LA MONETA CONTA, MILTON FRIEDMAN A LODI LIBERALE

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Presso l’Associazione Lodi Liberale nella serata di LUNEDÌ 16 GENNAIO è stato presentato, in una conferenza virtuale a mezzo zoom il libro “Storia monetaria degli Stati Uniti, 1867-1960” di Milton Friedman e Anna Jacobson Schwartz, insieme a: NICOLA GIOCOLI, Professore di Economia Politica presso l’Università di Pisa; ANTONIO FOGLIA, Economista, Vice-Chairman, Banca del Ceresio; PAOLO MANASSE, Professore di Macroeconomia e Politica Economica presso l’Università di Bologna.

“Il libro che è in oggetto è stato pubblicato per la prima volta in edizione completa dall’Istituto Bruno Leoni, dopo una precedente versione UTET; esso traccia una grande storia di come la Federal Reserve e la moneta americana si sono affermate, con un racconto scorrevole che percorre per fasi, periodi, dove sono presentate le problematiche fondamentali del percorso monetario.” Il presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi ha presentato la serata unendo le diverse opinioni su questo libro e in generale sulle idee di politica monetaria che ineriscono questi argomenti.

“Il libro è una sorta di base, di Bibbia del monetarismo moderno, parla degli errori madornali e clamorosi della politica monetaria e nella serata emergeranno tutti gli argomenti oscuri che sono argomento di discussione contemporanea.”

LA GRANDE DEPRESSIONE E’ STATA ACCOMPAGNATA DALLE SCELTE DELLA FEDERAL RESERVE

Il primo intervento della serata è stato fatto dal professor Nicola Giocoli: “Nel 1969 la rivista della FR di NY scriveva che l’importanza della moneta era data solo da piccoli gruppi di persone di Chicago, poco rispettabili, un articolo dove – con ironia – si affrontavano i primi abbozzi della cultura del monetarismo”. Parlarne oggi è importante perché fino agli anni ’70 le Banche centrali non prendevano misurazioni sugli aggregati monetari e si occupavano certamente per la maggiore della gestione del sistema creditizio. Il ruolo delle Banche centrali e della moneta sono messi al centro a partire da questo libro del 1963 dove si trattano tre aspetti principalmente della monetary history: non si trova nessun accenno all’advocacy, per il semplice motivo che – gli autori – lasciano che i fatti parlino da soli.

MONEY MATTERS

“L’obiettivo di questo volume è dare un supporto oggettivo ai principi che gli autori portano avanti. Metodo, teoria, crisi degli anni ’30 e responsabilità precise: sono i tre punti che caratterizzano l’opera, che ha una lunghissima gestazione, si circa 15 anni, visto che il lavoro è iniziato nel 1948; gli autori non avevano inizialmente un progetto preciso, il libro nasce seriamente dalla semplice analisi dei dati, ma non visti dal punto di vista statistico ed econometrico. Il libro si basa sulle evidenze empiriche.”

“L’obiettivo degli autori è di capire gli effetti delle variazioni esogene, indotte da diversi motivi, della presenza monetaria nel sistema economico: i due autori studiano cosa accade alla moneta quando si cambia politicamente verso, ad esempio tornando all’oro, oppure all’argento; uno degli aspetti più interessanti di questo libro è presentato nel capitolo sul 1897-1914, le Guerre Mondiali, la Federal Reserve.” Buona parte del libro – ha spiegato Giocoli – parla delle decisioni della FR e delle conseguenze pratiche ed empiriche di queste scelte.

La “Storia monetaria degli Stati Uniti, 1867-1960” di Milton Friedman e Anna Jacobson Schwartz rappresenta un’autentica pietra miliare nella scienza economica. Attraverso un’approfondita indagine storica, i due autori hanno proposto una lettura radicalmente innovativa per l’epoca (1963) di alcune fasi critiche della storia economica statunitense, centrata sul ruolo delle variazioni della massa monetaria circolante negli Stati Uniti nella determinazione dell’andamento del ciclo economico, cioè l’alternarsi di momenti di contrazione e di espansione. Combinando analisi teorica ed empirica, senza tralasciare riferimenti alla natura e all’operato delle istituzioni coinvolte, il libro fornisce un resoconto dettagliato del ruolo della moneta nelle vicende economiche e politiche degli Stati Uniti a partire dalle conseguenze della Guerra Civile. Ampio spazio è inoltre dedicato al periodo della Grande Depressione e alle responsabilità della Federal Reserve.

