Bettino Craxi, l’ultimo dei socialisti e dei repubblicani delle origini

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Bettino Craxi scomparve 21 anni fa, il 19 gennaio 2000, e fu l’ultimo dei grandi statisti socialisti che l’Europa abbia avuto, prima che il cosiddetto “socialismo europeo” si tramutasse in capitalismo assoluto, ovvero in esecuzione sistematica dei diktat dei potentati sovranazionali, fossero essi di natura politica (Unione Europea, Stati Uniti d’America…) o economico-finanziaria (Fondo Monetario Internazionale, Banche Centrali…).

Bettino Craxi ravvisò, ben prima di altri, il destino che avrebbe atteso l’Europa, stretta nella morsa di una probabile immigrazione incontrollata – generata da guerre imperialiste, povertà, sfruttamento dell’Africa – e nella morsa dei potentati economici, che egli tentò in ogni modo di arginare.

Fu profetico e in questo senso scomodo, con il suo opporsi da una parte alle privatizzazioni selvagge e dall’altra attuando una politica estera di amicizia con il mondo arabo laico socialista; sostenendo in Medioriente la lotta palestinese di Arafat, paragonandola alle lotte risorgimentali italiane e in America Latina il Frente Sandinista del Presidente del Nicaragua Daniel Ortega, contro l’embargo statunitense, così come nel recente passato rese omaggio alla memoria del socialista Salvador Allende in Cile, sfidando Pinochet, alleato degli USA.

Egli fu critico anche relativamente all’avanzante idea di una Europa globalista e fece presente che: “Si presenta l’Europa come una sorta di paradiso terrestre, arriveremo al paradiso terrestre… L’Europa per noi, come ho già avuto modo di dire, per noi nella migliore delle ipotesi sarà un limbo. Nella peggiore delle ipotesi l’Europa sarà un inferno. Quindi bisogna riflettere su ciò che si sta facendo. Perché la cosa più ragionevole di tutte era quello di richiedere e di pretendere, essendo noi un grande Paese – perché se l’Italia ha bisogno dell’Europa l’Europa ha bisogno dell’Italia – pretendere la rinegoziazione dei parametri di Maastricht”. E disse anche: “Dietro la longa manus della cosiddetta globalizzazione si avverte il respiro di nuovi imperialismi, sofisticati e violenti, di natura essenzialmente finanziaria e militare”.

Craxi fu sì opposto ai comunisti italiani ed europei, ma parimenti fu opposto all’avanzante liberal capitalismo che, dopo gli Anni ’90, travolgerà ogni cosa, ogni valore, ogni idea politica, mettendo in vendita tutto ciò che era possibile mettere in vendita.

Craxi, in questo senso, fu un socialista puro e originario, che da neo-Segretario del Partito Socialista Italiano, recuperò la figura storica e intellettuale dell’anarchico conservatore Pierre-Joseph Proudhon, simbolo del mutualismo ottocentesco, dell’anti-autoritarismo, del federalismo spinto. Quel Proudhon che considerava la proprierà dei capitalisti “un furto” ed il socialismo il superamento del liberalismo, definendo al contempo il comunismo marxista una “assurdità antidiluviana”. Quel Proudhon critico nei confronti dell’elettoralismo, definito una sorta di “tirannia dei mediocri” e che, diversamente, proponeva un sistema federalista integrale e autogestionario, laddove il suo concetto di anarchia era definito “governo dell’ordine”. Quel Proudhon che, assieme a Sorel, fu finanche punto di riferimento, nel 1911, dei nazionalsinidacalisti francesi, i quali fondarono il “Cercle Proudhon” e proposero un’aristocrazia operaia, contrapponendosi alla borghesia decadente.

Parimenti, Bettino Craxi, recuperò il garofano rosso – simbolo della Comune di Parigi del 1871 – inserendolo nel simbolo del suo rinnovato PSI, e le figure intellettuali e morali di Giuseppe Garibaldi e di Carlo Rosselli, unendo in questo modo lo spirito battagliero del socialismo originario a quello liberalsocialista, rilanciando l’alleanza dei “Meriti e dei Bisogni”, che sarà lo slogan cardine del socialismo di Craxi nel corso degli Anni ’80.

Bettino Craxi, nel rinnovare il PSI ereditato da Pietro Nenni, in realtà, guardò al passato, ovvero alle migliori radici del Socialismo. Quelle della Prima Internazionale dei Lavoratori; quelle del cooperativismo mazziniano e garibaldino; quelle del conservatorismo dei valori e dell’autonomismo spinto alla Proudhon.

Ciò non poteva che infastidire una certa sinistra che, sempre più votata al compromesso storico con la DC, in questo modo, si vedeva scavalcata sul suo stesso terreno sociale.

