Conoscenza e processo sociale – Lodi Liberale

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Nella 246esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro di Friedrich August von HayekConoscenza e processo sociale“, pubblicato da Rubbettino Editore, insieme a Lorenzo Infantino (Professore emerito di Filosofia delle scienze sociali presso la LUISS Guido Carli di Roma), Salvatore Carrubba (Giornalista) e Alessandro De Nicola (Presidente di The Adam Smith Society).

“Gli appuntamenti del lunedì sera sono ormai fissi: il lavoro di Lodi Liberale consiste nella presentazione con commento da parte di relatori, di pubblicazioni liberali e gli autori della Scuola Austriaca.” Lorenzo Maggi, presidente dell’associazione, ha introdotto la serata e ha presentato i relatori.

Friedrich A. von Hayek è noto soprattutto per i suoi scritti di economia e di filosofia politica. Ma egli ha lasciato un’estesa eredità anche nel campo della psicologia teorica e della teoria della conoscenza. Anzi, si può dire che è proprio quanto da lui sostenuto in tale ambito a fornire gli strumenti con cui afferrare il significato della sua intera opera. Cresciuto in quella che era ancora la Grande Vienna, Hayek ha intrapreso gli studi economici munito di una vasta dotazione culturale, la cui presenza è chiaramente avvertibile anche nei suoi primi scritti di teoria economica. Il che lo ha progressivamente spinto a misurarsi con questioni che, nella spiegazione della vita individuale e collettiva, precedono e conferiscono una più adeguata identificazione ai problemi economici e sociali. Il lettore vedrà che, posti per la prima volta assieme, gli scritti raccolti in questo volume consentono di percorrere un itinerario cha va dalla trasformazione del cervello in una mente umana al perché il mondo sensoriale non sia il punto di partenza, dall’esistenza di un ordine presensoriale alla constatazione che ciò di cui siamo consapevoli è un fenomeno secondario, dalla scienza come sistema ipotetico-deduttivo ai gradi delle nostre spiegazioni e ai fenomeni complessi, dalla dispersione della conoscenza all’interno della società al processo sociale come esplorazione dell’ignoto, dalla presunzione di onniscienza agli «abusi della ragione». È un viaggio che getta una potente luce sull’estensione dell’opera hayekiana e sulla sua fecondità. Non sorprende pertanto che Hayek abbia portato a un più alto grado di elaborazione teorica l’insegnamento metodologico di Carl Menger, il fondatore della Scuola austriaca di economia. Più esattamente, ha mostrato come quell’insegnamento possa essere considerato la provincia di un continente molto più vasto, dentro cui si trovano, per rammentare solo i principali, i contributi di Bernard de Mandeville, David Hume e Adam Smith. Sono autori accomunati dalla stessa premessa gnoseologica, dal riconoscimento cioè della condizione di ignoranza e di fallibilità, a cui indefettibilmente soggiacciono tutti gli esseri umani: perché non c’è nulla che possa renderci onniscienti e non c’è precauzione che possa sottrarci all’errore.

“La prefazione al testo è piuttosto ampia e ben curata, il libro contiene la Lectio Magistralis che il professor Infantino ha tenuto alla LUISS in occasione dell’Anniversario della nascita di Adam Smith nella Postfazione.”

UN CONFRONTO CON IL PRESENTE

“Il pensiero di Hayek viene presentato in diverse fasi: la prima è contestativa, la seconda vede il premio Nobel per l’economia, la terza è la fase che lo vede incoronato come il diabolico inventore del neoliberismo, la fase che sta attraversando il pensiero di Hayek è di ubiquità ma letto raramente – ha detto il professor Salvatore Carubba – e attualmente siamo in un momento delicato: viviamo in testi di neostatalismo, di attacchi continui al pensiero critico, in tempi di forti tentazioni protezionistiche, che mettono a disagio i grandi pensatori del Novecento. Si sta alimentando una nuova creatura della politica, quella del capitalismo politico, economia di mercato alla cinese, con un grande controllo.”

“Il grande maestro Infantino nei suoi anni di studio e di critica agli andazzi contemporanei ha fatto una vera e propria opera di apostolato, che ha al suo centro Hayek. Ha dato un contributo insostituibile alla conoscenza della Scuola Austriaca, dando il via a una collana con il Rubbettino.”

IL FALSO INDIVIDUALISMO E LE MENTI CHE CONVERGONO SU UN UNICO FINE E OBIETTIVO

“Oggi un ordine liberale deve anche tenere presente l’intelligenza artificiale, perché essa non si può adattare, siamo noi che evolviamo, bisogna affermare sempre con maggior forza i diritti che vengono trascurati

“Il secondo tema è quello dell’individualismo, che ricalca Burke e anticipa Popper: Infantino cita in un passaggio la ragione al servizio del potere autoritario, come fonte di illibertà. Infantino richiama Socrate, sull’esaltazione della funzione del dubbio, che deve accompagnare permanentemente la nostra esistenza.”

“Il modo di fare politica attuale non ha le caratteristiche di un’azione che vada a premiare il singolo, ma è un modo di gestire dei problemi e concentrarsi in modo quasi pubblicitario su questi.”

“Lodi Liberale è una occasione unica in Italia – ha detto De Nicola – perché è piacevole organizzare webinar per parlare di argomenti così importanti con uno sforzo organizzativo così presente.”

LE MINORANZE DI SUCCESSO

“La raccolta di saggi è veramente valida, la cosa più distopica che Hayek non poteva immaginare nella sua società completamente omogenea, è che in Università come Harvard ci sono dipartimenti come quello della Diversity and Inclusion, in cui ci sono vari gradi di interessamento per le minoranze, perché ad esempio si curano di Afroamericani, Latini, LGBT, ma non si curano delle minoranze di successo, perché ce la fanno, quindi non sono minoranze!” Chi deve essere protetto deve continuare a persistere nella sua miseria.

“La civiltà occidentale è un insieme di valori che si sono sviluppati in secoli di pensiero: in questo volume, un aspetto che consiglio per chi lo leggerà, è di armarsi di pazienza e di leggere i saggi di Hayek sulla conoscenza, che sono scritti stranamente in modo meno scorrevole.

“I saggi di Hayek sono meno chiari del resto della sua produzione, però valgono la pena, per il piacere di vedere la profondità dell’orizzonte culturale di Hayek, poi perché sono molto importanti  […] e per il piacere di vedere la profondità dell’orizzonte culturale di Hayek e perché alcuni dei temi che vengono sviluppati e che Salvatore ha precedentemente accennato, sono molto importanti dal punto di vista della comprensione degli studi successivi.

“Uno degli argomenti più percorsi è capire che cosa c’è dentro l’uomo, la famosa distinzione tra anima e intelletto. Uno degli interrogativi più ampi: Hayek risponde che non c’è una corrispondenza perfetta tra ordine fisico e ordine sensoriale, tra gli eventi/fatt7 del mondo reale e ciò che si percepisce con i sensi.”

“Hayek nota che manca la corrispondenza precisa perché quello che ai nostri sensi sembra uguale, poi nell’ordine fisico è diverso e viceversa quello che nell’ordine fisico è motlo simile, cambia molto da persona a persona, perché nel nostro processo di apprendimento noi non è che assorbiamo quello che c’è fuori e lo impariamo, ma seguiamo un processo per cui abbiamo delle categorie innate che ci permettono di leggere i fenomeni fisici. In questo senso c’è una similitudine. Ma poi no. Dunque che è successo dopo il Mowgli?”

“Anche l’essere umano è parte di un processo evolutivo e la filosofia di Hayek si basa tutta sull’evoluzione e sull’ordine spontaneo che si evolve, poi c’è che – nonostante l’aspetto di evoluzione e di apprendimento attraverso categorie che vedono le cose in modo simile – non si può pensare all’uomo come un perfetto uomo razionale o oeconomicus, perché non è un computer in cui inserire funzioni, dati e programmi, perché l’ordine sensoriale non corrisponde a quello fisico.”

COSA PENSEREBBE HAYEK DEL CONTEMPORANEO DI MERCATO?

Hayek criticava anche gli empiristi come John Locke. Questo ha delle conseguenze anche nella teoria della società e nella teoria economica, ad esempio la teoria della concorrenza.

“Ormai la conoscenza è così raggruppabile che, in alcuni casi, precede la stessa azione umana. Il mercato azionario, ormai, è quasi sempre su base algoritmica, a meno che non ci sia qualcuno che intende fare il gestore per passione personale. Tanto più il sistema funziona, tanto prima il prezzo è determinato dalla conoscenza, che è una sfida enorme. In questi casi la capacità di raccogliere informazioni è tale che il prezzo non è più la base di un pensiero, ma viceversa.”

