Potere, il libro di Ferrero presentato a Lodi Liberale

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Nella 270esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro di Guglielmo FerreroPotere“, pubblicato da Ibex Edizioni insieme a Lorenzo Castellani (Professore di Storia delle istituzioni politiche presso la Luiss Guido Carli di Roma), Angelo Panebianco (Professore Emerito di Scienza Politica all’Università di Bologna) e Antonio Campati (Ricercatore di Filosofia politica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano).

 

Il presidente dell’Associazione Lodi Liberale Lorenzo Maggi ha introdotto la serata parlando del pensiero liberale e della tradizione italiana, che si è distinta anche qualora sia di parte conservatrice, rispetto alla cultura legata alle radici nazionalistiche e al conservatorismo come retaggio fascista. Lodi Liberale organizza incontri per parlare di libri per veicolare le idee liberali, cercando di arrivare in particolare ai giovani, che sono martellati da idee che sono molto lontane dal pensiero liberale, che è ricco, variegato e controintuitivo. Il pensiero liberale educa alla critica ed è refrattario ai populismi.

 

Il testo di oggi non è di un autore propriamente liberale, ma è stato pubblicato di nuovo da una precedente versione del 1947. L’opera ha 4 anni in più e in questa veste viene presentata con una introduzione che porta alla riflessione sul potere e sui cardini del potere. Il punto principale è la trattazione del rapporto tra potere e paura tecnica.

 

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“Il libro analizza casi storici spiegando le varie fasi del potere e i principi che stanno alla base del consenso dei cittadini verso il potere, ovvero i principi di legittimità su cui si basa questo potere.”

 

“Molte opere dell’autore sono difficili da reperire o sono state stampate molto tempo fa, alcune delle sue opere sono di carattere storico, altre sono parte di una trilogia che inizia da Napoleone Bonaparte con ‘Avventura’ e poi ‘La ricostruzione’. L’autore è un eclettico e un eccentrico, molto difficile da collocare e che in Italia non ha avuto un seguito immediato.” Il professor Lorenzo Castellani ha cercato di leggere le opere attraverso una chiave politica, visto che l’autore non è molto facilmente collocabile in Italia, era piuttosto malvisto e non si era mai inserito pienamente nel gruppo di studiosi realista, come Pareto o Mosca; aveva dei rapporti con Lombroso, con cui aveva anche rapporti di parentela, era quindi senza dubbio in una posizione marginale, nonostante il successo dei suoi libri.

 

“Egli vuole analizzare la Rivoluzione francese e il periodo di Bonaparte, partendo da una posizione intermedia tra marxismo e idealismo; il suo approccio realista analizza i legami tra governanti e governati e emerge subito una grande attenzione di Ferrero tra le élite e il popolo e in una concezione della storia non certo solo ciclica, ma a un andamento regolare”.

 

“Ferrero ci dice che non dobbiamo guardare alla storia come un fenomeno che si appiattisce sui leader, ma leggerla con una formula politica, una combinazione istituzionale che egli chiama cone Geni della Città e governati, che si riducono al principio fondamentale della Legittimazione.” Il professor Castellani ha quindi chiarito l’origine e la natura della polemica dell’autore, che affonda le radici in un pensiero anti aristocratico e riflettente sui cardini della democrazia. “Egli ha un’assunzione hobbesiana che riduce l’obbedienza al principio della paura.”

Scritto nel 1942, prima delle Leggi del Potere di Robert Greene, Potere è uno dei grandi testi della filosofia politica che qualsiasi uomo di media cultura dovrebbe leggere, un’indagine profonda che ancora oggi risuona con forza nel mondo contemporaneo: Potere affronta infatti il delicato equilibrio tra acquisizione, mantenimento e legittimazione del potere, questioni cruciali che continuano a tenere banco nei dibattiti più attuali.

In un’epoca in cui le democrazie occidentali sono alle prese con una crescente crisi di legittimità, le domande su come si ottiene e si conserva il potere o su come si guadagna e si difende il consenso si fanno sempre più pressanti. Ferrero, con la sua profonda conoscenza storica e la sua intuitività tipica dell’intellettuale libero che non si è mai piegato a nessuna ideologia, ci guida in un’analisi avvincente, esplorando il complesso rapporto tra dominati e dominanti attraverso le epoche.

