Giuseppe Cruciani a Lodi Liberale per l’8 Marzo con Wendy McElroy

0
200

Nella serata di venerdì 8 MARZO alle ore 21:00 presso la sala Sala Rivolta in via Cavour 66 a Lodi, è stato presentato il libro di Wendy McElroy “Le gambe della libertà. Una difesa dei diritti delle prostitute”  insieme a: GIUSEPPE CRUCIANI, Giornalista e conduttore radiofonico; GRETA MASTROIANNI, Dottore di ricerca in Storia delle dottrine politiche presso l’Università degli Studi Roma Tre; ed AURORA PEZZUTO, Membro del direttivo nazionale dell’Istituto Liberale. Si tratta della 258esima serata organizzata da Lodi Liberale: le serate sono state tutte sovvenzionate grazie al tesseramento e l’associazione non fruisce di finanziamenti pubblici.

La squadra di Lodi Liberale è grande: sono molte le persone che si sono messe a disposizione. Da anni Lodi Liberale riflette su molti argomenti, dei quali uno è anche il femminismo, che nasce come liberale, esattamente come tanti altri movimenti che poi sono diventati di sinistra. Lodi Liberale non è un’associazione politica, ma si occupa di idee politiche. Gli ospiti della serata sono tutte persone che hanno avuto molte attività incredibili con un seguito enorme specialmente tra i giovani e tra i ragazzi.

 

L’autrice del libro è probabilmente una delle più note femministe libertarie e per questo la serata dell’8 marzo è stata scelta per parlare di questo testo. L’autrice teorizza la proprietà del proprio corpo e quindi la liberalizzazione della prostituzione parte dal presupposto di liberare le attività volontarie, che consistono nell’Atto di capitalismo tra adulti consenzienti, come diceva Antonio Martino, che non vuol dire approvarli anche moralmente, ma che appartengono a contratti espliciti o impliciti tra persone diverse. Uno dei problemi per cui l’Italia ha dei problemi civili ed economici è che quel che non piace viene vietato, ma in realtà un femminismo differente è possibile.

 

Greta Mastroianni Greco è intervenuta per prima, presentando il suo lavoro presso RomaTre dove si occupa delle dottrine politiche e dove ha curato una ricerca sul femminismo libertario e le sue radici negli Stati Uniti. Ha spiegato come le divisioni si sono separate nel tempo, con differenze grandi, prevalentemente tra due correnti libertarie, di cui una è proprio quella della nostra autrice. Prevalentemente si è soffermata sui principi, importantissimi, del liberalismo, del libertarismo e dell’anarcocapitalismo. La sua argomentazione è stata gestita facendo riferimento naturalmente all’autrice.

Tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90 è stato un problema cercare di dare una definizione al femminismo, perché dal punto di vista della legge uomini e donne dovrebbbero essere paritari, ma in realtà alla fine degli anni ‘90 i figli degli operai hanno rimesso in gioco politiche statalistiche.

 

Le femministe libertarie sono state sempre isolate, perché la loro posizione è troppo estrema e rischia di diventare una mera critica al femminismo, per come lo hanno vissuto dagli anni ‘60. L’autrice spiega che le nostre scelte sono sempre tra alternative private e sotto pressione fiscale. Secondo Wendy McElroy le donne sarebbero state oggetto di maggior lesione offesa verso il concetto della libertà della persona, prostituzione compresa.

 

“La campagna di McElroy punta sul come mai il No delle donne, contro lo stupro non ha una corrispondenza con la libertà di sfruttare il sesso a piacere.” Tutte le proteste estreme delle femministe è in realtà riemerso negli anni ‘2000 e le donne di sinistra si pongono contro la mercificazione del corpo, mentre le libertarie pensando che non ci sia una lesione se, al posto di lavorare con le mani o con la mente, si lavora con il corpo sessuale. Le realtà delle femministe sono quindi deviate dalla genderizzazione sugli organi sessuali.

 

Al momento criminalizzazione, legalizzazione e decriminalizzione sono le tre prospettive nei confronti della prostituzione. Secondo la relatrice la libertà di operare nel mercato ufficiale con il sesso, riduce i limiti della legalità e permette di tutelare i diritti delle lavoratrici sessuali. Tutto quel che riguarda dunque l’intrusione della legge, per le visite mediche, per i quartieri a luci rosse, etc.. non tutela le donne. L’autrice vuole fare vuoto di norma, decriminalizzando la prostituzione come libera professione o come forma di dipendenza con le figure di protezione che recuperano una parte della retribuzione della prostituta.

