“Il libro nero delle ingiuste detenzioni” Lodi Liberale si occupa di giustizia con il libro di Stefano Zurlo

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Nella 212esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro “Il libro nero delle ingiuste detenzioni. Perché in Italia migliaia di innocenti finiscono in galera: le storie le cause, le colpe”, pubblicato da Baldini+Castoldi, insieme a Stefano Zurlo (Giornalista), Jonella Ligresti (Imprenditrice), Simone Uggetti (Ex Sindaco di Lodi) e Giorgio Bottani (Avvocato). Con la prefazione di Carlo Nordio, attuale Ministro della Giustizia.

“La lettura di questo libro dovrebbe essere resa obbligatoria per gli esami di magistratura: è un libro interessante e inquietante contestualmente.” Spesso in politica, nel dibattito pubblico, nel giornalismo, ci sono delle esposizioni narrative che portano errori. Questa serata è accreditata presso l’Ordine degli Avvocati di Lodi per l’acquisizione dei crediti formativi per la formazione continua. La serata è stata moderata dal Presidente di Lodi Liberale, Lorenzo Maggi.

LE INGIUSTE DETENZIONI

“In questo libro si parla delle ingiuste detenzioni e degli errori giudiziari: è stato scritto solo per raccontare che in Italia, oggi, si può finire in carcere per molti motivi, tra cui personalismi, malafede e anche motivazioni che non hanno a che fare e che possono portare alla fine della fiera a una condanna per 10/15 anni di detenzione, senza essere colpevoli.” L’autore del libro è il noto giornalista Stefano Zurlo, che ha sempre trattato questi argomenti.

 

 

IL SILENZIO DI BARILLÀ È IL SILENZIO DEL BOSS

Zurlo ha descritto alcuni dei casi, per far comprendere come si generano e come si evolvono i casi di errori giudiziari. Il primo caso tratta di un uomo accusato ingiustamente di omicidio e occultamento di cadavere, nel secondo caso di uno scambio di persona, relativamente a una vicenda di traffico di droga.

“L’errore ci può sempre stare, ma quando l’errore diventa sistema, viene difeso, porta le persone in carcere, viene difeso, viene politicamente cavalcato, allora diventa una ferita alla nostra civiltà, errori gravissimi che non devono essere ripetuti. Credo che sia arrivato il momento, in Italia, visto che questi errori si ripetono, di una vera Riforma, che preveda intanto la separazione delle carriere, semplicemente perché è giusto che accusa e difesa siano sullo stesso piano.” Il giornalista Zurlo ha detto come la pensa relativamente al sistema giudiziario obsoleto italiano.

“Quanti sono gli errori giudiziari in Italia? Quante persone ogni anno subiscono la custodia cautelare, salvo poi rivelarsi innocenti? E qual è la spesa che lo Stato affronta per risarcirle? Quante di loro ottengono un indennizzo? Le ingiuste detenzioni macchiano come una brutta malattia la quotidianità della giustizia, gli errori sono la vergogna della vergogna e assumono proporzioni inimmaginabili. Dal 1991 al 31 dicembre 2020 i casi sono stati 29.659: in media, poco più di 988 l’anno. Il tutto per una spesa complessiva dello Stato gigantesca, tra indennizzi e risarcimenti veri e propri: 869.754.850 euro e spiccioli, per una media appena superiore ai 28 milioni e 990 mila euro l’anno. Non si capisce la fragilità del nostro apparato se non si va a studiare queste storie, prigionie di pochi giorni o di molti anni, ambientate al Nord come al Sud, con protagonisti famosi o illustri sconosciuti, trasversali alle classi sociali. Basandosi su dati concreti e verificabili, Zurlo firma una nuova inchiesta graffiante e attualissima: un’indagine dentro il cuore della cronaca, tra casi clamorosi e altri purtroppo silenziosamente ignorati, per fare chiarezza e portare all’attenzione di tutti la vera storia delle vittime della malagiustizia.”

“La mia è una ferita ancora aperta che non so se riuscirò a chiudere, probabilmente mai, perché è una ferita che ha colpito tutte le persone a me care. Può capitare che una mattina sei con i figli al mare ed arriva la Guardia di Finanza e ti arresta per qualcosa che non hai fatto. Sono finita in carcere con due figli, il piccolo di 11 anni e la grande di 19. Li ho dovuti lasciare da soli e la mia figlia più grande ha dovuto prendere in affidamento il fratello. Nessuno ti dà le istruzioni di cosa succede in carcere. Io sono stata arrestata a Cagliari, sono poi stata trasferita a Torino e poi a Milano. Si perde completamente l’identità di persona: le condizioni delle carceri italiane sono peraltro terribili, con locali che non sono agibili non solo per i detenuti, ma anche per chi nelle carceri ci lavora.” Jonella Ligresti era indagata, era una imprenditrice, indagata per reati finanziari, trattata come una criminale.

IN CARCERE CI SONO CONDIZIONI TREMENTE E INUMANE

“Le condizioni nelle carceri sono terribili, non ci sono le condizioni minime. Ti ritrovi catapultata in una stanza più o meno grande, tanto che San Vittore, rispetto alle altre, mi pareva un Hotel. In carcere diamo nomi alle cose, c’è la spesina che prende le ordinazioni. Non c’è nemmeno l’acqua inizialmente. Quello che ti portano da mangiare è orribile e questo genera uno spreco incredibile. Il carrello del cibo che arriva viene preparato alle 8.00 di mattina e poi, dopo aver fatto il giro, perviene alla sezione femminile. Questo genera un grandissimo spreco. Io avevo comunque la facoltà economica di prendere delle cose per tutta la mia sezione. Io non ero preparata per una situazione del genere, ero in mezzo a zingare, sinte, persone analfabete, ragazze drogate e tantissime africane e nigeriane, italiane pochissime. Molte si conoscevano.” Jonella ha raccontato che il tempo all’interno del carcere è lento, lentissimo e con la vita che abbiamo noi, velocissima, è come essere tornati indietro di trent’anni. A maggior ragione è impossibile vivere in un carcere se si è innocenti.

