Fenice o Elefante con le Ali? Il libero mercato resta un sogno

0
1136

E’ forse finalmente giunto il momento di dire qualcosa di Liberale a proposito della questione Alitalia, ma non solo. Meno male che è tornato Liberalcafè, fresco e giovane come lo è sempre stato. In questi ultimi anni in molti hanno confuso qualsiasi tipo di azione politica con l’etichetta di “Liberale”. Ma non scherziamo, è ora di tornare a ristabilire i confini e non cadere nella trappola, quando anche la sacrosanta battaglia etica dei fannulloni ci viene servita come una riforma liberale.

Ora tocca ad Alitalia. Il suo “salvataggio” o l’operazione Fenice qualsivoglia, dovrebbe essere il prodotto di un’operazione politica liberale. Ancora, non scherziamo. Il risultato che sarà non lo vediamo, perciò diamo credito al buon Hayek e non commentiamo, per ora. Siamo comunque in grado di interpretare una serie di variabili abbastanza significative per ipotizzare il disastro che ci aspetta.

Ci interessa davvero avere una compagnia di bandiera? La risposta è No. In un contesto globale e di mercato una compagnia di bandiera non solo non ha senso ma è una contraddizione in termini. Non avrebbe nemmeno conseguenze sui viaggiatori ai quali interessa la qualità del servizio e il rapporto prezzo-convenienza in base alle loro esigenze., non certo i colori con cui vola. Che il Milano-Roma sia effettuato dalla compagnia A piuttosto che B non fa alcuna differenza. L’importante è come e a che prezzo si arriva da Milano a Roma.

Al Governo dovrebbe interessare il benessere dei suoi cittadini. Benessere che oggi non passa per la difesa della “nazionalità” economica, al contrario. Passa per la liberalizzazione del mercato ovvero l’esatto contrario di quanto prevede – anche se per poco, quanto poco? – il piano Fenice che propone un bel monopolio nazionale Airone-CAI. Complimenti!

Il Governo, quello di oggi come quello di prima, ha due opzioni su cui ragionare in termini economici, di convenienze. Vendere Alitalia al miglior offerente o portare i libri in tribunale. La prima opzione, per esempio quella di Air France, non era il massimo ma era il meglio che si potesse raggiungere, dopo aver rifiutato altre 7 proposte – a questo punto, ottime offerte – l’anno prima – alcune addirittura prevedevano meno esuberi di quante ne prevede la Fenice. Come risolvere ora il vuoto causato dagli interessi francesi? Semplicemente liberalizzando al più presto slot e rotte. In poco tempo Malpensa e tratte nazionali e internazionali sarebbero state coperte da compagnie affamate secondo la semplice regola di mercato: dove c’è domanda si sviluppa offerta.

Airfrance rientra oggi in partita con altre compagnie. Solo che questa volta potrà acquistare un’azienda risanata – speriamo per i francesi – mentre la parte insanabile andrà persa gravando sui contribuenti. Come sui contribuenti graveranno gli esuberi. Sarà un doppio peso, fiscale naturalmente, e burocratico, perché gli “esiliati “ di Alitalia finiranno in qualche ente a caso (ma non si parlava di meritocrazia? di competenze?) a produrre inutile burocrazia (ancora?). Non saranno fannulloni, ma concorreranno ad aumentare il peso dello Stato. I Liberali sono per diminuire il peso dello Stato, o sbaglio?

La seconda opzione, di portare i libri in tribunale, sarebbe forse stata l’operazione migliore. E’ sufficiente, lo abbiamo ripetuto chissà quante volte, copiare cosa hanno fatto altrove, non solo nella patria del liberismo USA (Delta) ma nella candida vecchia Europa (Belgio e Svizzera). Non sono più compagnie di bandiera (nomi ingannevoli a parte) eppure nessuno è rimasto a terra.

Come finirà la storia lo sappiamo, con buona pace del citato Hayek. Le conseguenze in questo caso sono intenzionali, forse in intenzionali saranno le conseguenze devastanti. Gli attori li conosciamo, come conosciamo bene le loro variabili. Ci perderanno i contribuenti. Ci perderanno i piccoli investitori a cui viene prospettata l’illusione dei conti dormienti, che, se non ricordiamo male, dovevano servire a ripagare i truffati dai vari scandali in cui la politica è sempre stata coinvolta. Gli stessi fondi poi che dovevano servire a finanziare le assunzioni dei precari nella Pubblica amministrazione. Ma quanti sono questi fondi? Nessuno lo sa, questo è il bel paese! Come nessuno sa, tranne Banca Intesa, a quanto ammonta il debito di Airone. E infatti Airone farà un bel cartello, di stato, con la nuova CAI. Con il benestare nientemeno che del Commissario Europeo ai trasporti. Povera Europa!

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome