Principi di politica, di Benjamin Constant a Lodi Liberale

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Nella 219esima serata di Lodi Liberale di lunedì 1 maggio è stato presentato il libro di Benjamin Constant “Principi di politica”, pubblicato da Rubbettino Editore, insieme a Biancamaria Fontana (Professore Emerito di Storia del pensiero politico all’Università di Losanna), Giovanni Paoletti (Professore di Storia della filosofia all’Università di Pisa) e Giuseppe Sciara (Professore di Storia delle dottrine politiche all’Università di Bologna).

“Lodi Liberale in questo mese ha affrontato dei cambiamenti d’immagine, affidando i profili Instagram alla componente giovanile dell’associazione. Ha ricominciato ad alternare le serate in presenza con le serate via zoom, che aveva offerto con la sua piattaforma il supporto durante la pandemia. Il mese di maggio che arriva, quindi, è ricco di eventi. La partenza è dai classici.” Lorenzo Maggi ha presentato il percorso fatto: da settembre 2020 ad oggi sono quasi 50 i classici del pensiero liberale affrontati.

L’INTERESSE DI TUTTI NON E’ L’INTERESSE COMUNE

“Oggi presentiamo questo straordinario testo curato da Stefano de Luca, la versione originale è del 1806 e lo facciamo insieme a tre professori per la prima volta ospiti di Lodi Liberale. Questo è il testo di Benjamin Constant più completo.” Questa edizione venne pubblicata in italiano nel 2007 perché è quella più chiara.

L’OPINIONE SEPARATA DALL’AZIONE DEVE RESTARE LIBERA

Scritti nel 1806, tornati alla luce nel 1961 e pubblicati per la prima volta nel 1980, i Principi di politica di Benjamin Constant (spesso confusi con l’opera apparsa sotto il medesimo titolo nel 1815) rappresentano il primo tentativo di ripensare in modo sistematico la teoria liberale dopo il terremoto rivoluzionario. Constant è il primo a rendersi conto che, di fronte alla straordinaria accelerazione storica impressa dalla Rivoluzione francese, il pensiero politico settecentesco è improvvisamente ‘invecchiato’: di qui la critica ai ‘grandi’ del secolo passato (Rousseau, ma anche Montesquieu), l’individuazione delle caratteristiche specifiche della libertà moderna, l’ampio spazio riservato alle tematiche economiche e la messa a fuoco di una serie di problematiche (l’eccesso di legificazione e di accentramento, i rischi dell’individualismo privatistico, la necessità di un assetto federale) che apriranno la strada alla riflessione di Tocqueville. I Principi di politica del 1806 , che con questa edizione appaiono per la prima volta in italiano , rappresentano quindi una tappa decisiva nella storia del pensiero politico: con la loro riscoperta è stato ritrovato l’anello mancante tra lo Spirito delle leggi e il Contratto sociale, da un lato, e la Democrazia in America, dall’altro.

LE BASI PER UN TRATTATO ELEMENTARE DI ECONOMIA POLITICA

“Parliamo di un libro che l’autore non ha mai pubblicato, è un manoscritto redatto tra il 1804 e il 1810 che è stato pubblicato solo negli anni ’80. Il motivo per cui non è stato pubblicato è che l’autore era un oppositore dell’Impero napoleonico; inoltre si trattava di un progetto che l’autore non è mai stato in grado di concludere. L’opera non è finita perché Constant voleva dividere in due il suo trattato, uno per i principi generali del diritto e l’altra dei modelli costituzionali. La seconda parte non è stata terminata perché più si andava avanti, più i modelli costituzionali francesi cambiavano.” Constant aveva lo scopo di riabilitare la teoria politica che, in qualche modo, era stata discreditata dall’esperienza rivoluzionaria, perché l’ideologia giacobina e di Rousseau erano diverse dalla sua. Voleva rimettere la teoria all’ordine del giorno e dividerla dalla Rivoluzione francese. La professoressa Biancamaria Fontana ha spiegato che l’ampio respiro di questo autore gli ha impedito di terminare la sua opera al meglio.

SIAMO IN UN NUOVO MONDO CREATO DALLA SOCIETA’ COMMERCIALE COMPLESSA (CAPITALISTA)

La società di Constant è in costante evoluzione e Adam Smith interviene nel discorso per applicare dei correttivi dove ci sono delle imprecisioni legate alle dinamiche del tempo politico. Secondo Constant infine c’è bisogno di un controllo, in un Governo rappresentativo, che i cittadini devono avere su chi ha in mano il potere. Chi prende delle iniziative pubbliche, secondo il pensatore, deve essere responsabile personalmente e individualmente delle scelte che intraprende. I rappresentanti devono essere controllati in modo costante, anche dall’opinione pubblica.

“La libertà è garantita dallo sviluppo economico, l’uomo moderno vuole essere libero di disporre delle proprietà e dei propri beni, senza il controllo del potere che era tipico delle società precedenti. Questo manoscritto attraversa tutte le tematiche che fanno vedere come per Constant il progresso economico è l’ossatura della libertà dei moderni.”

