La sostenibilità della Eurozona alla origine del nuovo movimento tedesco

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NINNI RADICINI

A luglio la Commissione elettorale federale ha approvato la partecipazione di AfD – Alternativa per la Germania alle elezioni del 22 settembre ’13 per il rinnovo dei seggi del Bundestag, la Camera Bassa del Parlamento. Con 16 federazioni regionali e circa 15mila iscritti, AfD è riuscita a raccogliere circa 53mila firme per la presentazione di proprie liste, di cui 7mila in Baviera (dove si vota il 15 settembre per l’Assemblea legislativa locale) e oltre 4mila in Sassonia.

Il 14 aprile, a Berlino, davanti a una platea di 1500 persone, si è svolto il suo congresso fondativo. Al centro del programma lo sganciamento della Germania dalla Eurozona attraverso un “un dissolvimento ordinato” da realizzare attraverso due opzioni: il ritorno al Marco tedesco oppure la creazione di una unione monetaria composta da Germania, Austria, Olanda e Finlandia. Sono stati eletti tre portavoce Bernd Lucke, professore di economia alla Università di Amburgo, con esperienza politica nella Cdu – Unione Cristiano-Democratica; Konrad Adam, giornalista; Frauke Petry, imprenditrice. AfD si colloca nel contesto politico-culturale del conservatorismo liberale, trovando consensi anche a sinistra, oltre che nell’area magmatica del voto di protesta. Al congresso, AfD si è presentata con circa cinquemila aderenti, iscritti per la maggior parte in poche settimane, tra cui, è stato calcolato, tanti provenienti dalla Cdu, oltre che, seppure in quote inferiori, da Fdp – Partito Liberaldemocratico, Spd – Partito Socialdemocratico, Csu – Unione Cristiano-Sociale, Verdi e dal Partito Pirata. A inizio maggio ’13, AfD ha superato i diecimila iscritti, di cui quasi tremila ex aderenti ai partiti rappresentati in Parlamento.

Una rilevazione di Infrates dimap, realizzata in prossimità del congresso e pubblicata sul quotidiano Die Welt ha indicato che il 24% degli intervistati non ha escluso la possibilità di votare AfD. Considerando i partiti attualmente rappresentati nel Bundestag sono gli elettori dei partiti di centro-sinistra ad essere più attratti dalla eventualità di votare AfD, in in particolare: 29% di La Sinistra, 21% di Spd, 19% di Cdu-Csu, 14% dei. Verdi. Il 32% degli intervistati si dichiara indeciso.

I prodromi di AfD risalgono alla approvazione nel Bundestag dei primi aiuti alla Grecia all’inizio del 2010. Si trattava di una novità sia per il settore politico-istituzionale sia per l’opinione pubblica e qualche critica, proveniente da alcuni studiosi e tecnici, non ebbe particolare eco mediatico. Ma già un anno dopo, nel febbraio ’11, la questione cominciò ad avere una risonanza più ampia, poiché 189 economisti si espressero contro l’Esm – Meccanismo di Stabilità Europea. Nel settembre 2012, Bernd Lucke è tra i promotori di “Alternativa elettorale 2013”, una piattaforma politica sostenuta da personalità dell’ambito economico e imprenditoriale, critica verso la politica dell’Esecutivo federale sulla crisi della Eurozona.

La linea di AfD è sintetizzata nel suo manifesto con due affermazioni di principio: “La Germania non ha bisogno dell’Euro” e “Ad ogni popolo deve essere permesso di decidere democraticamente la propria moneta”. Pur essendo contraria alla partecipazione della Germania alla Eurozona, AfD è favorevole alla Unione Europea. Eppure Hans-Dietrich Genscher (Fdp), ex ministro degli Esteri, ha detto che l’Europa è a un bivio, poiché la fine della Eurozona mette a rischio la tenuta dell’UE.

Per AfD, l’Euro ha determinato la formazione di due aree nella Ue, quella settentrionale – prospera – e quella meridionale, che si è impoverita e in cui è sorto un sentimento anti-Germania. Questi sviluppi hanno spostato la percezione dell’Europa presso i cittadini verso la delusione e l’alienazione. Bernd Lucke ha definito l’Esm una “violazione istituzionalizzata del diritto”, realizzata in contrasto con quanto stabilito dal Trattato di Maastricht, così come la tassazione dei conti correnti a Cipro è considerata contraria alla legislazione di Cipro e della Ue. AfD chiede che i costi dei salvataggi degli stati in crisi non ricadano sui cittadini.

