IL POSTO DELLA GUERRA E IL COSTO DELLA LIBERTÀ: Vittorio Emanuele Parsi, L. Guerini, K. Sadilova

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Nella serata 220 è stato ospite dell’Associazione “Lodi Liberale” un autore, commentato da te esperti, che parla di un argomento decisamente attuale e importante.

Il presidente dell’Associazione, Lorenzo Maggi, ha introdotto la pubblicazione contemporanea in presenza, presso la Sala Granata di Lodi. “Questa sera il tema affrontato è nuovo, non lo abbiamo mai affrontato per una serie di ragioni, principalmente perché non ce n’era stata necessità, ma serve ora fare il puto, alla luce della situazione russa, nonché abbiamo scelto questo libro che è straordinario e che spiega in maniera documentata e appassionata il lato storico e il presente di una crisi che è contingente, lì e qui.”

“Il libro è un contributo a un baluardo per la difesa della democrazia dell’occidente. L’autore si è distinto per la sua opera indefessa, a differenza di altri autori, come ad esempio Alessandro Orsini.”

“Ospite a Lodi anche una giornalista che fa comunicazione sul conflitto da anni, Katerina Sadilova, attivista dell’Organizzazione Ponte Atlantico, in rappresentanza di chi ha vissuto la guerra e la sta vivendo anche adesso.”

“Quando ho scritto questo libro il titolo è stato la Stella polare per me, la seconda invasione dell’Ucraina, dopo quella del 2014, prendendo la misura di quello che stava per accadere, ho seguito il titolo alla luce di uno spartiacque. In Europa ci troviamo dal ‘700 lo Stato, la risposta al problema della Guerra civile una istituzione che riesce a mettere insieme le risorse fiscali e la dignità politica. Gli stati europei vengono da 300 anni di storia comune: tra il ‘300 e il ‘600 si perfeziona l’idea dello Stato europeo, per cui all’inizio del ‘900 questa caratteristica porta a un passo dall’autodistruzione. Dalla sconfitta complessiva dei paesi dell’Europa continentale partono due strade. La prima fondamentalmente di autocondanna e nichilista, la seconda una resurrezione dell’Europa all’interno di un concetto più ampio.” Il professor Parsi parla di come l’occidente, senza rinnegare le sue radici, abbia percorso una via completamente nuova: quella dell’economia rappresentativa, del mercato unico, cambiando l’impianto democratico europeo e rinforzandolo con delle basi irreversibili nel senso umano del termine. Su questa base la conflittualità è stata assolutamente depotenziata, perché le democrazie non sono perfette, ma non si fanno la guerra tra di loro.

LA PACE PASSA ATTRAVERSO L’ISTITUZIONE DELLE DEMOCRAZIE

“Il concetto di avversario, in democrazia, non coincide con quello di nemico.” Il professor Parsi ha spiegato come mai il concetto di nemico non appartenga alla condizione democratica, che cambia radicalmente il modo di intendere lo Stato. E’ stato proprio questo cambiamento a far cessare le guerre intestine in Europa.

“Il continuo impegno di manutenzione e di miglioramento delle pratiche della politica si incentra intorno all’obiettivo anche finale della pace.” Il professor Parsi spiega che le idee che abbiamo della storia dell’Ucraina sono sbagliate. Ci sono una serie di informazioni devastanti e false intorno all’Ucraina. “I cittadini italiani devono essere trattati con rispetto e messi di fronte al problema.” La nostra democrazia va difesa, ha detto l’autore, perché c’è amore nel nostro rapporto verso di lei, dove possiamo mettere la nostra onestà intellettuale.

Il punto non è fermare la guerra, il punto è salvare la democrazia.

Dopo quasi ottant’anni la guerra è ricomparsa sul Vecchio Continente. L’aggressione scellerata che Vladimir Putin ha scatenato contro l’Ucraina il 24 febbraio 2022 ha rotto decenni di pace e ha fatto sì che l’Europa tornasse a essere ciò che per secoli era sempre stata fino alla conclusione del secondo conflitto mondiale: ‘il posto della guerra’. Come è potuto accadere uno scempio simile proprio nella ‘civile Europa’? Nel luogo che ha rappresentato un pilastro di quell’ordine liberale che ha trasformato il sistema internazionale stringendo attorno a sé una famiglia di democrazie affratellate e tessendo una fitta trama di istituzioni e trattati garanti della cooperazione e della pace? Se la pace, dunque, è stata infranta proprio dove le condizioni per mantenerla erano le migliori possibili, che speranza resta per evitare che la forza ricominci a essere la sola ‘regola del mondo’? La risposta a questa domanda passa per la consapevolezza che la possibilità di escludere la guerra come prospettiva deriva proprio dalla credibilità e dalla sopravvivenza di quell’ordine liberale che la guerra di Putin ha messo sotto attacco: l’invasione russa dell’Ucraina non è infatti solo una dichiarazione di ostilità mortale nei confronti di quel paese, ma è anche un’esplicita aggressione all’Occidente democratico e ai principi e alle regole su cui si fonda. Ripensare la guerra, e il suo posto nella cultura politica europea contemporanea, dopo l’Ucraina è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti a un disegno spezzato senza nessuna strategia per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali. Perché se c’è una cosa che la fiera resistenza del popolo ucraino ci ha insegnato è che non bisogna arrendersi mai, che la difesa della propria libertà ha un costo ma è il presupposto per perseguire ogni sogno, ogni speranza, ogni scopo, che le cose per cui vale la pena vivere sono le stesse per cui vale la pena morire.

“Ripensare la guerra diventa un atto etico, ancor prima che politico. Per che cosa siamo disposti a combattere, a morire, ad uccidere?”

