Fini: internet è libertà e trasparenza

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di MARTINA CECCO

“Perché dobbiamo difendere la rete”

Tanto quanto accade nella società avviene nella politica: le posizioni estremiste del XX secolo, causate da un susseguirsi di decisioni politiche forti, hanno comportato delle divisioni di pensiero tra la gente che su internet trova la massima libertà di espressione, manifestando il proprio parere con puntuale trasparenza e grande varietà di contenuti. Per questo quando ci si trova a dover dare una valutazione al mezzo “internet” i fronti si dividono: da una parte c’è chi opta per la censura e dall’altra c’è chi preferisce aprire al nuovo.

Internet compie 40 anni ed è facile dire quello che è, mentre è difficile dire quello che non è: “Non possiamo capire Internet se pensiamo a delle delle applicazioni singole, come non si poteva capire la stampa pensando a dei libri specifici o l’importanza del mercato teorizzato da Adam Smith pensando ai beni che venivano scambiati sul mercato” comincia così il suo intervento oggi a Roma in seno al convegno “Internet è Libertà” il professore di Harvard Lawrence Lessig, convegno proposto dalla Provincia di Roma e fortemente voluto da Università LUISS, La Sapienza, Nexa, Wired, Fondazione Roma Europa, Telecom e Comune di Roma – moderato da Riccardo Luna.

La rete ha un lato positivo e un lato negativo, ha spiegato il professore, per cui è facile vedere quelle che sono le sue potenzialità: libertà di esprimersi, comunicare, creare in rete, attraverso servizi come quelli di Google, Facebook, You Tube e anche i Tunes. Ma ci sono anche i lati negativi del web, quando ci troviamo a fare i conti con lo spam, con i virus, con i bot, i malware. Non possiamo non pensare che anche internet nasconda dei lati negativi.

Internet rimane comunque il più grande spazio sociale condiviso del mondo, descrive quello che la società è e può portarci a capire quello che la società diventerà. Non dunque un mostro che rovinerà la potenzialità creativa di ognuno di noi, ma uno strumento che aiuta a creare sempre di più e sempre meglio. In tema si mostrano in sala le interpretazioni in chiave moderna su YouTube della sonata In Re, che da quando è stata messa su You Tube è stata vista da più di 70 milioni di persone e centinaia di altri utilizzatori la hanno reinterpretata. Ogni minuto reale vale per YouTube circa 20 ore, il contenuto di un’ora di chiacchierata è decuplicato in un tempo infinito di up-load che, se fossero oggetto di censura, potrebbero non esistere affatto.

Ecco allora che, di fronte a questo immenso bene, c’è il rovescio della medaglia: “Sono dannose la pirateria del P2P di autori che non autorizzano la condivisione del proprio materiale, questo è chiaramente un male” ammonisce Lawrence.

“I prodotti on line stanno cambiando: dalle enciclopedie amatoriali di Wikipedia o di altri blog si scopre che l’approdo è a un prodotto professionale: esiste una domanda per il contenuto dei blog, al punto che si arriva a chiedersi se essi possano essere l’alternativa al giornalismo, ma tutto questo diventa un male quando l’aumento di media liberi e gratuiti comporta una pressione sul tipo di giornalismo che è essenziale per la democrazia, il giornalismo d’indagine, il giornalismo basato sulle analisi; se riteniamo che siano importanti dei dati di fatto, come ad esempio il New York Times che pubblica i Pentacom Papers”.

In ballo gli interessi sono anche economici, oltre che politici, per via del fatto che alcuni paesi come ad esempio gli USA hanno deciso di tagliare certi finanziamenti alla stampa, come anche sono aumentati i costi delle campagne elettorali, per cui la guerra al danaro viene poi tradotta in estremismo. Anche in questo caso Internet ha prodotto benefici enormi, favorendo l’esplosione dell’efficienza e della trasparenza. L’accesso ai dati del Governo, garantito dall’amministrazione Obama, ha esplorato le possibilità di rendere accessibili le informazioni in modo facilmente comprensibile. In USA il percorso è già avanzato, ma in Italia?

Ci sono stati dei casi in USA in cui i blogger hanno assunto posizioni di rilievo, come ad esempio il caso in cui la senatrice Clinton era al centro di uno scandalo sulla presunta corruzione della politica ed è stato un gruppo di blogger a difendere le sue posizioni.

Ecco allora che arriviamo al punto: “Se mettiamo assieme questi aspetti positivi e negativi su una stessa pagina, come una pagella, possiamo conoscere come abbiano portato agli estremismi. Gli estremismi di sinistra ritengono che Internet dica di rifare costantemente la società e sono a favore del fatto che gli autori siano sotto pressione a causa di Internet; c’è un movimento abolizionista che ritiene si debba eliminare del tutto il diritto d’autore. Per quel che riguarda il giornalismo si dice che non abbiamo più bisogno di professionisti che fanno le indagini, bastano i blog – spiega Lawrence.”

E allo stesso modo si concorre a colpi di mitraglia la battaglia sul diritto di autore, che in altri contesti porterebbe a uccidere internet, la battaglia sulla libertà, la censura, il contesto che vive attualmente la Cina, ad esempio. “L’importante non è scegliere internet o la tradizionale notizia del gionale, l’uno o l’altro, la domanda invece è come riuscire ad avere entrambi, dobbiamo accettare l’esistenza di Internet e gioire perché Internet esiste e non scompirà, ma anche pensare a come minimizzare il danno che Internet può fare e come fare questo? Ci sono risposte ovvie già di 10 anni, per esempio per il diritto d’autore bisogna esercitare un controllo su come si utilizzano i lavori e garantire un compenso giusto per il lavoro che viene usato e trovare delle forme di compensazione per i danni arrecati dalla pirateria” conclude il professore dicendo che è urgente di trovare il modo per integrare il mercato.

Internet è libertà. Ma la libertà che cosa è? La libertà può produrre sia bene che male.”

Di Martina Cecco

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