Potere è quindi libro imprescindibile per chiunque voglia affrontare senza timore le sfide poste dalla crescente disconnessione tra le istituzioni e le esigenze del corpo sociale, ma anche per chi si prefigge il compito di guidare il processo di cambiamento della società.

Democrazia e Liberalismo sono solidamente uniti?

 

“Il legame tra individui, società e potere politico è analizzato in modo semplice da Ferrero, che vede dove si rompe l’equilibrio delle democrazie, pertanto è importante capire come lo intendeva questo equilibrio, cercando di cogliere qualche aspetto utile per noi.” Il professor Antonio Campati ha presentato alcuni punti che sono delle suggestioni al contemporaneo.

 

“Il primo punto è una suggestione: da questo libro arrivano delle suggestioni preziose su quelli che chiamiamo principi di pre-legittimità; nel regime ibrido si usano questi principi per studiare le democrazie difettose, o comunque i regimi; Ferrero restituisce quali siano i principi minimi, li distingue per capitoli, parlando proprio dei regimi di Legittimità. Non sono questi gli indici usati attualmente in scienze politiche, ma qualche suggestione interessante, da questo punto di vista, può venire. La seconda questione è quella della Legittimità. La terza questione è quella relativa alla teoria della Paura, infine la teoria delle élite.” Campati ha illustrato come si riequilibrano i poteri nelle diverse fasi della storia, secondo Ferrero. “Ci sono molte discordie, per cui le grandi democrazie basate sul suffragio universale sono lente e più complesse da gestire rispetto alle monarchie. Noi tendiamo spesso a semplificare, ma al contrario tra i regimi politici le democrazie sono il più complesso. L’ultimo tratto toccato è il liberalismo, ovvero la condizione della legittimità, la ragione di vita.”

 

Il socialismo ha fatto moltissimi danni.

 

Il professor Angelo Panebianco ha introdotto il suo intervento sottolineando come questo autore non sia molto conosciuto nel pubblico italiano, tuttavia è un autore che è molto importante. “Ferrero ha avuto una serie di rapporti culturali alternativi e interessanti, il primo è quello di considerare l’ambiguità e l’ambivalenza del potere politico. In questo come in Simmel spiega che le persone si sentono protette dal potere, ma allo stesso tempo da questo si sentono oppresse. Il potere dunque è ambivalente. Ferrero può essere presentato mescolando Hobbes e Montesquieu, ovvero cercando di comprendere la natura del potere e come usarlo.”

 

Secondo Panebianco quindi questo autore cerca di trovare il prisma delle sfaccettature del potere dipanato nel tempo, nei cambiamenti degli equilibri, dei regimi, dei sistemi. In ogni caso quindi le libertà che considera Ferrero sono sempre precarie.

 

“Le persone che possono – ha detto Panebianco – non scelgono il potere dispotico, ma esso diventa una sorta di argine contro il banditismo nomade di una anarchia, un male che non si riesce a capire. La dinamica messa in moto dalla paura reciproca tra governanti e governati è stata messa in luce da molti studiosi, ma anche la paura di perdere il potere del tiranno, circondato da una classe dirigente che potrebbe dominarlo, allora porta alla violenza per reprimere la ribellione, ma allo stesso modo lo spazio preso da chi pratica la repressione diventa a sua volta motivo di paura, così via.”

 

“Molto volte assistiamo alla costruzione del nemico, altre volte invece serve ricordare che il nemico si costruisce da solo, la paura della guerra, ad esempio, entra in gioco nel rapporto tra governati e governanti. Senza dubbio – ha detto Panebianco – la democrazia oggi è in pericolo, siamo in crisi, come lo eravamo negli anni ‘30. Credo che ci siano dei fatti contingenti, ma potrebbero anche esserci elementi di lungo periodo, come ha individuato Tocqueville e come ha illustrato Elias.”

 

Le opere di Ferrero meritano tutte di essere lette, per averne una visione d’insieme.

 

Martina Cecco

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