 

Il presidente di Lodi Liberale ha parlato di come le donne siano state lentamente liberate dal mercato per poter lavorare. Il mercato, secondo l’autrice, non ha una visione maschilista o femminista, atea o religiosa, ma insomma richiede dei risultati a prescindere di chi porti a termine il lavoro.

 

Aurora Pezzuto, Membro del direttivo nazionale dell’Istituto Liberale ha parlato del motivo per cui l’uso del corpo della donna, se è consenziente, deve essere libro. Il corpo della donna infatti deve poter essere usato come tutto ciò che è personale. Sesso e capitalismo in Italia sono entrambi un problema, in Italia, perché entrambi pongono di fronte a domande di tipo morale che cozzano con una mentalità cattolica profondamente radicata. Ad ogni modo, l’autrice spiega come mai le femministe radicali siano quelle che portano un pensiero diverso. Un contributo differente.

 

Al contrario, il femminismo di sinistra, colloca il patriarcato e il capitalismo nella stessa sezione, condannando le donne a essere tagliate fuori dal benessere del mercato. La donna, in realtà, si è emancipata proprio grazie al suo ruolo nel mercato. Togliere il diritto alla prostituzione equivale a togliere un diritto di libertà economica, personale, i diritti economici afferiscono ai diritti umani.

 

“Noi siamo circondati da bordelli, da luoghi di prostituzione più o meno tollerata, paesi come Germania, Svizzera e Austria dove la prostituzione è un lavoro riconosciuto: siamo circonadi quindi da bordelli che ogni giorno ospitano un certo numero di italiani, che vanno in questi luoghi ottenendo prestazioni sessuali in cambio di denaro.” Il Giornalista Giuseppe Cruciani ha fatto una disamina sul concetto del traffico di esseri umani e della schiavitù in relazione alla prostituzione, mettendo in evidenza che non si deve, in base a questo, negare la realtà dell’ipocrisia. In Italia non è vietato prostituirsi, ma è vietato tutto ciò che è legato alla prostituzione. in Italia uno dei pochi a essere condannato per incentivazione alla prostituzione fu Emilio Fede, che fu condannato per aver presentato delle donne al Presidente Silvio Berlusconi.

 

“In Italia la Corte Costituzionale, pochi mesi fa, disse che il lavoro della prostituzione non è dignitoso. La Corte Costituzionale esprime una posizione ipocrita.” Secondo il giornalista noi abbiamo un Tabù nei confronti degli organi sessuali, mentre non lo abbiamo sui massaggiatori. L’organizzazione dei massaggiatori non ha mai appoggiato l’idea che il massaggio sessuale sia parificabile agli altri massaggi, eppure si tratta di una situazione molto simile. Il lavoro della prostituzione non è socialmente accettato, nonostante in Italia ci sia un altissimo fenomeno.

 

In Italia non esistono studi esatti sulla prostituzione e tutti i dati che emergono sono parziali, visto che per la maggiore attualmente c’è un enorme sviluppo di questa professione. Spesso la prostituzione è un modo per migliorare le condizioni di vita facilmente e in modo pratico.

 

“Non tutte le prostitute vogliono che il loro lavoro sia fiscalmente inquadrato, molte altre invece lo vogliono. Un minimo di soluzione non ci sarà perché la soluzione migliore sarebbe il business sulle mignotte, che richiede un modo pragmatico e realistico in cui le persone sono controllate. Quella è forse la soluzione meno traumatica.” Secondo il giornalista Cruciani non è chiaro come mai non ci sia libertà in Italia, visto che il turismo sessuale dell’esportazione dei puttanieri spende nei bordelli austriaci. In questo modo portiamo i nostri soldi all’estero.

 

“Se voi pensate che le lavoratrici del sesso vendano i loro corpi, ma i minatori no, la vostra visione del lavoro è completamente ottenebrata dalla visione moralistica della sessualità” Eric Franco.

 

Di Martina Cecco

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome