Obama: completando il compito di Bush?

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A solo pochi giorni dall’uccisione di Osama Bin Laden, il presidente Barack Obama ha visitato Ground Zero a New York. La cerimonia doveva anche includere l’ex presidente George Bush il quale però ha declinato l’invito.
Bush da ex presidente non ha commentato l’operato di Obama limitandosi a dire che gli deve il suo silenzio, a differenza dell’ex vice presidente Dick Cheney che in non poche occasioni ha detto che Obama si trova sulla strada sbagliata.

Bush non sarebbe stato fuoriposto al lato di Obama a Ground Zero dato che in grande misura il presidente attuale ha continuato la sua politica specialmente per quanto riguarda gli affari esteri. A cominciare dalla guerra al terrorismo. Obama due anni fa, aveva promesso di prendere le distanze da John McCain, il suo avversario nella corsa alle presidenza, etichettandolo come seguace della politica di Bush. Sotto molti aspetti però ecco quello che ha fatto Obama il quale non ha dunque mantenuto la sua promessa fatta durante la campagna del 2008. L’allora candidato Obama aveva detto che la guerra in Iraq era sbagliata ed infatti da senatore lui aveva votato contro. Uno dei pochi a non appoggiare Bush.
Negli ultimi mesi della sua presidenza Bush aveva però cominciato a diminuire il numero di truppe in Iraq, qualcosa che Obama ha continuato.
Per quanto riguarda l’altra guerra in Afghanistan Obama l’ha continuata più o meno con gli stessi leader ottenendo non migliori risultati del suo predecessore.

Il candidato Obama aveva anche promesso di chiudere l’infame prigione di Guantanamo e di usare un sistema multilaterale negli affari esteri. Anche qui Obama non è riuscito ad allontanarsi molto da Bush. Guantanamo è ancora lì ed il successo con la cooperazione degli alleati europei è stato anche poco meglio di quello di Bush.
In effetti, Obama ha continuato la dottrina di Bush di attaccare i nemici dell’America dovunque essi si trovino. L’esempio più ovvio è l’uccisione di Bin Laden il quale si nascondeva nel Pakistan. Il blitz avvenuto alcuni giorni fa ha incluso un’operazione militare in un Paese amico il quale è stato informato solo dopo l’esecuzione.
Ma anche nella politica interna Obama non si è allontanato dal suo predecessore. Le temporanee riduzioni delle tasse ai ricchi approvate da Bush sono state continuate da Obama anche se sono state incorporate in un pacchetto di altre leggi utili alla classe media. Obama non ha dimenticato la sua promessa di farle scadere ma fino ad ora non l’ha mantenuta.

Il senatore Obama aveva votato contro l’aumento del tetto alle spese ma adesso lo vuole aumentare nonostante l’opposizione dei repubblicani che controllano la Camera.
Per quanto riguarda la pubblica istruzione, Obama è rimasto molto vicino a Bush. In un discorso alla NAACP (National Association of Colored People) Obama ha dichiarato che le scuole che falliscono gli studenti potrebbero essere convertite a “charter”, cioè scuole private sovvenzionate dallo Stato. Esattamente quello che sosteneva Bush.

In un certo senso le promesse di un candidato devono confrontarsi con i limiti imposti dal governo. Una cosa è promettere, un’altra è fare i conti con l’azione di governare. Nonostante il controllo della Camera e del Senato nei primi due anni del suo mandato Obama ha avuto non poche difficoltà a fare approvare la sua agenda legislativa. Vi è riuscito in alcuni aspetti specialmente con la riforma sulla sanità. Con la conquista della Camera da parte dei repubblicani Obama vedrà il cammino sbarrato ancora di più.
Subito dopo l’uccisione di Bin Laden i sondaggi suggeriscono un miglioramento dell’operato di Obama. L’agenzia Gallup ha scoperto che il 52% degli americani è favorevole a Obama comparato con il 46% qualche settimana fa.

L’economia si sta riprendendo e circa 250.000 posti di lavoro sono stati creati nel mese di aprile facendo sorridere Wall Street. In California 2,3 miliardi di dollari in più sono entrati sorprendentemente nelle casse del tesoro riducendo il deficit Statale a 13 miliardi invece di 15. Se le buone notizie continuano in politica estera e specialmente nell’economia i candidati repubblicani alla presidenza potranno cominciare a pensare non all’elezione del 2012 ma a quella del 2016 perché Obama starà tranquillo alla Casa Bianca.

Domenico Maceri, PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

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