Storia del mondo post-occidentale. Cosa resta dell’età globale, la presentazione a Lodi Liberale

0
589

Nella 216esima serata di Lodi Liberale di lunedì 10 aprile è stato presentato il libro “Storia del mondo post-occidentale. Cosa resta dell’età globale”, pubblicato da Rubbettino Editore, insieme a Eugenio Capozzi (Professore di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Napoli Suor Orsola Benincasa), Mireno Berrettini (Professore di Storia delle relazioni internazionali all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), Danilo Breschi Professore di Storia del pensiero politico all’Università degli Studi internazionali di Roma e Francesco Randazzo (Professore di Storia delle relazioni internazionali all’Università degli Studi di Perugia).

“Il 12 settembre sarà il decennale di Lodi Liberale: essa è nata per far conoscere il pensiero liberale in tutte le sue sfaccettature. Il pensiero liberale è caratterizzato da un unico punto in comune che è la tutela della libertà.” Il presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi ha introdotto la presentazione della pubblicazione che è stata messa in commercio da pochi mesi, per cui si tratta di una delle prime serate di presentazione.

“Il libro è breve ma in ogni paragrafo condensa parecchi concetti, tra cui anche una carrellata completa degli eventi rilevanti a livello mondiale di geopolitica a partire dal 1989. Con la caduta del Muro di Berlino l’idea era che questa fosse una direzione univoca mondiale, ma questo non è accaduto, per una serie di motivi etnici, religiosi, conflitti atavici e una serie di motivazioni che portano alle riflessioni odierni con lo scontro tra Ucraina e Russia.”

EUROPA CAPUT MUNDI E RITORNO

“Questo libro è un manuale di storia contemporanea, un tentativo di sintesi degli anni più vicini a noi. Opere del genere sull’ultimo trentennio – ha detto l’autore Eugenio Capozzi – ne esistono, ma il mio tentativo era anche di porre limiti tematici, facendo una sintesi che avesse anche dentro il tentativo di dissodare il terreno. Come dice Croce si può fare la storia dei propri tempi se si delineano dei tempi precisi, il termie a quo è dunque il 1989, la fine di una lunga epoca della storia in cui la civiltà europea chiude la sua egemonia mondiale; il percorso europeo ha avuto il suo apice a metà ‘800.”

“La Guerra fredda ha rappresentato un duello tra ideologie che è stato comunque partorito in Europa, tra economia di mercato nata nel mondo anglosassone e il comunismo figlio della cultura europea, si sono poi incarnati i modelli oltreoceano e eurasiatico.” Questo, secondo il professore, è stato l’ultimo periodo di influenza europea nel mondo.

LA CONFLITTUALITA’ MONDIALE FA EMERGERE LE IDENTITA’

“A partire dall’epoca della globalizzazione si è andato profilando un mondo più frammentato rispetto a prima, di accentuata polarizzazione di potenze militari e politiche, il cui pluralismo si è strutturato su linee di frattura legate all’identità, cultura e civiltà. Il maggiore punto di riferimento culturale è finito per essere, in questo volume, Samuel Phillips Huntington (storico e politologo).”

“Questo processo di definizione dei poli di potenza – ha detto il professore – si è venuta manifestando con le religioni, con certi fenomeni religiosi, ad esempio in Cina il confucianesimo; in India il partito induista; in Africa; in Russia lo zarismo: il Sud America.” Non ci basta utilizzare categorie economiche e politiche per comprendere le dinamiche del nuovo mondo.

IL MOMENTO DELLA REAZIONE IDENTITARIA DEGLI “ALTRI”

“La supremazia occidentale ha avuto diversi momenti in cui ha cercato di tornare a manifestare la propria supremazia, travolta da questo pluralismo. Il recente tentativo della Russia rientra in questa dinamica che non ha prodotto complessivamente gli esiti sperati. Contestualmente serve analizzare come è diventato l’occidente come classe intellettuale, politica. L’occidente è andato in direzione opposta rispetto alle altre civiltà, arrivando ad allentare sempre più le maglie ideologiche per arrivare alla moderna ideologia relativista, fondata sul soggettivismo radicale, vista come una sorta di esito di cultura liberale dei diritti.” Il professor Capozzi collega a questa dinamica tre fenomeni allarmanti: il declino demografico, economico, culturale.”

LA GLOBALIZZAZIONE MOLTO PROBABILMENTE NON E’ MAI COMINCIATA

“Il libro parla dei tratti salienti delle vicende tra occidente e oriente; ripercorre gli ultimi trentanni facendoli rivivere in modo completo: nel 2001 però vi è lo snodo dovuto a tre eventi principali, Genova il G8 e i No-Global; l’11 settembre; l’ingresso della Cina nella World Trade Organization. All’epoca eravamo molto concentrati sul medio-oriente e non ci rendevamo conto di quello che stava accadendo.” Il professor Mireno Berrettini ha parlato di come una generazione sia stata messa a tacere, non è scesa in piazza, dopo Occupy Wall Street vi è il Friday for Future che ha fatto ripartire, secondo il professore, la voce delle piazze.

UN PUNTO A CAPO DELLA VISIONE ILLUMINISTA DI CONDORCET

“Il volume è scritto da un professore di storia contemporanea e quindi è l’esempio tipico benfatto di uno storico che cerca di analizzare le dinamiche attuali con i ferri del mestiere dello storico, in quanto da tempo nella scena pubblica italiana è sparita la storia e sono spariti gli storici, la storiografia è andata cancellandosi e questo è vissuto come irreversibile. Bisogna invece tornare a ragionare in questo modo sugli eventi e non solo con gli strumenti della geopolitica. La critica storica non è deterministica, non è prescrittiva e interfaccia la visione delle idee agli aspetti socio economici!”

