Sabino Cassese “IL BUON GOVERNO. L’età dei doveri” in Lodi Liberale

Un vero sovranismo realisticamente è impraticabile. Non ci sarà un nuovo El Dorado

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Lodi Liberale ha presentato lunedì 21 dicembre, nel 110mo evento, il libro di Sabino Cassese “IL BUON GOVERNO. L’età dei doveri” insieme all’autore (Giudice Emerito della Corte Costituzionale), Maurizio Ferrera (Professore di Scienza Politica all’Università degli Studi di Milano) e Lorenzo Castellani (Professore di Storia delle Istituzioni Politiche all’Università LUISS Guido Carli di Roma).

 

Il lavoro costante dell’associazione Lodi Liberale sta dando dei frutti e questa è l’ultima occasione 2020 per dare l’arrivederci con i Classici al 4 gennaio prossimo, sono incontri per conoscere il pensiero liberale ed avere le armi di conoscenza per inserirsi nel dibattito politico della contemporaneità, ha detto Lorenzo Maggi, Presidente dell’associazione.

Il libro in oggetto è scritto sotto forma di un dialogo con se stesso, domande e risposte che compongono i vari concetti di attualità politica retrospettiva inerente al Governo Conte e le istituzioni italiane in generale.

 

“Bisognava rispondere a una domanda: cos’è cambiato alla fine del primo ventennio del secolo? Siamo di fronte all’ennesima cesura politica in Italia? L’Italia è stata per oltre 50 anni una democrazia fuori dal comune – leader era un solo partito, un’anomalia notata specialmente in comparazione con le altre democrazie – partitocratica, dove la partecipazione era pari ad un italiano su sei mediamente iscritto a un partito conformato quale organizzazione sociale”; nonostante i continui cambi di Governo, sostiene Cassese, il filo rosso e lo sviluppo del benessere nelle istituzioni (pensioni, scuola, salute nazionale) portano negli anni novanta, quando escono di scena i 3 principali partiti fino ad ora protagonisti, per lasciare posto a un timido maggioritario con una timida alternanza – inizia allora uno stile governativo democratico classico.

 

“I partiti oggi sono diventati delle strutture liquide, delle non-strutture: per esempio attualmente c’è una sola forza politica che ancora usa il termine PARTITO nella denominazione in Parlamento; secondo le stime correnti il numero degli iscritti ai partiti è pari a un ottavo rispetto ai primi decenni della Storia Repubblicana”.

Possiamo parlare di effettiva incompetenza?

Nel leaderismo e nella verticalizzazione del potere non ci sono più le sezioni, il reclutamento, le promozioni, le selezioni e la formazione, per organizzare una carriera dentro le Istituzioni” sostiene Cassese.

 

“Molti uomini politici hanno scritto diari, memorie, hanno raccolto dati di tipo memorialistico!” In questa fase nuova secondo Cassese si presenta dunque come primo tema il SOVRANISMO, che nell’Ordinamento italiano è distante dalla Costituzione, dove troviamo una sorta di porta girevole, che prevede il conformarsi alle normative di tipo internazionale. Il principio per cui ubi maior minor cessat.

Si veda ad esempio il contesto del Rifugiato e dell’Asilo politico: “L’Autorità dello Stato italiano deve fare un’attività di comparazione giuridica, e quando questo porti a uno sbilanciamento in favore dello straniero si dice che lo straniero ha diritto di asilo in Italia, la distanza tra la tradizione italiana ed il sovranismo è enorme.”

 

Il secondo tema nuovo che troviamo è l’ANTIEUROPEISMO, scrive Cassese: con la II Guerra Mondiale il danno in termini umani è stato pari ad una nazione intera, quando De Gasperi pensava alla NATO e Carli alla UE pensavano a un esterno vincolo che potesse garantire la virtù, una delle cose contro cui si rivoltano molte forze politiche italiane.

“Emerge un terzo tema, il CORPORATIVISMO POPULISTA. Ogni norma di tutti i Decreti e gli Emendamenti portano una chiara etichetta di una piccola corporazione, un gruppo, molto diverso rispetto al corporativismo clientelare del passato.” Ha detto.

“Un ultimo elemento è quello delle élite che ora sono definite casta” un tempo valorizzate ed oggi criticate. “Questo libro è un libro sconsolato, che permette però di nutrire delle speranze, in un’Italia che si riscopre e che, tutto sommato, ha delle condizioni ragionevoli di benessere” ha detto Cassese.

Lo stile di dialoghi con domande, risposte, obiezioni e repliche consente di disarticolare meglio il discorso relativo a un’analisi di un periodo con pochi elementi di archivio della Storia repubblicana recente, poiché non sono tutti accessibili, essendo qualificati come riservati.