“La politica monetaria della Federal Reserve è estremamente efficace, ma lo è nel bene e nel male: se la Banca Centrale può sbagliare, se la politica monetaria non funziona, allora serve costruire una regola monetaria per stabilizzare l’offerta di moneta, seguire una politica monetaria certa, garantire certezza degli aggregati monetari per evitare l’esplosione di crisi come queste.” Il professor Giocoli ha concluso aggiungendo che nel libro non ci sono commenti operativi, ma solo descrizioni di fatti accaduti e dimostrazioni empiriche per arrivare a una bozza di economia economica per i policy maker.

L’AUTORITA’ MONETARIA E LA SUA ENORME IMPORTANZA NEI LIMITI DELLA CONOSCENZA E DELLA FALLIBITA’ UMANA

“Milton Friedman è conosciuto come un fautore della liberalizzazione e un liberista doc. In Italia per avere delle pubblicazioni specifiche è bene cercare tra le pubblicazioni dell’Istituto Bruno Leoni, ma in questo caso l’opera è molto diversa rispetto alle altre: non ci sono infatti delle teorie politiche e nemmeno degli strumenti operativi, ma ci sono numeri e grafici che aiutano a capire l’economica americana” ha detto Maggi.

REGOLE NELLA DISCREZIONALITÀ

“Secondo Milton Friedman serve seguire una regola, la costante nell’offerta della moneta: nell’introduzione di John Taylor, da cui la regola prende il nome, si evince che è un bene che le Banche seguano la logica prescrittiva che prevede che i tassi di sconto a medio termine della banca centrale deve dipendere sia dalle variazioni del reddito che dalle variazioni dell’inflazione: quando aumenta il reddito aumentino i tassi, quando aumenta l’inflazione, pure. Questi due lati sono della stessa medaglia: quello che la Banca centrale deve fare è riportare costantemente a un equilibrio tra la domanda e l’offerta di moneta: se si tengono fermi i tassi di interesse si deve adeguare la moneta, se no succede il contrario. Nel libro non si trovano risposte perfette, ma si capisce che i due metodi sono in qualche misura complementari.” Il professor Paolo Manasse fa un parallelo quindi tra l’idea di Taylor e l’idea di Friedman.

Ma queste proiezioni possono essere prevedibili? Dal punto di vista matematico, ha spiegato il professore, serve tener presenti le variazioni delle circostanze: Friedman spiega che la posizione della moneta influenza parecchio le aspettative del mercato, il quale si spaventa di fronte all’instabilità; al contrario invece negli anni ’90 si è applicato il sistema opposto, cercando di fare politiche diverse che non puntavano sulle aspettative del mercato, ma sulle operazioni ad esempio sull’inflazione, sui salari reali, sui tassi delle banche, arrivando al paradosso delle aspettative non ancorate che creano più danni che risultato.

“Friedman non è comunque mai stato un economista che punta sulla fissità del mercato, al contrario ha sempre specificato che – nel momento del bisogno – non bisogna applicare regole ferree perché sono la gabbia entro cui si è generato il problema, dunque se le cose non funzionano, in situazione di emergenza, bisogna puntare alla riduzione del danno e ai cambiamenti”.

QUALE LA TEORIA ECONOMICA SOTTOSTANTE

“Nel lungo periodo – ha detto Manasse – la moneta influenza solo i prezzi, ma nel breve periodo no, in fatti essa nel breve conta eccome, non è tecnicamente neutra: influenza anche i redditi ed influenza anche la capacità di spesa, naturalmente. Dunque le aspettative razionali possono variare e questo ha notevoli conseguenze nell’immediato: modelli più recenti fanno esattamente questo ragionamento, puntando alle soluzioni per il breve periodo; gli shock monetari nel breve periodo hanno notevoli effetti sull’economia reale, per cui la costante nell’offerta di moneta, in questi casi, non è sufficiente.”