“Questo libro è un must have, un abecedario che spiega molto bene gli avvenimenti storici dell’ultimo secolo e ci permette di capire che cosa è accaduto e sta accadendo in Ucraina. Questa è una guerra a 1400 km da Milano, registrata e fotografata, eppure leggiamo numerosi libri di cui la maggior parte non sono adeguati. In questo libro c’è un passo che fa molto riflettere: questa situazione è da molto tempo per assumere le responsabilità dell’occidente, che ha sbagliato e sottovalutato la Russia di Putin. Questo è importante perché da questo dipende l’esito di questa guerra. Molti parlano di una controffensiva in cui l’Occidente deve dare delle risposte.” Katerina Sadilova ha parlato della miopia dell’Occidente per tutto il tempo che Putin è stato al potere, si sapevano alcune cose di lui, ma pochi sapevano che era un supervisore del rapporto che c’era tra il KGB e gli illeciti. Putin era da subito un nostalgico che ricordava la caduta dell’Unione Sovietica come la maggior tragedia accaduta al suo popolo, con un grande amore per la guerra. Per questo Putin ha sfruttato molti modi per arrivare alla guerra attuale. Putin è probabilmente responsabile di fronte alle sue azioni e specialmente i 143 giornalisti che sono morti in Russia dal 1999 ad oggi, tra cui anche uno italiano, non sono stati abbastanza considerati.

UN REGIME ILLIBERALE SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI

“Nonostante tutto la Russia è stata partner delle istituzioni, questa accoglienza veniva presa come debolezza dell’occidente, mentre in Russia non c’era più democrazia. Qualsiasi segnale di buone maniere era percepita come debolezza, motivo per cui ha cominciato a penetrare in occidente, fino all’attraversamento dell’Italia con i mezzi corazzati, con esultanza da parte delle forse occidentali. In questo modo Putin ha messo la sua bandierina politica dimostrando al suo popolo di avere in mano l’Italia, un paese della NATO. Se avessimo dato ragione agli oppositori di Putin uccisi nel frattempo, dal 2005 avremmo preso atto che Putin stava diventando un altro Hitler che avrebbe portato a un nuovo massacro mondiale.” Secondo l’ucraina Katerina Sadilova nel 2023 non possiamo far passare i campi di detenzione, di rieducazioni con 6 mila bambini ucraini deportati, fosse comuni e 66 mila crimi di guerra denunciati presso le istituzioni giudiziarie internazionali, nel cuore geografico dell’Europa con 2 milioni e 800 mila ucraini in Russia, contro la loro volontà di lasciare l’Ucraina.

 

 

Questa guerra, che avviene sotto gli occhi di tutti giorno dopo giorno, ci fa riflettere perché sappiamo bene che la Russia ha tantissimi soldi che non sappiamo dove finiscono, perché sono dati da statistiche russe, ma ci sono 35 milioni di russi che non hanno i servizi igienici in casa e non hanno acqua. Insomma, la situazione dei diritti umani in Russia è tragica, perché 22 milioni di persone non hanno nemmeno il riscaldamento: i soldi finiscono tutti nelle mani di chi supporta Putin e della Guerra. Per molti anni i soldi sono stati utilizzati per lavorare sulla cultura della dittatura. Secondo Sadilova la campagna contro Zelensky è stata preparata pagando le persone con i soldi che erano destinati al popolo russo.

L’UCRAINA HA BISOGNO DELL’OMBRELLO DELLA NATO, E’ IN UN CONFLITTO DI LOGORAMENTO AD OVEST

“La guerra ci accompagnerà nei prossimi mesi e probabilmente anche nei prossimi anni.” Lorenzo Maggi ha introdotto il relatore Lorenzo Guerini spiegando che l’aspetto politico è importante, perché il leader di Putin è stato forte particolarmente nel centro destra. Si tratta di fotografie di Matteo Salvini e di altri leader che si sono avvicinati senza sospetto a Putin con ammiccamenti in passato senza precedenti. Lorenzo Guerini è un politico italiano, deputato del Partito Democratico e presidente del COPASIR.

LA RUSSIA E LA SUA ZONA DI INFLUENZA DOVE AGISCE COME VUOLE

“La Russia era uno dei punti del paradigma insieme alla Cina e agli USA, nonché in Europa Angela Merkel che ha attratto le attenzioni sulla parte economica. Questo libro legge con chiarezza la differenza che c’è tra le democrazie e i regimi autoritari. Le democrazie liberali hanno dato un contributo fondamentale alla nascita delle istituzioni come sono oggi, che servono per regolare le situazioni limite, anche se non sempre le istituzioni sono state facili da inserire. La sfida all’Occidente di Putin rientra in un confronto generale tra le democrazie e gli stati autoritari. Il libro chiarisce questi rapporti e parla di quanto sia diverso l’approccio tra Oriente e Occidente.”

Ucraina, Bielorussia, paesi che confinano con l’ex Unione Sovietica, hanno cercato di pensare al proprio futuro, cercando di andare oltre alla limitazione russa, cercando contatti con l’Unione Europea e cercando di capire se la NATO potesse essere una valida risposta. In quel momento Putin ha deciso di invadere l’Ucraina per portare a termine il suo progetto, ma l’invasione, seppure meditata da tempo, è lo spartiacque che con fondate ragioni non consente di non dare risposte. L’Occidente ha dato delle risposte deboli.

La conclusione complicata dell’abbandono delle Forze militari in Afghanistan è un secondo spartiacque che non può essere lasciato perdere: è stato un messaggio sbagliato al mondo, perché Putin ha interpretato questa operazione come un momento di debolezza, per cui si liberava tutta una enorme area di influenza e quello era il momento per agire e per ricostruire l’Unione Sovietica come era durante i secoli scorsi, nel suo maggiore momento imperialista.

Martina Cecco

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