Fake mediatici: dai video dei furgoni alle riprese in esterna, i montaggi in TV

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É stato archiviato il procedimento penale per diffamazione aggravata a carico di sedici giornalisti, tra cui Luca Telese, Maurizio Belpietro, Palo Liguori, Giovanni Minoli, Nicola Porro, Alessandro Barbano, Peter Gomez, Alessandro Sallusti che ed altri che definirono il filmato del video che riprendeva il furgone di Massimo Bossetti come “tarocco”.
Le denunce partirono dall’ allora capo dei Ris di Parma Giampiero Lago.
Il Gip presso il Tribunale di Milano Fabrizio Filice osserva infatti che «la diffusione mediatica» di quel video, «il cui scopo era dichiaratamente non probatorio» (tanto da non far parte degli atti veri del processo vero) «ma comunicativo» (sul piano parallelo del processo mediatico), di fatto lese «il fondamentale principio della presunzione di innocenza dell’imputato.
Le immagini furono date in pasto alla stampa nel corso delle indagini ed é emerso anche che la diffusione era stata «concordata con la Procura a fronte di pressanti e numerose richieste di chiarimenti» e realizzato «per esigenze di “comunicazione”.(!?)
Quindi, quel video non era altro che un montaggio di un frame del furgone di Bossetti con molti altri di diversa provenienza, usato solo a scopo mediatico per creare, prima del processo, il mostro in prima pagina, risultato dopo privo di qualsiasi rilevanza probatoria, tanto è vero che non fu inserito nemmeno nel fascicolo.
Successe lo stesso nel caso di caso Marco Vannini con il montaggio di alcune intercettazioni di Federico Ciontoli. Questo “modus operandi” é proprio la rappresentazione plastica della lesione dei diritti dell’ indagato nella fase delle indagini. E’ proprio su questo pericoloso cortocircuito che intervenuto il decreto legislativo appena approvato sulla #presunzionediinnocenza
Fonte: Il processo mediatico

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