perché la destra, specialmente il gruppo dei Tea Parties, riesce a intimorire i candidati che non vogliono seguire la “religione” antitasse.

Quinn non sembra preoccuparsi dei suoi “peccati”. La sua biografia rivela che il Cato Institute, un gruppo di destra, lo ha “bocciato” per il suo supporto dell’aumento alle tasse. Da parte sua Quinn ha investito nell’infrastruttura, le scuole, ed altri progetti pubblici per creare posti di lavoro nel suo Stato. Il suo supporto per il medio ambiente gli ha fatto guadagnare il titolo di “Governatore Verde” dal gruppo Sierra Club.
Il recente aumento della tasse non ha fatto piacere a Quinn il quale aveva poca scelta ma in un certo senso il futuro gli darà ragione. L’economia si sta riprendendo e con ogni probabilità si uscirà dalla crisi. Sarà difficile dunque per i repubblicani dell’Illinois dimostrare che l’aumento alle tasse avrà avuto un impatto negativo.
La prossima elezione per governatore dell’Illinois si terrà nel 2014. Se Quinn deciderà di ricandidarsi tutti avranno dimenticato che ha aumentato le tasse perché, dopo tutto, l’americano medio rielegge i politici che hanno la fortuna di presiedere i periodi di vacche grasse.

Domenico Maceri, PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

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