AfD chiede che la Ue stabilisca le condizioni affinché gli Stati aderenti alla Eurozona abbiano la possibilità di uscirne. In particolare per la Grecia, ha proposto che la reintroduzione della dracma avvenga continuando ad utilizzare anche l’Euro, potendo così utilizzare la svalutazione della propria moneta per aumentare la competitività della propria economia. Nella prima settimana di marzo ’13, una rilevazione condotta da Emnid, per il periodico Focus, ha indicato che un tedesco su quattro (26%) – in particolare nella fascia di età 40-49 anni – considera l’eventualità di votare per un partito che sostiene l’uscita dall’Euro. Secondo una altra rilevazione, condotta da Forsa, il 27% degli intervistati vorrebbe la reintroduzione del Marco tedesco. A metà maggio una rilevazione dell’Istituto Insa, pubblicato dal quotidiano Bild, ha mostrato che il 48% degli cittadini della Germania sono attualmente fiduciosi sul proprio presente e il 53% pensa che il futuro sarà migliore. Il numero dei pessimisti è passato dal 45% al 40%. In relazione ai partiti, si dichiara ottimista l’80% degli elettori della Cdu; il 66% di quelli della Fdp; il 65% dei Verdi; il 59% della Spd; il 44% dei Pirati; il 33% de La Sinistra; il 19% di AfD.

La presenza di AfD nel panorama politico-elettorale tedesco ha acquisito una rilevanza significativa sia nella eventualità che, raggiungendo almeno il 5%, ottenga una propria rappresentanza parlamentare sia perché, qualora non superasse a soglia di sbarramento, il consenso raccolto potrebbe risultare determinante negli equilibri fra gli altri partiti. Un primo contatto con le elezioni è avvenuto a gennaio ’13, alle elezioni in Bassa Sassonia, quando Lucke è stato candidato nella lista degli Elettori Liberi, movimento che dopo il notevole 10.2% alle elezioni del ’08 in Baviera, non ha poi trovato negli altri Land consensi paragonabili, rimanendo quasi sempre ampiamente al di sotto della soglia di sbarramento (tranne il 3.9% in Turingia nel ’09). Il dato elettorale in Bassa Sassonia, 1.1%, pur modesto in valore assoluto, si ritiene abbia inciso nella determinazione della coalizione vincente, poiché Socialdemocratici e Verdi hanno prevalso sui Cristiano-Democratici e Liberali per lo 0.4%. Intanto AfD ha ottenuto il suo primo seggio. Nel Parlamento del Land dell’Assia, Jochen Paulus, deputato eletto con Fdp, ha scelto di lasciare il suo gruppo e di aderire a AfD.

Le rilevazioni in prossimità del voto legislativo federale indicano che la Cdu-Csu insieme con la Fdp ha un vantaggio ampio sulla coalizione Spd-Verdi e anche su una eventuale coalizione di Spd, Verdi e La Sinistra. Sul dato di AfD – intorno al 3% – data la novità rappresentata nel quadro politico-elettorale e la particolarità programmatica, si ritiene vi possano essere margini di oscillazione verso l’alto, anche in considerazione di quanto emerso da una rilevazione a metà agosto pubblicata da ZDF, secondo cui il 64% degli intervistati si aspetta una vittoria della Cdu-Csu (nel ’09 nello stesso periodo era il 55%) sebbene il 72% non escluda, in linea di principio, di cambiare il partito da votare entro il giorno delle elezioni.

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Ninni Radicini è studioso e commentatore delle vicende politiche della Grecia contemporanea. Collabora con varie pubblicazioni fra cui il portale «Mondo Greco», il quindicinale «Orizzonti Nuovi», il periodico «Akhtamar» edito dalla Comunità Armena di Roma. È autore di Kritik, newsletter indipendente di arte, cinema, cultura e attualità. Ha pubblicato molti articoli sulla Grecia, concentrandosi soprattutto sullo studio dei risultati elettorali e sull’evoluzione dei partiti politici nel contesto nazionale ellenico.

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