Autodichia, la Corte di Cassazione critica la giustizia domestica del Parlamento

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di Rita Bernardini

La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha deciso di sollevare la questione di legittimità costituzionale del Regolamento del Senato nella parte in cui fonda l’autodichia del Senato della Repubblica sul rapporto di lavoro dei propri dipendenti. Si tratta di un passo veramente importante nell’affermazione effettiva, per tutti i cittadini, nessuno escluso, della tutela giurisdizionale dei diritti fondamentali ed inviolabili della persona umana.

Ancora oggi, infatti, sulla base di una interpretazione distorta del principio di autodichia, il Parlamento si permette il privilegio di deliberare – tramite i propri organi interni – sulle controversie insorte con i propri dipendenti, con la conseguenza che questi ultimi continuano di fatto a trovarsi privi di tutela di fronte ad organi giurisdizionali terzi, imparziali, e indipendenti.

La coraggiosa decisione presa dai giudici di legittimità corrisponde pienamente ai convincimenti radicali, espressi nella proposta di legge depositata dalla delegazione radicale nella scorsa legislatura e ribadita nella prefazione del volume “Parlamento Zona Franca” scritto da Irene Testa e Alessandro Gerardi per i tipi di Rubbettino e in via di pubblicazione.

Ora mi auguro che il Senato rinunci a costituirsi davanti alla Corte Costituzionale e che quest’ultima, smentendo la propria giurisprudenza, decida finalmente di far crollare l’ormai desueto e anacronistico “feticcio”dell’autodichia.

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