UN LIBRO DI STORIA CONTEMPORANEA

“Il volume si occupa di tantissime cose, ma il tema più rilevante è come l’ascesa di un nuovo polo, quello cinese, ha riconfigurato il modo in cui noi in occidente vediamo la politica.” Il primo segno, da detto Berrettini, lo avremo qui in Europa, perché inizieremo a notare i cambiamenti nell’Europa dell’est. Un primo approccio si è avuto con l’esperienza del Covid, con le politiche restrittive del periodo pandemico. La Cina rappresenta una novità che abbiamo sempre approcciato attraverso il prisma russo, inoltre si metteranno in discussione i principi assiomatici della rivoluzione francese, i principi che ci vedono collegare i media alla democrazia e la middle-class ai diritti.

POST OCCIDENTALE

“Il libro si presenta a molteplici letture – ha detto il professor Danilo Breschi – ma ha una comune base della conoscenza storica: io individuo in un nome tutelare, Nicola Matteucci, che parla di concetti-chiave. Cioè i termini Occidente e Globalizzazione. Per parlare di globalizzazione serve andare indietro al XV secolo, ai tempi delle grandi scoperte geografiche. La prima fase vede protagonista il mondo britannico, la seconda quello statunitense. La WWII segna definitivamente un globalismo americano morfo. Per quanto concerne l’occidente, invece, si ragiona sulle civiltà: il primo occidente eredita il mondo greco e si sviluppa intorno a Roma, il suo momento sincretico è Cicerone, con l’elemento di novità Repubblicano, con l’elemento del diritto romano e dell’universalismo ateniese. In seguito vengono portate a Roma Gerusalemme e il vicino Oriente religioso. A quel punto l’elemento cristiano si mescola all’eredità greco romana. Il primo occidente arriva a crescere e svilupparsi, quindi a esaurirsi con le due guerre. Il secondo occidente invece si sviluppa a partire dal mix di europeismo britannico e di anti-continentalismo: ha il suo simbolo in New York.”

“Negli anni ’40-’50 la società americana ha il momento della Guerra e subito entra in crisi di identità, dove a pagarne le conseguenze è proprio la radice europea (vedasi la cancel culture). L’Atlantismo da un punto di vista culturale mette in discussione il contenuto europeo; l’Europa si conferma come vecchia.” Il professor Breschi ha parlato dell’America che vede le radici europee come aliene. Davanti abbiamo la possibilità che la globalizzazione sia interpretata anche dalla Cina, ma contestualmente l’America sta interpretando anche le istanze che emergono dall’Oriente, reinventandole e rilanciandole in chiave occidentale. Non sta con le mani in mano.

Rimane fermo il punto su due elementi, quello giuridico e quello della tecnica, che hanno un percorso tipicamente europeo. La forma mentis della civiltà europea è la hybris, cioè la tendenza a non avere il limite, tale per cui ci potrebbe essere una riconciliazione con la mentalità tipicamente occidentale atlantica.

1989, L’INIZIO O LA FINE?

“I livelli di lettura del libro sono due, uno sintetico descrittivo ed uno interpretativo; si tratta di fare uno sforzo per dare una spina dorsale al 1989; questo fu un anno che parlava della fine del sogno comunista sovietico.” Durante il periodo della sovietizzazione in Russia, la versione sulla Guerra fredda è totalmente divergente, rimanda a uno scontro di civiltà che è retrodatato al periodo della Rivoluzione bolscevica. In quel periodo storico, secondo la storiografia russa, vi è un declino dei rapporti russo-europei.” Il professor Francesco Randazzo ha fatto un breve ex cursus sul periodo storico precedente il 1989 in Russia.”

 

“Ogni civiltà sta cercando di ritrovare un suo baricentro interno, tra politica e religione, tra politica e vocazione. Il volume quindi può avere un’ulteriore chiave di lettura, cioè il relativismo ideologico culturale. Tutto ciò che la globalizzazione ha portato come strumenti di evoluzione, crescita, benessere e progressismo, in realtà si è scontrato con un relativismo che ha le sue basi nella rinascita di ideologie figlie di patriottismi nazionali da contrapporre ai modelli competitivi esterni, frutto della globalizzazione stessa. Vi sono poi fenomeni esogeni ed endogeni, che sono da valutare di volta in volta, paragonandoli e confrontandoli col percorso storico dei singoli paesi”.

Il professor Randazzo sostiene che tra la Russia e i paesi che erano parte dell’area sovietica sta accadendo qualcosa che possiamo collegare alla decolonizzazione. Dopo Yalta e la Seconda Guerra Mondiale la Russia aveva avuto modo di collocare talune imposizioni; con il crollo dell’URSS queste ideologie si sono frammentate e si sta concretizzando lentamente una sorta di decolonizzazione. La religione ortodossa, le origini e i principi condivisi durante il periodo zarista sono ancora dei punti cardine di condivisioni secolari, che però stanno decrescendo per tornare indietro, al periodo precedente lo zarismo. Kiev, tuttavia, è rivendicata da entrambi, perché risulta essere stata il motore trainante di tutte e due le civiltà.

“Questo volume ha stimolato delle riflessioni che puntano il dito sull’ambizione occidentale di diventare un modello per gli altri, in realtà trovandosi ora ridimensionata dalla deglobalizzazione intervenuta per opera delle diverse civiltà, che cercano un nuovo equilibrio identitario” ha concluso il professor Randazzo.

Martina Cecco

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome