Dall’occhio nella tomba alla toponomastica femminile, il delirio febbrile del politicamente corretto

Il volume che parla del linguaggio e della libertà di espressione oggi

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Politicamente corretto. La dittatura democratica” di Giovanni Sallusti è un libro pubblicato dalla Giubilei Regnani editore, è stato presentato dall’autore insieme ai giornalisti Maria Giovanna Maglie e Alessandro Gnocchi nella 107° serata di Lodi Liberale.

 

Il 30 novembre scorso l’associazione ha affrontato l’aspetto linguistico cioè la gabbia della parola che attanaglia il contemporaneo vivere riguardo il politicamente corretto. Lodi Liberale ha scelto di parlarne con un libro che è stato scritto da un giornalista giovane, che si è messo a confronto con altri due giornalisti presso l’associazione presieduta da Lorenzo Maggi. La serata riguarda tutti, si tratta del problema del monolite della lingua, che ritorna, oggi, a imporre delle regole per limare il dissenso, anche politico, cogliendo occasione di usare (anche) la grammatica per limitare la libertà politica.

 

Maria Giovanna Maglie è una giornalista nota e controcorrente e Alessandro Gnocchi è un liberale doc che svolge un’opera encomiabile di diffusione del pensiero Liberale dalle pagine culturali del Giornale” ha detto Maggi “Giovanni Sallusti (il Sallusti, quello giusto) è più volte intervenuto a presentare altri libri, in Lodi Liberale, proviene dalle colonne prima dell’Intraprendente e ora di Libero!”

 

Il delirio linguistico

“In Italia c’è stato un precursore di questo argomento, si tratta di un libro, di un volume di cui si parla poco, della Leonardo Facco editore, pubblicato nel 2004 di Giorgio Bianco; il libro è “Vietato parlare, il politicamente corretto come minaccia per la libertà” la brillante analisi degli aspetti più totalitari del politically correct, dove si parla della psicopolizia linguistica come pericolo in occidente per la libertà di parola e per la libertà tout court.” Ha detto Maggi. “Il libro di Sallusti si articola in 4 capitoli e una sorta di appendice, in cui si illustrano le espressioni auto identitarie considerate come delle colpe da ispirare. Bianco, maschio, eterosessuale, cristiano. Sono le appartenenze che l’autore mette in evidenza come identità in quanto diventano politicamente non corrette secondo l’interpretazione attuale, poiché co-implicherebbero il millantare superiorità presunta, omofobia, razzismo e misoginia”.

Il piano di discussione non è più lo stesso

“Il politicamente corretto è un alfabeto in realtà a volte trasversale, rappresenta un pensiero di sinistra che ha sostituito il marxismo e che manifesta un certo conformismo.”

Ideato da una scintilla biografica che riguarda una vicenda banale accaduta a Piazza Pulita, un talk show, dove Nicola Porro e Rula Jebreal si scontrano passando dalla questione al terreno di gioco del maschio bianco che contraddice la giornalista, il volume, parla di una battaglia imprescindibile.” Questo episodio ha ispirato Giovanni Sallusti nella stesura del libro. “Questa è diventata la quotidianità del lavoro del giornalista”.

“Durante le Elezioni americane, ad esempio, ci sono due casi da analizzare: Repubblica titolò Il Tradimento dei Latinos; mentre La Stampa negli stessi giorni titola sul voto nero: Machismo e soldi facili, il marchio di Trump che affascina i neri. Parliamo di due esempi in cui si riportano quelle che sono le caratteristiche principali di questo marchingegno, le cui caratteristiche sono il perfettismo gnoseologico ed etico per ribadire la verità e quindi il bene. Dividendo la società tra chi va bene e chi no, attaccando le persone prima che le idee che rappresentano. Oggi il politicamente corretto lo replica.” Ha spiegato dunque l’autore del libro.

 

Come raccontarlo?

“Il modo migliore era prendere le sue manifestazioni estreme, in quanto le più indicative e sviscerarle: maschio, bianco, cristiano, eterosessuale” ha detto “quali quattro macro tabù del politicamente corretto”.

Il politicamente corretto – oggi – attraverso le parole delle protagoniste che lo stanno applicando nelle loro attività, parlano con uno stile maoista, riferendosi a repressione e rieducazione come concetti passati per accettabili, in realtà non lo sono, relativamente a situazioni di identità assolutamente normali, come appunto essere un maschio. Tali esempio si trovano in contesti di un certo livello, sulla stampa e in TV, motivo per cui si può iniziare a parlare di un RIBALTAMENTO DEI VALORI. “Appartenere alla civiltà occidentale è segno di una colpa”. Ha detto Sallusti. “Tale inversione di valori è radicale!”

Il maoismo di ritorno

L’Oikofobia quotidiana sta passando dalla paura di essere privati di se stessi alla paura della propria identità in quanto tale, l’autore cita le parole di Carola Rakete per fare un esempio del momento in cui far parte della civiltà europea è divenuto un problema.

“L’approccio al Cristianesimo del politicamente corretto è nel segno dell’abolizione” ha detto l’autore. Le stime dei cristiani ammazzati per la loro religione è di 1 cristiano ogni 10 minuti e nessuno ne parla. Quando accadde l’attentato in Sri Lanka, ad esempio, in USA nemmeno si parlò di chi stava celebrando la Pasqua, ma nel grottesco lo stesso accade anche nel Natale, dove si passa dal “bianco inverno” IKEA alle varie forme di “festa” invernale. E lo stesso accade – secondo l’autore – per quanto concerne l’omosessualità, dove la battaglia per ii diritti si è trasformata in una crociata liberticida contro l’individuo eterosessuale (come nella Legge Zan Scalfarotto). L’aggiunta della omo.bi.trans.fobia crea un precedente per cui ci si orienta contro la libertà di esprimere un parere in tema di sessualità legata alla società.

Mao sale con le paillettes sul carro del gay pride. Siamo in presenza di un totalitarismo soft, non novecentesco, ipocrita, all’opera ogni giorno. Una dittatura democratica che perfettamente definisce i tempi ossimorici in cui vengono abbattute le statue di Winston Churchill, Abramo Lincoln e Cristoforo Colombo.”

 

“Non bisogna superare i tempi borghesi di produzione, ma i tempi sessuali di riproduzione” Cit.

 

“Noi avremmo dovuto saperlo che, quella che Giovanni chiama dittatura democratica, il totalitarismo, non si sarebbe rassegnato: ora riparato nei deep state della burocrazia, dei giornali e delle televisioni. Lungamente irriso anche da chi adesso sa di esserne vittima. Se noi ne facciamo solo un fatto di denuncia, siamo nella cultura del piagnisteo.” Ha detto Maria Giovanna Maglie che all’epoca dell’emersione del fenomeno ne parlava come di un fatto di una perifericità superflua.

 

“Da allora (2001) inizia un percorso in cui nessuno ha mai avuto il coraggio di fare massa, perché la correttezza politica è come una malattia che si attacca e che in qualche situazione è la strada da intraprendere, perché in questi ultimi 20 anni, società e politica si sono plasmati a vicenda.”

Papa Ratzinger, ad esempio, si è dimesso perché era stato lasciato solo, fuori e dentro la Chiesa. Conformati da un metodo Leninista, della sinistra italiana, negli anni sessanta non era possibile decidere chi essere, se non brigatisti, tossici o comunisti.”

“Ladro, frocio, matto o puttana è l’humus dove il politically correct ha trovato spazio, a un punto tale che – in paesi di scarsa importanza come l’Italia – governa l’estrema sinistra, mentre negli Stati Uniti hanno fatto la truffa elettorale; tuttavia lo strumento che era nato qualche anno fa come superamento garibaldino, ovvero i social, innocenti, volgari e a volte creduloni, è stato contemporaneamente messo al guinzaglio.” Ha fatto notare Maria Giovanna Maglie citando i disclaimer ridicoli che compaiono ogni qual volta si citino parole legate alle elezioni americane appena avvenute, impossibile non notarlo.

 

La confusione e un’incerta sorte in una fase di grande conflittualità

“Donald Trump, dopo gli anni Obama, si è affermato per il grido di dolore del maschio americano bianco, di fronte alla globalizzazione. Trump ha usato cioè il fallimento della globalizzazione, causato da una politica mediocre, collusa o incapace, sfruttando il corpo intermedio ed usando i social, ridando dignità al maschio etero, bianco, cristiano di Giovanni. Invece hanno deciso di fargliela pagare ed è iniziato un periodo di delegittimazione che non è mai finito. La pervasività del politically correct ha molte strade per affermarsi. Contemporaneamente invece, oggi, il Vaticano si trova con un Presidente americano abortista e tuttavia lo chiama per complimentarsi.” Ha detto Maria Giovanna Maglie.

“In Italia il politically correct stenta ad affermarsi. Forse perché abbiamo più campioni di conformismo che di liberalismo, ma c’è una sorta di schizofrenia tra come la gente pensa e si comporta e come vota.

“La resistenza che sta dimostrando Donald Trump in queste settimane è un esempio straordinario. Cosa volete che gliene freghi a un miliardario di stare lì a tenere la bandiera. La tiene per noi. E lo stesso bisognerebbe mettere in piedi per quanto riguarda questo Governo e questa gestione dell’emergenza del Covid. Noi dobbiamo sperare che escano decine di saggi e libri su questi argomenti, per costruire una letteratura forte su questo argomento per fornire strumenti a chi ne è pervaso” ha detto Maglie.