Il sottotitolo “doveri” ha a che fare con quanto in linea con la storiografia politica e ha a che fare con il concetto tedesco di “beruf!” la vocazione, secondo Prosperi, che è contenuta anche in Max Weber.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società” recita la seconda parte dell’Articolo 4 della Costituzione Italiana.

 

In Italia, in Parlamento, da statisti a passa carte, nell’epoca delle non-riforme?

“Gli scritti di Sabino Cassese e la limpida chiarezza del libro sono ricchi di spunti interpretativi. Buon Governo e transizione dalla I alla II Repubblica mettono certamente in luce il declino dei partiti, ma c’è un elemento del nostro sistema che ha perseverato intonso nella persistenza e nella sua forma mentis: la Pubblica amministrazione!” Ha detto Maurizio Ferrera.

“In un dibattito televisivo di poche settimane fa – in tema di inefficienza della pubblica amministrazione – un alto funzionario dello Stato ha dichiarato che lo Stato di diritto prevede che siano applicate le norme, prelativamente autonome rispetto alla sfera politica (in realtà uno dei criteri di governo, the rule of law); tuttavia questo è solo uno dei DUE CRITERI DEL BUON GOVERNO, l’altro ha a che fare con le realizzazioni: l’intreccio fra le due nozioni, il reciproco bilanciamento, impediscono che si crei la gabbia d’acciaio weberiana.” Ha detto.

Sempre in tema di governo attuale pochi giorni fa si parlava della creazione di una TASK FORCE per la gestione dell’emergenza. “La critica più benevola accusa il costo e il raddoppio delle persone incaricate, ma anche si accusa la creazione e duplicazione dei poteri sostitutivi – dice Ferrera – ma come si fa a non sapere che la pubblica amministrazione italiana ha delle bassissime capacità di azione, molto complesse, per le quali il provvedimento legislativo è soltanto una piccola parte?”

“Lo Stato di diritto – il governo della legge – è cieco e muto rispetto alle realizzazioni concrete, perché unicamente ispirato dalla razionalità formale. C’è sempre il rischio di una discrezionalità non disciplinata.

Problem solving, il Procedere per prove ed errori di natura liberale

“Quando si decise di utilizzare ad esempio la Cassa Integrazione in Deroga bisognava riflettere su come avevano funzionato precedentemente e correggere l’errore. No, perseverazione! Torniamo al funzionario che ha implicitamente suggerito che se la pubblica amministrazione non funziona è colpa di chi fa le leggi. Il punto di partenza è proprio il processo legislativo, le leggi non sono precedute da esercizi di diagnosi, una cosa che nessuno mai fa è chiedersi come fanno gli altri paesi. Basterebbe guardare anche solo ai documenti e ai siti web dell’Unione europea per trarre delle ispirazioni fruttuosissime, o creare centri esterni ed indipendenti che possano svolgere loro questo esercizio di diagnosi, monitoraggio e valutazione.” Ha detto Ferrera in tema di riforme e ricerca legislativa e politica.

 

“Lo studio sulla percentuale di provvedimenti attuativi relativamente a ciascun provvedimento, analizzata in alcuni paesi europei, in Italia fa emergere un’altra anomalia vistosissima: siccome le leggi sono fatte male e sono incomplete – non solo per la mancanza di provvedimenti ma anche perché non sono chiari i nessi interni rispetto alla forma e al linguaggio e ai rimandi ad altre leggi – si verificano ritardi giganteschi nell’attuazione (o non attuazione come ad esempio nel caso del Governo Monti; attuazioni le cui carenze applicative sono talvolta analizzate pubblicate sul quotidiano Il Sole 24 Ore). Le Norme interstiziali vanno a vantaggio – come faceva notare anche Cassese poco sopra – delle corporazioni residue lasciando spazio a un certo tipo di discrezione. E non “per la varietà delle circunstanze” guicciardiniane. Scatenando un domino interpretativo (la danza delle Circolari ndr).”

 

“Applicazione della legge – in Italia – significa limitarsi a quanto previsto, rovesciando il principio liberale per cui tutto ciò che non sia vietato sarebbe permesso” ha detto Ferrera. Per questo l’azione della Magistratura in Italia ha un enorme sfondo, fatto di ritardi, ricorsi, in fin dei conti danneggiamenti legati alla tempistica del Consiglio di Stato che impiega troppo tempo per redigere la Sentenza. Vediamo ad esempio il caso dei 14 mila medici bloccati in Concorso, tema di attualità.

(NB In merito in USA si sta formando un movimento che è antimeritocratico, basato su un manuale politico, il TYRANNY OF MERIT What’s Become of the Common Good? di Michael J. Sandel.)

La parentesi del Buon governo o del Governo buono esiste?

