Silvio Berlusconi, ovvero la libertà

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Di Silvio Berlusconi rimane il tentativo, in parte riuscito e in parte mancato, di liberare la politica italiana da molte gabbie che – nel tempo – avevano costretto chi la politica la faceva a scegliere con chi stare e a starci per sempre.

Non che il pericolo sia finito, ma Silvio Berlusconi ha scardinato i principi di destra e sinistra che si erano storicizzati e che erano diventati obsoleti, cercando di lanciare il suo modello di LIBERTA’ intesa come libertà economica, d’impresa, di costume e di abitudini. Individuale. In parte l’operazione gli è riuscita bene, in parte, no, perché purtroppo è la mentalità che va cambiata, in Italia, non basta l’idea di un solo uomo per stravolgere le regole del gioco. Uno vale uno.

Le sue battaglie, a partire da quella fiscale, sono state preziosissime per abbattere lo scafandro del comunismo, che vuole allineare tutti sul livello del proletariato andante, che sta troppo bene per lamentarsi, ma troppo male per emergere. Silvio ha cercato di ridurre i ricatti che pesavano sulle teste degli elettori, con un modello di politica giovanile e partecipativa assolutamente diverso da quello tradizionale.

Ha dimostrato che il valore di una persona si accumula con le conquiste fatte giorno per giorno, ha consentito a tutti di essere davvero protagonisti della propria dimensione, raggiungendo in modo quasi inspiegabile tutte le età delle persone, che hanno fatto il suo partito.

Lontano dalle logiche ecclesiastiche, seppure credente, lontano dalle lobby seppure parte imperiale dell’economia italiana, senza dubbio, lontano infine dalle logiche prettamente popolari, perché la sua politica non è certo stata fondata sui bonus o sui redditi di cittadinanza, è stato un politico unico nel suo stile.

Le sue gravi condizioni di salute non gli hanno però limitato la sua presenza, fino all’ultimo: gli sono stati vicino la compagna Marta Fascina, con cui si è unito anche in un informale cerimoniale poco tempo fa; il fratello Paolo Berlusconi. Tutti i figli di Silvio Berlusconi, Marina, Piersilvio, Eleonora, Barbara e Luigi, sono arrivati nel corso della mattinata all’ospedale San Raffaele di Milano.

Le terapie gli sono state prescritte da Alberto Zangrillo fino all’ultimo. Lascia un’Italia molto diversa da come l’aveva trovata e – senza dubbio – è un uomo a cui tutti dobbiamo moltissimo da tanti punti di vista.

Per segnare alcune delle tappe importanti che hanno indicato la direzione da seguire per essere liberi: ha investito nel mattone, a 27 anni infatti fonda la società Edilnord e con un cantiere a Brugherio edifica una piccola città da 4.000 abitanti.

Fonda Mediaset, dando del filo da torcere e mettendo spesso all tappeto la TV unica della RAI, togliendo l’asso dalla manica dei politicanti di sinistra della comunicazione e liberando l’editoria, seppure con enorme fatica, dovendo lanciarsi in un impero del commercio e della pubblicità, a volte anche esageratamente in là.

Pensa al tempo libero, come esempio borghese di vita di qualità, acquista una squadra di calcio, completando con il tempo libero il modello dell’uomo imprenditore che si circonda di piacevoli cose. Non ultimo il celeberrimo atto finale del tentativo di liberare il costume: ballerine, attori, modelle, sono persone che hanno la stessa dignità di preti, insegnanti e dottori. Viene punito per aver esaltato dannunzianamente il diritto di divertirsi, nei celebri bunga bunga. Ma – in fin dei conti – nonostante condanne e fermi, ce l’ha fatta sempre.

Fonda Forza Italia: diventa Parlamentare italiano, ex Presidente del Consiglio, eletto in Parlamento europeo, per completare l’opera cercando di restituire (per portare avanti le istanze di chi la pensa come lui) quello che ha potuto ottenere lavorando indefessamente giorno dopo giorno per la LIBERTA’.

E pensare che ci sono stati momenti in cui, in Italia, molte persone, per non perdere le priorità acquisite all’interno del monopolio sinistro della somministrazione di posti di lavoro e di servizi, di fronte alla domanda se votassero per Berlusconi, avevano paura e dicevano di NO. Che vergogna. Addio Silvio e grazie di tutto.

Martina Cecco

ARTICOLO MUTUATO DA SECOLO TRENTINO

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