LA LIBERTA’ FA PARTE DELLA NATURA UMANA, MA IN CHE MISURA? L’UOMO CONTRO LO STATO DI SPENCER IN LODI LIBERALE

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Nel 164esimo evento di Lodi Liberale del 21 febbraio, è stato presentato il libro di Herbert Spencer “L’uomo contro lo Stato”, pubblicato da Liberilibri Editrice, insieme a Alberto Mingardi (Direttore Generale dell’Istituto Bruno Leoni), Giovanni Giorgini (Professore di Storia Delle Dottrine Politiche Presso l’Università di Bologna) e Enzo Di Nuoscio (Professore di Filosofia della Scienza presso l’Università del Molise).

“Il ritorno di un libro che ha come voce autorevole il Professor Alberto Mingardi, che fin dalle origini – ha detto il Presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi – ha seguito l’associazione in varie occasioni, con molte presenze.”

“Un libro da leggere che contiene temi classici del pensiero liberale, che contiene l’argomento delle regolamentazioni, che limitano la libertà di scelta e di azione e la pressione fiscale, che nel 1884 era paragonabile alla vera e propria schiavitù.” Maggi ha spiegato come l’effetto fattuale della tassazione sia una sorta di limitazione della libertà.

“Nei diversi capitoli si misura in modo incredibile la graduale differenziazione delle movenze politiche, dove la burocrazia e la regolamentazione tendenzialmente si complicano e restringono via via la possibilità di azione personale.”

“Spencer – ha detto Maggi – spiega come il politico inserisca più spesso dei correttivi per arrivare ai propri obiettivi. L’autore già all’epoca spiega come i giovani siano alla ricerca di un posto di lavoro pubblico e come si differenzino le civiltà industriali da quelle militari! Un testo di una incredibile attualità che anticipa moltissimi autori che sono arrivati dopo a considerazioni molto simili.”

«La grande superstizione politica del passato era il diritto divino dei re. La grande superstizione politica del presente è il diritto divino dei parlamenti.»

Herbert Spencer fu un nemico impla­cabile di ogni “superstizione politica”. L’uomo contro lo Stato, forse il più noto dei suoi saggi politici, è un testo di battaglia, che si situa al di fuori della “Filosofia sintetica” sulla quale Spencer lavorò per tutta la vita. In quell’ambito, egli aveva sviluppato una vasta teoria evo­luzionistica. A un capo dell’evolu­zione sociale ci sono “società militari”, caratterizzate da un basso grado di divisione del lavoro e fortemente gerarchiz­zate, e all’altro “società commerciali”, che hanno un grado elevato di divisione del lavoro e riconoscono crescenti spazi di libertà agli individui. Il principio cardine delle società più evolute è la “legge dell’eguale libertà”, per cui ciascuno ha diritto al più ampio grado di libertà compatibile con la libertà altrui. L’uomo contro lo Stato, scritto sulla scorta di questo apparato teorico, muove un attacco radicale a tutte quelle dottrine che cercano di limitare la libertà individuale in nome di altri obiettivi sociali. Questo libro comprende anche Il giusto ruolo del governo: la prima opera di Spencer, pubblicata nel 1843, che contiene in nuce molte delle sue idee successive. Dalla copertina.

UN MODO DIVERSO DI VEDERE L’ARRIVO DELLA MODERNITA’, QUELLO DI SPENCER

“Il primo testo viene tradotto nel 1855, tradotto da Sofia Fortini Santarelli, la seconda è di Bariletti, degli anni novanta, quando sotto alcuni aspetti sembra che si aprano opportunità per questa idea spenceriana, dove la più importante è l’opera di traduzione di Dario Antiseri per Rusconi. Questa traduzione di Bariletti, con l’introduzione di Antonio Martino, sottolinea l’importanza di questo lavoro, che non può prescindere dalla conoscenza del pensiero liberale. Spencer usa tutte le retoriche con grande efficacia, per dimostrare gli effetti perversi della regolazione della vita economica inglese vittoriana, dove la spesa pubblica era alle stelle.”

“Herbert Spencer – ha detto Alberto Mingardi – è senza dubbio uno dei filosofi che da vivo ha avuto maggiore successo, taluni lo hanno paragonato a Nietzsche. Nel suo ultimo discorso arriva persino a fare un elogio dell’ozio. In Spencer si ritrova, seppure autodidatta, una strepitosa onestà intellettuale. Egli lavorava grazie a dispacci, a contatti con molti altri studiosi e non più di tanto con la lettura dei classici del pensiero presi tout court.”

LE IDEOLOGIE CHE SI RINTRACCIANO IN SPENCER

“In Spencer si ritrovano il radicalismo inglese, l’anti militarismo – ha detto Mingardi – la tradizione del non conformismo, anche nel senso religioso del termine, il liberoscambismo.”

