A metà fra l’essere e il voler essere

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di Luca Martinelli

Facciamo i columnist non/scarsamente retribuiti (mica come quel cesso di Carrie), leggiamo, spesso cose inutili, prendiamo appunti, siamo online senza sosta e senza scopo se non quello di esserci, su decine di pagine contemporaneamente. C’è chi aggiunge un monitor e manda la freccina da uno schermo all’altro. Siamo trasversali, che non vuol dire un tubo perché alla fine è tutta teoria e niente pratica.

Abbiamo idee, stupide o geniali abbiamo decine di idee al giorno, che al 90% restano tali e marciscono splendenti negli abissi intasati del nostro cervello. Siamo manuali viventi ed enciclopedie della fuffa, sempre sul pezzo, un passo dopo the next best thing, che spesso è the next best useless thing. Sull’inutilità abbiamo fondato un impero. Lo stesso impero che ci impedisce di saper usare un numero di telefono. Le librerie traboccano, i cassetti straripano. I più fortunati sono i creativi, gli artisti, che riescono a riconvertire la scintilla e indirizzarla nell’effettiva creazione di qualcosa, che magari resterà, perché come noi ex nerd non è bravo nessuno. Sappiamo tutto di noi, dopo aver sbudellato il nostro interno frattaglia per frattaglia l’abbiamo rovesciato di fuori, perché se a noi sembra così bello allora piacerà anche agli altri.

Sbagliato.

Ci siamo arrivati tardi, ma l’importante è arrivarci. Per quello siamo ex nerd. Siamo rimasti maniacali, ossessivi e compulsivi, ma abbiamo imparato a stare in società e interagire in maniera normale, potresti non notare mai che siamo stati dei nerd, tranne quando riconosciamo un nostro simile. C’è chi schifa i propri simili, noi li cerchiamo disperatamente, anche se ormai sappiamo che non c’è storia. Abbiamo bisogno di gente normale. Ci siamo circondati di gente normale, che ci conosce, ci sopporta e ci ha insegnato a stare al mondo, ma c’è sempre qualcuno all’altro capo del telefono che non riusciamo a raggiungere. Se smettessimo di pensarepensarepensare magari ci riusciremmo, in qualche modo.

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