 

Ironia e buon senso dell’uomo comune, definito come la maggioranza silenziosa, che non cade in queste provocazioni, ha detto Lorenzo Maggi, che cita Giorgia Meloni quando messa al pubblico ludibrio per la sua refrain “sono Giorgia, sono donna, sono cristiana, sono una mamma” sui social è diventata una canzone.

Se mi mandate un pezzo in cui criticate mio padre, non meravigliatevi se vi chiamo per cancellarlo, non si tratta di censura, ma di buona educazione. Scriveva Mattia Feltri a Laura Boldrini.

 

La crisi dell’editoria dei cervelli copia incolla in Italia

“E’ assolutamente vero che abbiamo bisogno di una letteratura: gli editori italiani sono convinti che il pubblico sia quello di Fabio Fazio. Pubblicano mille saggi, tutti uguali. La cosa triste è che fanno questo nella convinzione di venderli, ma nemmeno li vendono, per cui capita di entrare in libreria, comprare un libro, guardarsi intorno, non trovare niente che interessa!” Ha detto Alessandro Gnocchi.

“Il libro di Giovanni mi è piaciuto molto, è evidente che si tratta di un libro di attualità, basti guardare il ridicolo in cronaca che trasforma decenni di lotte per la liberazione della donna, che diventano un bigottismo da beghine del fine ‘800; un movimento di liberazione che approva un moralismo di cui faremmo volentieri a meno: mi attendo il secondo capitolo, il politicamente corretto 2.0 la seconda parte, sul tema della CULTURA DELLA CANCELLAZIONE. Un tempo il politicamente corretto era l’eufemismo, adesso però non basta più e la possibilità di descrivere la realtà non va più bene. Ci sono ancora editori che cercano di fare bene, ma non trovano spazio nei grandi media.”

 

Descrivere la realtà non va più bene

La libertà è la libertà di dire che 2 più 2 fa 4, detto ciò tutto il resto ne consegue naturalmente” la citazione di George Orwell è la frase che viene messa come introduzione al libro ed Alessandro Gnocchi ne fa un caso di scuola, cercando di confrontare quanto sta accadendo attualmente relativamente alla censura, alla demolizione delle statue, alla battaglia contro i grandi classici e contro i pilastri della società aperta, come ad esempio David Hume. Il problema è la differenza tra realtà e propaganda. Il parallelismo tra l’oggi e il libro 1984 viene posto come paradigma della realtà culturale contemporanea. “Chiunque osi opporsi si sente dare del negazionista, un termine che equivale a nazista e serve solo per tappare la bocca” ha detto Gnocchi.

“La verità è un concetto altissimo su cui ci possiamo dividere, ma perfino la biologia è negata, non esistono i sessi, allora sta succedendo qualcosa di più pericoloso del politicamente corretto”.

Viene quindi utilizzato il libro “Teoria della dittatura. Preceduto da Orwell e l’impero di Maastricht” di Michel Onfray per fare un gioco di confronto con chi è intervenuto in conferenza.

Il caso del non razzismo razziale di Butturini

Ha fotografato una donna nera, chiusa in una gabbia trasparente; era lì che vendeva biglietti per la metropolitana e poi ha fotografato un gorilla in gabbia nello zoo di Regent’s Park. Le due foto sono del 1969 e sono state messe a confronto come palese messaggio contro la ghettizzazione. Due immagini di una potenza comunicativa straordinaria di Gian Butturini, fotografo italiano trasferitosi a Londra e pubblicate nel libro London by Gian Butturini. Di recente una studentessa americana ha trovato questo libro e ha ritenuto che la foto fosse razzista. Il libro veniva quindi dato per il macero. “Una foto palesemente antirazzista viene stravolta in modo allucinante dopo 30 anni di politicamente corretto”.

“A noi cosa viene chiesto: non siamo più i cittadini di una patria o di una legge, ma a noi viene chiesto di essere cittadini di una legge morale, ma abbiamo presente che cosa comporta e quali sono le conseguenze di questa nazione morale, della coscienza universale a reti unificate del politicamente corretto? Siamo minacciati dalla nostra stessa voce, ma questo non è uno stato di diritto liberale, ma una teocrazia tecnologica. – ha detto Gnocchi – Il totalitarismo non è funzionale alla democrazia liberale, ma se ne avvale per abbatterla e distruggerla”.

C’è insomma una grande confusione di linguaggio, di linguistica, di messaggio, di interpretazione, di valori e di intendimento, oggi. Questo mette la società in pericolo, perché quando non ci sono parametri per interpretare in modo univoco un messaggio allora va bene tutto e non va bene niente, cosa di meglio per gettare nella confusione e gestire le grandi masse dei grandi numeri che la globalizzazione porta con sé?

 

A cura di Martina Cecco

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