“Una delle grandi discussioni intorno a questo libro è se l’uomo contro lo Stato non sia uno spostamento verso il conservatorismo, visto che Spencer reagisce al nuovo liberalismo, cercando di evocare l’idea che, per dare sostanza alle libertà individuale, serva mettere tra parentesi la libertà del contratto. Dunque una polemica contro i nuovi liberali del momento e la tradizione politica che stava mutando.”

SPENCER ERA UN PENSATORE FAMOSO, MA NON UN UOMO MONDANO

Secondo Mingardi da questo lavoro si evince la volontà di prendere le distanze dal pensiero di fine ottocento, detto new liberalism. A Spencer e a William Graham Sumner viene appiccicata l’etichetta di “darwinista sociale”. “Dunque è difficile dire se questo libro sia stato un libro influente oppure no, certamente è stato molto letto e molto utilizzato grazie a temi e retoriche che ritornano poi negli anni successivi e costituiscono una parte non piccola della reazione del liberalismo a Spencer.”

“Uno dei temi cruciali che Spencer pone all’interno della discussione sul rapporto tra liberalismo e democrazia – ha detto Mingardi – è la critica di essere passati dal giudizio del contenuto delle politiche, al giudizio sul processo attraverso cui tali politiche si sono affermate.” Insomma le decisioni sono accettate, anche se ritenute discutibili, quando sono approvate democraticamente.

SPENCER METTE IN GUARDIA SULL’ESONDO DI POTERE DELLO STATO

“Nel libro di Mingardi si spiega come l’influenza dello zio di Spencer sia stata fondamentale per lo sviluppo del suo percorso: ma non per questo dobbiamo considerarlo un dinosauro del pensiero liberale!” Ha spiegato Giovanni Giorgini che l’introduzione consente di contestualizzare il pensiero di Spencer in modo puntuale. Spencer spiega che il ruolo del Governo dovrebbe essere quello di una sorta di Stato minimo, che ha come scopo fondamentale la protezione dell’individuo e l’amministrazione della giustizia.

“I nuovi liberali sono in realtà ad essere dei conservatori, scrive Spencer, perché non sono più del parere che il bene pubblico sia da promuovere in modo indiretto, ma pensano che lo si possa fare in modo diretto.” Le leggi che Spencer cita per mostrare come i governi inglesi dopo il 1850 abbiano sempre più regolamentato la vita personale degli individui, andando in generale in modo agghiacciante verso la limitazione della libertà della persona, riducendo lo spazio di decisione e di intrapresa dell’individuo.

LA LIBERTA’ HA UNA FUNZIONE FONDAMENTALE PER IL PROGRESSO

“Questo classico è sui generis – ha detto il Professor Enzo di Nuoscio – perché Spencer fonda la difesa della sua libertà in modo sistematico, per certi versi rifacendosi a Comte, basandosi sulla teoria evolutiva. Egli vide nella tirannia del Parlamento, la stessa tirannia della maggioranza. Questo parlamento inglese era dunque costruttivismo giuridico. La libertà per Spencer, di fronte ai nuovi nemici, è la condizione della sua evoluzione sociale. Insomma questa tendenza si ritrova in molti autori, ma particolarmente nella filosofia sintetica di Spencer.”

“Dopo il periodo di grande successo di Spencer, per un periodo viene accantonato – ha detto Di Nuoscio – ma questa difesa della libertà è straordinariamente attuale, tanto che taluni principi sociologici sono perfetti per essere riletti anche oggi.”

 

Il filosofo inglese Spencer nasce a Derby nel 1820-e muore a Brighton nel 1903. Forse uno tra i più studiati nelle università italiane, nella tradizione sociologica inglese, scrive numerose opere che hanno a che fare con il pensiero legato a una sorta di teoria generale del progresso umano e dell’evoluzione cosmica e biologica. Seppure poco praticata questa visione non è secondaria nel fine ‘800. Le sue opere sono note come Principi della Biologia, della Psicologia e della Sociologia. Il testo preso in esame è forse il più preciso in argomento filosofico: “l’esistenza del mondo con tutto ciò che lo circonda è un mistero che sempre esige di essere interpretato” si incontrano scienza e filosofia. La nostra conoscenza è sempre relativa solo perché parziale e contestuale, ma in fine diviene sistematica.

IL GIUSNATURALISMO DI MURRAY ROTHBARD

“Spencer prende molto in considerazione il paternalismo. Ma nella sua teoria evoluzionistica considera il parental socialism alla maniera di Buchanan in “Afraid to be free”? Gli uomini vogliono tante leggi? Cercano di essere inseriti in uno Stato limitativo?” Il parere della studentessa Lisa Kinspergher, dello staff di Lodi Liberale, è che la libertà e la natura umana siano un sinolo imprescindibile, con una visione possibile, uno scenario spenceriano metaforicamente alla maniera del giusnaturalista politologo americano Murray Rothbard, che sosteneva che la ragione umana in quanto obiettiva costituisce il fondamento del diritto naturale.

MC

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