IL POTERE NEUTRO

“L’autorità si muove nell’alveo del legittimo che Constant porta avanti parlando di agire politico e di sistemi politici. Rispetto a una lettura classica di Constant ci possiamo chiedere a che cosa portano i principi di politica che presentiamo oggi. Le edizioni moderne sono tutte meritorie, sono senz’altro un motore per la ricerca su Constant, ma vanno considerate nella sua mancata edizione. In ogni caso si possono trarre degli spunti – ha detto il professor Giovanni Paoletti – perché nei 18 libri si parla di molti argomenti, si parte dal Liberalismo Puro, poi in una seconda parte, che negli ultimi 3 libri aggiunge una sorta di coda problematica, con delle considerazioni relativamente ai limiti della libertà e la relazione che gli individui hanno nei confronti dell’autorità.”

“Il soggetto politico non è solo un portatore di diritti, ma un attore che prende posizione, che deve criticare l’autorità. Emerge in finale dell’opera una dimensione più problematica e complessa, mentre Constant si immergeva nella sua grande opera sulla religione.”

LIBERTA’ PER GLI ANTICHI E PER I MODERNI

“Pochi popoli occidentali, in un contesto storico e geografico in cui la libertà continua a mancare, risulta apparentemente contro natura. Non a caso Constant nell’1819 scrive proprio del concetto di libertà negli antichi e nei moderni, facendo una distinzione specialmente descrittiva e storica.” La libertà dei moderni consiste in una sorta di abdicazione del diritto per lo Stato, le due libertà, quella individuale e quelle nuove forme nascenti, si possono combinare? Questa è una delle domande che si pone Constant presentando il suo modello di liberalismo complesso, non privo di aporie e di vicoli ciechi.

ERA CONSIDERATO UN AUTORE DI SCRITTI DI CIRCOSTANZA E DI BATTAGLIA, CONTINGENTI I FATTI STORICI

“Quest’opera ha un valore storico alto perché, seppure non sistematica e non pubblicata, secondo alcuni, è stata messa da parte perché Constant non si sentiva un teorico puro alla Hegel o alla Kant, ma a un personaggio che cercava anche di avere un ruolo attivo durante la sua vita. Questo ci dice molto sulla sua fase della vita più discordante, quello che ha influenzato l’idea che abbiamo di lui, quello dei 100 giorni, la collaborazione con il grande usurpatore che aveva attaccato in un’opera del 1815. Come mai poi ha accettato di collaborare per la Nuova costituzione?” Il professor Giuseppe Sciara sostiene che Constant abbia affrontato questi argomenti perché la collaborazione con Napoleone richiedeva delle spiegazioni.

“Quest’opera teorica a tutto tondo cerca di mettere insieme i valori della teoria politica alla luce del pensiero rivoluzionario: non era il classico autore che ha vissuto tra il Termidoro e la Restaurazione, ma quello che durante il cesarismo napoleonico ha cercato di mettere in luce i principi della libertà e da questo punto di vista va messa il luce la critica a Rousseau, che è il punto dirimente per l’interpretazione del pensiero di Constant, perché in questo modo gli studiosi si sono divisi tra coloro che li dividono e coloro che ne limitano il valore teorico.”

DEMOCRATICO O LIBERALE PURO?

“La critica a Rousseau riduce a due principi la sua teoria: Constant si riferisce alla volontà generale, contro cui non dice nulla perché il potere deve avere una sua origine legittima consensuale, dal basso verso l’alto, ma già precisa che la sua indole non sta nell’essere generale la volontà è quella del corpo politico morale che ha una sua volontà derivante dal contratto, ma nella posizione di maggioranza che deriva dallo scontro tra le diverse volontà individuali. Un conto è intendere la volontà generale come Rousseau, un conto come Constant. Infine le clausole del contratto sociale non si attua con l’alienazione nel dare mandato alla comunità dove i diritti si cedono come individuo e si prendono come cittadino perché, dice Constant, noi le cediamo non a un ente ma a delle persone, il che mina alla base la concezione della democrazia alla giacobina, come potere di legittimazione diretta. Questa consapevolezza nasce dalle due esperienze travolgenti francesi, della Rivoluzione francese e dei giacobini, dall’altra il Cesarismo dell’impero napoleonico. Per questo l’esperienza di Constant è unica, per aver vissuto questi eventi in prima persona.”

“Infine – ha detto il professor Giuseppe Sciara – una parte di quest’opera è dedicata a tematiche economiche, e questa è una grande novità dell’epoca nei testi politici. Constant ne parla in modo nuovo rispetto a Kant e Locke, perché non la considera un carattere presociale, ma una parte della società, una parte fondante della società. Per questo il suo liberalismo non può essere economicistico, ma etico. Per Constant la libertà di stampa e di opinione sono i due mezzi che abbiamo per perfezionarci e quindi il liberalismo di Constant non è solo affermazione dell’individuo, ma anche sacrificio e crescita.

Martina Cecco

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