“La Curva di Phillips è uno strumento di misurazione grafica che consente di stabilire una relazione tra disoccupazione e inflazione nel Regno Unito. Questa curva è stata creata dall’economista William Phillips si basa su un sistema rilevato e calcolato attraverso un calcolatore meccanico. Questa regola era considerata come una sorta di game per gli i traders e per gli operatori policy maker.”

“Di fronte a tale situazione è evidente che l’idea di Friedman ha una sorta di conflitto con il trade off, perché le aspettative nel lungo periodo guardano a molte cose, specialmente ai dati relativi a inflazione, disoccupazione e insomma alla situazione generale del mercato.”

L’esempio francese, come ulteriore tassello alle idee di Friedman, spiega come, con una politica restrittiva e con un agire in anticipo è possibile anche tradurre i prezzi che calano senza avere perdite abissali: tutto il sistema si basa sulla trasparenza e sulla progettualità nel gestire l’inflazione.

La Scuola di Chicago, lentamente, si è molto allontanata dalle idee di Milton Friedman, ad esempio quando si tratta di dare una valutazione sulle fluttuazioni economiche, che secondo questi studiosi dipendono dalle flessioni della produttività, mentre secondo Friedman la moneta non era un semplice velo.

IL METODO

“Non si trova in questo libro alcun tentativo di modellare l’economica, questo è un punto di forza ma anche un punto debole, perché la curiosità porta a voler quantificare e voler chiarire i termini percentuali dei dati che si trovano che affiancano i fatti storici accaduti: non ci sono delle risposte univoche, perché non c’è un modello che lo spieghi, ma questo aspetto, all’epoca, era meno importante che non oggi, dove il modello per la comprensione dei dati è parte fondamentale degli studi.

“Un aspetto molto moderno e condivisibile è quello che riguarda il ruolo cruciale delle Crisi bancarie e la Political economy, che parla di fatti che possono esserci utili per comprendere come mai la BCE ha fatto un determinato percorso e non altri, ad esempio.” Un buon punto parte dalla difficoltà degli organi collegiali nel prendere decisioni nei momenti del bisogno.

UN SANO RISPETTO DEL RUOLO DELLA MONETA NEGLI AFFARI ECONOMICI

“La moneta conta, sempre più anche la cronaca economica attuale se ne rende conto: nelle economie odierne la politica espansiva Keynesiana non funziona, perché i tempi della spesa pubblica non sono compatibili con le politiche fiscali; la spesa pubblica attualmente è molto alta, ma un conto è parlare di indicatori economici, altro è realizzarne opere oppure erogare servizi di egual valore: se i soldi sono in mano dei cittadini sono utilizzati immediatamente, gli stati li utilizzano molto lentamente, le banche ne possono fare un uso più vario, ma in ogni caso le politiche economiche hanno una notevole invasività sulla vita dei singoli cittadini.” L’economista Antonio Foglia ha dato delle indicazioni concrete per mettere in evidenza come le politiche economiche e gli istituti che gestiscono il denaro sono responsabili di gran parte delle conseguenze delle crisi o delle congiunture negative.

“Quando una banca fa dei prestiti li tiene in conto anche dal punto di vista della registrazione della moneta, con una creazione di moneta che non ha a che fare con le riserve auree o presso le banche centrali, per cui i crediti corrotti fanno parte della circolarità e allora si crea un circolo vizioso per cui, di fronte a un tipo di coincidenze, il concetto di moneta può, a parità di cifre, avere velocità molto diverse di diffusione della moneta.” Questo per dire – ha riportato l’economista Foglia – che la moneta va considerata sotto determinate condizioni: estremisti come Rothbard possono dare valutazioni molto diverse rispetto a Friedman, ma le diverse visioni delle scuole economiche si comportano, ad ogni modo, in modo molto diverso rispetto a fattori quali la prevedibilità, la fluttuazione, i cambiamenti di regime, etc.. Oggi come oggi la percezione del cambiamento è pressoché istantaneo, ma non era così fino a non molto tempo fa.

Di Martina Cecco

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