Grecia: Economia, politica e futuro

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di NINNI RADICINI

Nel quadro del piano di sostegno alla Grecia è previsto un prestito di 130 miliardi di euro, che Ue/Bce/Fmi hanno subordinato ad un accordo tra governo ellenico e creditori privati, sulla riduzione del valore delle obbligazioni, da trovare prima di fine marzo quando scadranno 14.5 miliardi di euro di bond. Un accordo che può considerarsi in sostanza un default volontario, preferibile per Ue/Bce/Fmi a un default involontario che, per i creditori privati porterebbe ad una perdita più ampia, poiché i bond sono collegati con i credit default swaps (assicurazioni relative al eventualità di fallimento da parte del debitore) e per l’Ue – e oltre l’Europa – aprirebbe scenari al momento imprevedibili. Per la Grecia intanto l’opzione di un ritorno alla dracma è stata esclusa dal Primo ministro Lucas Papademos, in linea con il 70% dei cittadini greci che vogliono rimanere nella zona euro.

A complicare lo scenario ellenico in questa fase è la prossimità di elezioni legislative anticipate, che porta i tre partiti della coalizione – Pasok, Nd, Laos – a escludere il sostegno a ulteriori misure di austerità o all’applicazione più ampia di quelle già approvate dal precedente esecutivo, tra cui la riduzione degli enti pubblici, le liberalizzazioni professionali e la vendita di beni dello Stato, poiché in gran parte impopolari. Il ministero per la Riforma amministrativa ha comunicato che il numero di dipendenti pubblici dovrebbe essere ridotto di 150mila entro il 2015, non attraverso licenziamenti (vietati dalla Costituzione ellenica) ma fusioni di dipartimenti ministeriali ed enti pubblici.

Antonis Samaras, leader di Nuova Democrazia, ha annunciato che sosterrà un nuovo disegno di legge che recepisce varie richieste dalla Ue/Bce/Fmi, pur chiedendo alcune modifiche e comunque rinviando a dopo le elezioni le decisioni più rilevanti, come quella sulle pensioni. Mentre Georgios Karatzaferis, presidente di Laos – Partito popolare ortodosso, fin dall’approvazione a dicembre del bilancio 2012 (258 favorevoli su 300 deputati) ha detto che i provvedimenti dell’attuale esecutivo devono servire soprattutto a rendere gestibili le condizioni dello Stato per il prossimo governo, che prevede sarà di coalizione.

Il 19 gennaio, Olli Rehn, Commissario europeo per l’Economia, ha chiesto ai politici europei di contattare i loro colleghi ellenici, affinché, in particolare i tre partiti al governo, sostengano in modo più determinato le riforme strutturali richieste da Ue/Bce/Fmi. Karatzaferis e Samaras hanno ribadito la contrarietà a ulteriori riduzioni degli stipendi e delle pensioni, notando che tali misure determinano una recessione più profonda; Papandreou ha mostrato qualche riserva.

George Papandreou, ex Primo ministro e attuale presidente del Pasok – Movimento socialista panellenico e dell’Internazionale socialista, ha proposto che l’elezione per il nuovo leader del partito si abbia nel periodo tra la conclusione dei negoziati tra governo e creditori privati e tra governo e Ue/Bce/Fmi e le elezioni anticipate che si prevedono per aprile. Papandreou ha detto che non avanzerà la propria candidatura come Primo ministro né come leader della formazione fondata da suo padre, Andreas, nel 1974. Ha inoltre proposto di svolgere una conferenza nazionale a febbraio per stabilire quale dovrà essere la linea e il programma del partito, prima del congresso nazionale di giugno.

Una rilevazione di Public Issue per il quotidiano Kathimerini, a metà gennaio, ha rilevato che il 91% degli intervistati ha poca fiducia nell’attuale esecutivo (era l’80% a dicembre). Tra i partiti, il Pasok è al 14%, il suo minimo storico, dimezzando i consensi in confronto all’anno precedente Nuova Democrazia 30.5%, Kke – Partito comunista 12.5%). Sebbene i flussi elettorali indicano che la maggior parte degli ex elettori del Pasok sia passata nell’area “astenuti/indecisi”, il partito potrebbe subire una concorrenza crescente da parte di Sinistra Democratica, che è dato al 5% ma il cui segretario, Fotis Kouvelis, in un sondaggio pubblicato dal giornale To Vima a fine dicembre, è preferito come leader dal 51% degli intervisti, superato soltanto da Papademos (circa il 55%, in diminuzione da novembre ’11 a gennaio ’12) ma staccando tutti gli altri leader di partito, da Samaras (35%) a Papandreou (18.8%).

Per il 2012 si prevede per l’economia nazionale una contrazione del 6% (la Grecia sta perdendo il 60% del suo Pil), mentre il tasso attuale di disoccupazione è al 18%, con il 70% delle aziende che si attende una riduzione del personale nei prossimi mesi (la Borsa di Atene nel ’11 ha perso il 51.88%). Un dato positivo arriva dal settore del Turismo. Nel ’11, le proiezioni indicano l’arrivo di 16.5milioni di visitatori (+10% dal 2010). Nel suo discorso alla platea del Pasok, Evangelos Venizelos – vice Primo ministro e ministro delle Finanze – ha detto che i prossimi tre mesi saranno i più difficili per la Grecia dai tempi del Secondo conflitto mondiale.

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Ninni Radicini è studioso e commentatore delle vicende politiche della Grecia contemporanea. Collabora con varie pubblicazioni fra cui il portale «Mondo Greco», il quindicinale «Orizzonti Nuovi», il periodico «Akhtamar» edito dalla Comunità Armena di Roma. È autore di Kritik, newsletter indipendente di arte, cinema, cultura e attualità. Ha pubblicato molti articoli sulla Grecia, concentrandosi soprattutto sullo studio dei risultati elettorali e sull’evoluzione dei partiti politici nel contesto nazionale ellenico.

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