LE CARCERI ITALIANE NON HANNO ALCUN RUOLO RIABILITATIVO

“Oltre al carcere che è stato terribile, ho anche subito una condanna in primo grado, ho raccontato tutti i punti salienti nel libro, quando sono stata condannata in primo grado in Tribunale c’era la scritta che la legge è uguale per tutti e che ogni persona è innocente se non è colpevole oltre ogni ragionevole dubbio.” Il fatto non sussiste e sono stata finalmente assolta.

UN REATO CHE ESISTE A TORINO, MA A MILANO IL FATTO NON SUSSISTE

“La storia di Jonella contiene argomenti che sono sconcertanti e paradossali: il reato finanziario era di competenza del Tribunale di Milano, il quale ha assolto per la stessa vicenda il fratello. Jonella è stata condannata a Torino per un fatto per cui a Milano era già stato chiarito che non era necessario nemmeno il rinvio a giudizio perché il fatto non sussiste. Il paradosso diventa una tragica barzelletta. Il padre di Jonella è morto prima di poter vedere il processo di secondo grado.”

UNA VICENDA LODIGIANA

“Il 3 maggio 2016 a Lodi viene arrestato il Sindaco, che finisce a San Vittore per 10 giorni e poi finisce in custodia cautelare. Simone Uggetti era il mio avversario politico, ma ricordo quei giorni, credo che sia importante ascoltare la sua testimonianza. Il processo si sta per riaprire e ha accettato con piacere questo invito.” Il presidente di Lodi Liberale, Lorenzo Maggi, ha introdotto il secondo ospite.

“Gli avvocati sono un grande elemento di sollievo per chi non è abituato alle relazioni nel carcere, svolgono, per chi lo fa con giudizio, un ruolo professionale e contestualmente un ruolo sociale. Anche il ruolo della stampa e dei politici è fondamentale.” Uggetti ha raccontato di come le vicende nella Magistratura siano sempre emerse come frammentarie. Ha parlato di Palamara, protagonista per primo di un sistema malato nelle proprie fondamenta morali, dove nessuno è riuscito a portare guarigioni, ma solamente si è riusciti a mettere a sopire quelle fronde che uscivano dai ranghi.

“La garanzia che lo Stato mette a tutela delle persone necessita di equilibrio tra coloro che possono togliere la libertà e le regole di contrappeso: non un pericoloso rivoluzionario ma un giudice costituzionale come Sabino Cassese, ha scritto un libro che esamina in maniera clamorosa, quello che è stato l’amplificarsi del sistema giudiziario in occidente e in Italia e l’inefficienza del sistema giudiziario. Secondo Cassese almeno 3 persone al giorno finiscono in carcere ingiustamente.” Uggetti parla che non è solo il carcere a pesare, ma anche tutto il resto, ad esempio nel suo caso sono saltate le elezioni e quindi vengono in mente un sacco di pensieri che non sono belli: essere prelevati e portati in carcere con le foto segnaletiche e le impronte digitali, con il pubblico che fa da spettatore come se fosse un evento.

“Quello che succede dopo è anche peggio: per me, che ho sempre avuto una funzione pubblica e politica, dove combattevo con grande determinazione, contro i mascalzoni, mi sono trovato nella situazione per cui ero ultra sicuro di non aver commesso alcun reato e di aver reagito solo ed esclusivamente per interesse pubblico. Io e gli altri imputati di questa vicenda assurda e triste, che poteva essere condotta in modo completamente diversa, con una indagine di reato fatta bene.”

Uggetti racconta che durante l’interrogatorio di garanzia era molto confuso, perché non riusciva a capire come mai fossi finito lì. Molte delle questioni sono sollevate anche per le argomentazioni lette su documenti non ufficiali e poi le informazioni entrano in circolo e diventa difficile gestirle. A maggior ragione se sono sbagliate.

“E’ peggio un colpevole in libertà oppure un innocente in galera? A seconda della risposta che darete saprete com’è la società in cui volete vivere. In questo paese c’è ancora la presunzione di innocenza. Ci sono casi di incarceramento preventivo per cui una persona può andare in carcere per non inquinare le prove, per pericolo di fuga, casi che sono assolutamente soggettivi e che espongono a un rischio enorme”. Il presidente di Lodi Liberale ha introdotto in questo modo l’avvocato Bottani.

“Il libro di Zurlo concorre a fare pensare a un orrore immeditato, che potrebbe però essere sgravato a incidente temporaneo, qualcosa che è limitato. La stragrande maggioranza è convinta che a loro non accadrebbe mai, perché non sono persone famose, dell’alta finanza, si sentono immuni. C’è un retro pensiero che fa pensare a un retro processo, ovvero una deviazione da parte della Magistratura. Questo fa pensare che il Sistema del diritto protegga chi non ha importanza e che sia garantista. La realtà dall’interno, come avvocato, è diverso.” L’avvocato Bottani ha raccontato che anche Mani pulite è stato condotto in pieno stile ghigliottina del ‘700.

 

Di Martina Cecco

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