La formula materialmente esistita della coalizione del Buon Governo in Italia fu ideata da Giuliano Urbani, si trattava di una coalizione elettorale di centro-destra presentatasi in occasione delle elezioni politiche del 1994 e comprendeva essenzialmente Forza Italia e Alleanza Nazionale. Nella scrittura del saggio omonimo, citato da Lorenzo Maggi in presentazione all’argomento, afferisce la derivazione del termine, che si deve all’Allegoria degli Effetti del Buono e del Cattivo Governo, il ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti, conservato nel Palazzo Pubblico di Siena risalenti al 1338-1339.

 

Lorenzo Castellani, cassesiano doc, o come lui si definisce paracassesiano introduce alcuni spunti del libro, che si caratterizza per la capacità non comune di tenere insieme l’attualità con un’analisi storica molto ampia.

Il Rapporto tra Globalizzazione e Stato

“Dovremo confrontarci a lungo nei prossimi anni sullo Stato moderno e la centralizzazione del potere. Lo Stato moderno non è sparito, dissolto, non si è disintegrato, come viene scritto nella letteratura politologica e storica, ma si è disaggregato. Lo Stato moderno è molto vivo e molto presente; si afferma contestualmente una rete di regolatori globali come i tribunali internazionali, che di fatto costituisce uno dei vincoli esterni alle nostre democrazie e che pone una serie di sfide: accountability, global regulators.” Ha detto Castellani.

Come tenere insieme il binomio globo-territorio? Il libro di Cassese offre riflessioni per spiragli futuri.

 

L’Europa

Nel libro si trova ampio spazio di trattazione europea in tema di formazione di un mercato unico che ha aumentato la ricchezza e la cooperazione tra governi europei, persone. Cassese definisce “condominio incompleto” l’idea economico funzionale europea, che è partita dal tetto ma non dalle fondamenta, senza una Costituzione europea vera e propria ancora regolata da TRATTATI.

“C’è una blanda rappresentazione del principio liberale del no taxation without representation, vedremo in seguito se l’Europa fuggirà il concetto di stati messi insieme tout court oppure se ci sarà una strada verso l’Europa politica o una democrazia multilivello compiuta, ostracizzata dalle pulsioni e dalle strategie nazionalistiche ed ex-imperialistiche.”

Il rapporto tra competenza e rappresentanza

“Potremmo immaginare un’Europa costituzionalizzata intorno a poche competenze sovranazionali e finanziata con le tasse dei cittadini europei.” Come ha scritto nel suo ultimo saggio, Castellani parla del libro di Cassese condividendone la messa in guardia dai pericoli dell’iper-democrazia sul modello 5 stelle, ancorché inserita per competenze nell’agenda globale (alfabetizzazione e laurea). Più tiepido in tema di vere e proprie competenze mette in guardia dai burocratismi e dai dirigismi eccessivi e da un mondo degli esperti (da cui parte il filone di polemica) dove tali gruppi vengono sentiti come un corpo estraneo alla popolazione, come si vedevano gli ordini medievali.

Aumentare il numero di laureati e di competenze non crea automaticamente ricchezza, che viene creata invece dal mercato. E’ la ricchezza che domanda competenze” ha detto Castellani.

“Gli esperti definiti dalle competenze delle grandi università di per sé sfilacciano il rapporto tra advisor e popolazione. Come sottolineava Plutarco giudicando le antiche democrazie: serve una riflessione e serve fare autocritica.”

Il ruolo dell’Italia

“Nel problema italiano l’élite amministrativa deve rendersi libera, per molti aspetti alla francese, una specie di nobiltà di stato, ma è limitata dai paradigmi di policy che rendono perversa la fuga dalla politicizzazione. Lo Stato centrale italiano è troppo debole per quartare i territori, ma è forte per spingere per la maggiore federalizzazione. Le due cose non si escludono: ripartire i poteri in modo sussidiario e aumentare le competenze – dice Castellani – nella rispettiva capacità fiscale, potrebbe essere una soluzione.”

“Riorganizzare il potere, come Tocqueville diceva, in una situazione diseguale geograficamente, politicamente, ma anche in riferimento alla vivacità associativa, comunitaria, culturale, evitando di avere una sorta di sfiducia dal basso e delegittimazione dall’alto, serve per andare al contrario” dice Castellani “se l’elemento cardine del futuro è il vincolo interno, è in rapporto con l’esterno. E laddove noi vediamo il sovranismo, giustifichiamo le riforme perché ce lo chiede l’Europa, che viene in un certo qual modo smontata dal sistema stesso che tende a corporativizzarsi. Un vero sovranismo realisticamente è impraticabile. Non ci sarà un nuovo El Dorado”.

A cura di Martina Cecco

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