Il PSI di Craxi, nel solco del primo (e autentico) centrosinistra italiano, rimase alleato alla DC, ed agli altri alleati di governo minori (PSDI, PRI, PLI), ma con essa ebbe sempre un rapporto conflittuale e mai subalterno. Così come mai subalterno fu il rapporto con il PCI di Berlinguer, assai austero. Quel PCI per molti versi preludio di ciò che sarebbe diventato quel partito, nella sua metamorfosi, sempre più spostata verso “destra”, in PDS, DS, PD, ovvero nel partito del capitalismo assoluto. Si pensi che proprio quel partito, che pur Craxi aveva cercato, crollato il Muro di Berlino, di portare a sé, in una rinnovata alleanza di “Unità Socialista”, sarà il partito che più contribuirà alla sua fine politica e, successivamente, sarà il partito che porterà Ciampi al governo e successivamente Prodi, ovvero quelle personalità che più di altre favoriranno le privatizzazioni selvagge, alle quali Craxi si era sempre opposto.

Craxi, del resto, era inviso non solo ai comunisti (ben presto post-comunisti) ed ai potentati economici che bramavano le svendite di Stato, ma anche a quegli USA che non gli avevano perdonato lo scatto d’orgoglio a Sigonella. E nemmeno a coloro i quali temevano una svolta autoritaria solo perché Craxi aveva rilanciato la storica battaglia presidenzialista del repubblicano mazziniano Randolfo Pacciardi. Una battaglia opposta rispetto ai successivi pasticci maggioritari di Segni e successori, che in realtà avrebbe ridato da una parte centralità al Parlamento, ma dall’altra maggiori poteri al Presidente della Repubblica, che sarebbe stato eletto dai cittadini.

E Craxi fu profetico anche dopo la sua morte, lasciando in eredità un romanzo-verità, pubblicato da Mondadori in tempi recenti, con il contributo della Fondazione Craxi.

In “Parigi- Hammamet”, infatti, Bettino Craxi affida alla finzione letteraria, attraverso il linguaggio della fantapolitica, il racconto della triste vicenda politico-giudiziaria che lo vide coinvolto negli ultimi anni della sua vita.

“Parigi – Hammamet”, thriller rimasto a lungo inedito, è un romanzo di finzione narrativa, ma che presenta per certi versi fatti veritieri o comunque verosimili e che meritano di essere riassunti.

Craxi, affida la narrazione in prima persona al protagonista, Karim, poliziotto italo-tunisino che, con il pretesto di andare a visitare la sorella, invita la sua famiglia in vacanza a Parigi.

In realtà qui si incontra con Ghino, ex Primo Ministro italiano, che a Parigi è in esilio a causa di un complotto politico-mediatico-giudiziario nel quale è stato coinvolto in Italia, al fine di essere liquidato politicamente.

Ma chi e perché ha organizzato tale complotto ai danni del Presidente e del suo partito (che si comprende essere, del resto, il Partito Socialista Italiano) ? Perché, nonostante il Presidente Ghino non sia più un uomo influente, a Parigi c’è chi vuole ucciderlo e non esita, per ottenere tale scopo, a fare strage di innocenti ?

Karim, amico di vecchia data di Ghino, è a Parigi per scoprirlo e per proteggerlo.

Accanto a loro il fido Nicola, guardia del corpo del Presidente e Ndiezda, componente del servizio segreto russo.

Sarà proprio Nadiezda che, in un dossier, riuscirà a ricostruire l’identità dei mandanti, che, non contenti di aver liquidato il Presidente politicamente, vogliono finirlo anche fisicamente.

Si tratta di una sorta di “Spectre”, ovvero di una potentissima organizzazione segreta transnazionale denominata “Koros”, “Il Mucchio”. Un’organizzazione infiltrata in tutti i centri del potere, finanziata e sostenuta da lobbies finanziarie promotrici della globalizzazione. Un’organizzazione i cui componenti “considerano l’identità e l’unità nazionale come ostacoli al mercato e si comportano come capi di uno Stato sovranazionale” e che utilizzano tecniche “terroristico-eversive”. Un’organizzazione gerarchica e con un intero esercito numeroso a disposizione, senza rapporti ufficiali con gli Stari, ma “non è escluso un coinvolgimento di settori istituzionali degli Stati Uniti e della Germania unificata” e che ha utilizzato la guerra nell’ex Jugoslavia come “il primo test da internazionalizzare”.