“In questo III decennio del XXI secolo, mentre Hayek pensava che la conoscenza innescasse un processo produttivo, il pensiero di Schumpeter torna ad essere attuale. Aveva colto che tutto sarebbe diventato rapido e che tutto sommato, aveva ragione.” Alessandro De Nicola ha spiegato che di fronte a una forte intensità di innovazione, che sconvolge i mercati a prescindere dalla situazione politica, di fronte a un accumulo ed elaborazione di conoscenza in alcuni mercati, bisognerebbe chiedersi come si applicherebbe il paradigma Hayekiano, in una società che migliora.

“Grazie a questa concezione della teoria della conoscenza, Hayek non è così lontano dallo studio dell’economia comportamentale, che ha un approccio costruttivista. Nonostante ci sia del paternalismo, il suo assunto dell’uomo economico messo in discussione, si chiede a che cosa risponde, a che stimoli rispetto ad altri, in questo è affine ad Hayek.”

“Hayek è un autore che ha fortemente influito sulla mia crescita personale. I temi non sono semplici, fare un’attualizzazione è piuttosto complesso: chi non conosce bene questo autore, pensa che sia specialmente un economista; in realtà si è dedicato prima ad altri studi e poi si è concentrato sui problemi che gli interessavano. Esordisce in campo economico con degli studi monetari, nel 1921, quindi un saggio economico del 1933, in cui stacca decisamente dal resto e ci parla degli ordini spontanei, oltre l’economia di quel tempo.” Il professor Lorenzo Infantino spiega che molto probabilmente inizialmente non era stato capito.

“Nelle lezioni tecniche, nelle lezioni sulla Teoria austriaca del capitale, è compreso un vasto ambito di ricerca alla cui base sta l’opera del 1933 e le altre pubblicazioni come Economia e Conoscenza, gli ultimi saggi sulla conoscenza, sulla concorrenza, tutte cose che significano che dietro c’è un grande percorso di ricerca che ha portato avanti nei suoi giorni. Infine c’è il libro scandaloso sulla schiavitù.”

Hayek aveva sottolineato che il totalitarismo è percorso da un filo rosso che lega i tipi di potere assoluto a prescindere dal tipo, ma a lui viene risposto che è parte di una serie di autori che non prendono posizioni chiare sul problema della schiavitù.

“La trasformazione della mente avviene dentro la società: era una novità rispetto al periodo, egli divideva il mondo fisico dal mondo fenomenico: la mente è un insieme di regole attraverso cui noi interpretiamo la realtà. L’intelligenza artificiale è un ordine costituito, la mente è un ordine spontaneo.” Lorenzo infantino ha spiegato perché si deve distinguere tra le macchine e l’intelligenza umana.

IL LIBERALISMO E’ FONDATO SULLA TEORIA DELLA CONOSCENZA

“Hayek, erede di Menger, portava la tradizione evoluzionistica insieme alla teoria economica di Cannan, etc.. mette insieme una serie di studiosi che hanno in comune delle fisionomie: con questo Hayek si è dimostrato essere la bussola che ha maggiormente esplorato le ragioni del liberalismo, studiando cosa esso sia stato alle origini della civiltà.”

“Il liberalismo ha ragione di essere nel momento in cui ci riconosciamo ignoranti e fallibili.” Ci troviamo di fronte a un’opera di grandissimo respiro che ha presupposti gnoseologici che hanno alla base Erasmo da Rotterdam. “La nostra conoscenza o provvisoria ed è parziale: c’è un collegamento fondamentale tra la teoria della conoscenza e la teoria giuridica, il campo del diritto.” Lorenzo Infantino ha individuato nel diritto la prescrizione di un ordine spontaneo e non intenzionale di scelte individuali dove i confini delle azioni ci dicono quello che non si deve fare e quello che rimane fuori, è quello che si può fare.

“L’intervento di uno Stato – ha detto Infantino – è residuale in quel che la cooperazione sociale tra individui non riesce a fare, se interviene lo stato non è più una democrazia liberale, ma una democrazia illimitata, in deficit.” Quando lo Stato interviene nelle scelte dell’individuo, l’individuo smette di conoscere: cadono la produttività, la crescita e il benessere.

Martina Cecco

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