La presenza dello Stato e del cittadino nell’immane tragedia dell’Abruzzo

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di Cesare Pisano

Il sisma ha lasciato 180 morti accertati; 100 persone salvate; 30 i dispersi;17.000 sono i senzatetto.

Ieri notte una ragazza è stata salvata.

Uno spiegamento di forze tra Stato, cittadini, volontari delle associazioni civili e unità cinofile hanno assicurato un tempestivo intervento, diretto sul campo della tragedia che ha dimostrato, sia l’esistenza dello Stato, sia dei cittadini; una corsa veloce contro il tempo, per tentare di salvare il maggior numero di persone sepolte sotto le macerie; specialisti medici, psicologi per fronteggiare il dolore dei parenti, soprattutto, per i giovani della casa dello studente; ed è di questa mattina l’ultimo morto nella casa dello studente.

Il borgo di Onna, 250 abitanti, 32 le vittime; una cittadina colpita e distrutta per l’80%; in questo borgo sono stati trovati Benedetta abbracciata al suo ragazzo; i giovani innamorati morti insieme sotto il crollo della casa in cui stavano.

Lo Stato c’è; è presente; e la solidarietà dei cittadini ha permesso il salvataggio di molte persone; gli atleti delle formazioni di rugby del luogo, hanno sottratto e trasportato da sotto le macerie e tra la densa polvere, centinaia di feriti, per le cure ospedaliere.

L’ospedale dell’Aquila, nuovissimo, crollato ed inagibile; una cosa assurda; ma, vera.

La cosa bella, in tanta sofferenza, è la gara tra i cittadini a volere salvare tutti coloro che possono essere riportati alla vita.

Altre scosse durante la notte hanno aumentato la paura, che è diventata angoscia; lo scenario è mutato rapidamente e non è più lo stesso; come se fosse passata l’ala nera della guerra a prendersi i suoi figli.

In azione le vere ronde; gli angeli, quelli che servono non per allontanare umani dallo spazio delle città, ma per trarre, dalla sicura morte, e riportare alla vita uomini, donne, bambini.

130 milioni di euro stanziati dallo Stato e 100 da un’altra associazione, da destinare alle necessità.

Una corsa per bloccare la morte, ma una corsa per allestire le strutture necessarie per fare continuare l’esistenza ai sopravvissuti, attraverso allestimenti di tende, di strutture di giochi, onde evitare un rigurgito psicologico ai piccoli, dovuto all’interruzione della loro vita normale quotidiana.

Il popolo italiano è unito e non è diviso; nella solidarietà sono scomparse le stupide divisioni, gli stupidi pregiudizi; un comportamento umano di amore e solidarietà, che ci distingue e che empaticamente ci assorbe e ci identifica nel dolore altrui, quando la sofferenza diventa l’elemento che ci riporta tutti alla realtà, una realtà che nulla può tutte le volte che l’elemento naturale, con la sua imprevedibilità e la sua immane forza, ci spazza via come e quando vuole, come foglie al vento, sbattute inconsapevoli dai venti della morte.

Ed è al cospetto della tragica e nera morte che l’uomo si umanizza e diventa quello che nella sua natura è: un essere indifeso che ha bisogno di aiuto, ma che sa, anche, aiutare.

Ed in questa atmosfera psicologica e sociologica si deve registrare la presenza degli accattoni sciacalli delle sfortune degli altri; animali sotto il livello della stessa animalità, che aspettano, si organizzano per piombare come aquile sul dolore e depredare quanto è rimasto sotto le macerie; una piccolissima realtà dell’uomo di sempre, dell’uomo che non dovrebbe essere, del non-uomo.

Ed ecco che si è dovuta arginare, anche, questa incombenza; volontari e gli stessi proprietari si sono dovuti organizzare, per bloccare ed arrestare lo sciacallo.

Ma, la corsa non finirà qui; ci sarà, il dopo ed il dopo vuol dire ricostruzione di case e ritorno alla vita normale; ed allora….. attenzione agli altri sciacalli.

Una distruzione totale delle persone, delle cose, delle strutture, della cultura, delle relazioni, della sanità.

Combattere lo straniamento dall’uscita dalla loro realtà per riportare allo status quo psicologico-sociologico la gente colpita e per permettere il ritorno ad una normale riconnessione con la loro realtà di prima; quella realtà che non c’è più.

Questo sarà il compito dell’equipe dei psicologi: ricominciare dai nuovi supporti, per rilanciare la vita, soprattutto quella dei bambini.

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