Nadiezda, nel suo dossier, rileva come Ghino sia entrato nel mirino di “Koros” già ai tempi del caso Abu Abbas, ovvero ai tempi del suo no agli USA nella consegna di Abbas e il suo sostegno alla causa palestinese. Oltre a questo, il suo essere un “ostacolo al predominio incontrollato delle “grandi famiglie” italiane, agli affiliati della “trilateral”, ai potentati collegati ai gruppi avventuristici della finanza internazionale”. Oltre che, naturalmente, la sua ideologia “neogollista di sinistra”, che voleva un’Europa sovrana, indipendente dai due blocchi e amica del mondo arabo laico e socialista, oltre che alleata al Terzo Mondo.

Nel romanzo, Craxi, fa parlare così i suoi personaggi, rivelando le sue verità, anche nell’ambito della politica internazionele, condendole di una certa dose di finzione narrativa. Verità che sono, del resto, quelle che affidò, nei suoi ultimi anni di vita, alla stampa ed ai volumi che scrisse, nel triste esilio di Hammamet.

In “Parigi – Hammamet”, Ghino, evidente riferimento a “Ghino di Tacco”, personaggio storico nel quale Bettino Craxi non solo si è sempre riconosciuto, ma pseudonimo che utilizzò per firmare i suoi corsivi sull’Avanti, è costretto, con Karim, Nicola e Nadiezda, a lasciare Parigi, ove è braccato da pericolosi sicari, per rifugiarsi nella sua casa delle vacanze, ad Hammamet, in Tunisia.

Terra ospitale e amica, quella tunisina. Terra ove grandi civiltà si sono alternate e merscolate. Terra che ospitò finanche l’esule e barricadero Giuseppe Garibaldi nel 1834 – 1835 ed al quale Craxi dedicò un saggio, nel 1995, “Garibaldi a Tunisi”, appunto.

Ma anche qui, ad Hammamet, ove Ghino sarà pronto a “portare avanti il suo discorso, sparando scomode verità in diverse direzioni”, sarà braccato dai sicari, che tenteranno di ucciderlo, pur senza successo.

Sino a che, a dare una spallata a Koros, sarà il governo della Federazione Russa, d’intesa con le Nazioni Unite, “richiedendo ufficialmente al governo degli Stati Uniti di uscire dalle ambiguità e di perseguire i mandanti della destabilizzazione mondiale”.

E sarà Nadiezda, donna fiera e coraggiosa, e contribuire alla rovina di questa potente organizzazione, pagando con la vita, ma riuscendo a scrivere a Karim e a Ghino, un commovente messaggio di commiato, nel quale dichiara di aver provveduto a “schiacciare alcuni pidocchi di grosso calibro” e che “le false rivoluzioni e la falsa giustizia sono giunte allo stadio finale”.

“Parigi – Hammamet” è un romanzo sorprendente. E soprende ancora di più il fatto che Craxi lo abbia scritto richiedendo che fosse pubblicato dopo la sua morte. Un vero e proprio thriller che, sapendoli leggere, nemmeno troppo fra le righe, racconta fatti di scottante attualità politica e geopolitica.

Illuminante, del resto, quanto riportato sin dalla quarta di copertina:

Gli avvenimenti che sto per narrare sono assai singolari. Incredibili per eccesso di credibilità. Rientrano infatti nella categoria degli accadimenti comunemente ritenuti impossibili non perché inimmaginabili, ma proprio per il contrario. Chi non ha immaginato almeno una volta la possibilità che esistesse davvero la “Spectre” ? E raffigurandosela, ognuno di noi l’ha disegnata ogni volta sempre più efferata e incontrollabile…Ogni tanto, però, quelle che abbiamo sempre considerato nostre fantasie estreme si rivelano, appunto, drammaticamente reali, come dimostrano gli eventi singolarissimi che mi accingo a raccontare”.

Bettino Craxi, ingiustamente vilipeso e calunniato in vita, rimane e rimarrà nella Storia. Ancora oggi ha molto da raccontare e raccontarci. Anche a chi non ha voluto vedere, né vuole continuare a vedere o comprendere, la realtà politica e geopolitica che ci circonda.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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Nato a Roma nel 1979, è blogger dal 2004 (www.amoreeliberta.blogspot.it). Dal 2000 collabora e ha collaborato con diverse riviste di cultura risorgimentale, esoterica e socialista, oltre che con numerose testate giornalistiche nazionali, fra le quali L'Opinione delle Libertà, La Voce Repubblicana, L'Ideologia Socialista, La Giustizia, Critica Sociale, Olnews, Electomagazine, Nuovo Giornale Nazionale, Liberalcafé. Suoi articoli sono e sono stati tradotti e apprezzati in Francia, Belgio, Serbia e Brasile. Ha pubblicato i saggi "Universo Massonico" (2012); "Ritratti di Donna (2014); "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" (2019); "L'Altra Russia di Eduard Limonov - I giovani proletari del nazionalbolscevismo" (2022) e "Ritratti del Socialismo" (2023)

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