Il guerriero solitario. Trump e la mission impossible

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LUNEDÌ 19 OTTOBRE alle ore 21:00 in Lodi Liberale, nel 101* incontro è stato presentato il libro “Il guerriero solitario. Trump e la mission impossible” di Glauco Maggi insieme a GLAUCO MAGGI, Autore del libro e Giornalista; CLAUDIO PAGLIARA, Giornalista; STEFANO MAGNI, Giornalista.

 

Il tema della serata è stato Donald Trump, una figura controversa: questo libro, uscito nel mese di luglio del 2020, sfata una serie di luoghi comuni che sono stati promossi attraverso la campagna politica anti trumpiana. Il libro spiega come funzionava la politica americana all’epoca di Trump con le diverse sfaccettature degli USA, dal sistema sanitario al BLM. L’autore racconta i successi economici dei primi 3 anni di Trump fino al Coronavirus. Trump viene presentato nel suo atteggiamento rispetto alla politica Israelopalestinese, e in riferimento ad una serie di idee che vanno dal muro del Messico alla politica energetica, ha introdotto la serata Lorenzo Maggi, presidente di Lodi Liberale.

“Reagan, quando nel 1980 doveva scalzare Carter dalla Casa Bianca, escogitò una battuta molto semplice – Ma voi state meglio adesso o 4 anni fa – e quando gli americani furono messi davanti all’inflazione, risposero, il risultato fu una grande vittoria da parte di Reagan. La domanda è entrata a pieno titolo nel carnet dei politici, ripetuta ogni qual volta un presidente deve far vedere il suo bilancio.” Con questa forma esplicita la cittadinanza si trova ad esprimere il proprio benessere. In USA il 56% stava meglio con Trump che non prima. Un apprezzamento del genere non era stato espresso nemmeno per Bush e per Obama. E’ quanto sostiene l’autore del libro, Glauco Maggi, presentando il suo scritto.

Secondo l’autore del libro il primo nemico di Donald Trump, oltre ai media, sarebbe lo stesso carattere che ha, che non è contenibile: invasivo, compulsivo e istrionico ha finito per dividere l’America tra fans e detrattori.

Droga, ghetti, degrado, sono alcune delle situazioni che Trump ha cercato di affrontare per mettere insieme un sistema economico che, con il First Step Act e le Opportunity Zones, avrebbe dovuto rimettere in gioco le aree escluse dal sistema sociale. Il problema della criminalità afro e ispanica è sentito molto di più nelle zone come Baltimora, Chicago, che non nelle zone ricche dei bianchi, dove la microcriminalità straniera quasi non esiste. Ha sintetizzato Glauco Maggi.

Non c’è spazio in America per l’odio e l’intolleranza e come ho detto molte volte, non importa il colore della pelle, perché noi viviamo sotto la stessa legge, la stessa bandiera e siamo stati tutti creati dallo stesso dio onnipotente. Siamo uguali di fronte a dio, alla legge e alla Costituzione”. Donald Trump

“In politica estera Trump ha smosso dossier molto importanti, eredita da Obama una crisi aperta, una situazione ormai insostenibile e un immobilismo ormai ultradecennale: parliamo di Korea del Nord, Cina e Medioriente rispettivamente. La crisi Israelopalestinese in particolare, che da 20 anni segna il passo. La politica estera di Trump è non convenzionale, ma è riuscita a smuovere le cose, evitando una crisi acuta, la crisi nucleare.” E’ quanto sostiene Claudio Pagliara, giornalista.

“Trump e Kim si sono incontrati diverse volte, Trump è riuscito a smuovere le acque al punto di farsi rispondere via mass media, che non era mai successo. I test atomici di Kim sono stati congelati e sospesi!” Ha detto.

“La Cina, invece, nel periodo in cui ha governato Trump, era senz’altro molto più aggressiva che non prima, arrivando nel cuore dell’Europa, in Sud America, in Medioriente, in Africa: anche questo è stato in qualche modo elaborato da Trump, grazie al mainstream finanziario ed industriale americano, resosi conto che gli affari con la Cina hanno controindicazioni maggiori rispetto al vantaggio immediato – dice Pagliara – mentre la Cina stava tramando con una formale accoglienza pomposa onoraria, Trump decideva di dare il via a una disfida commerciale, per poter tornare a trattare mantenendo in vita contestualmente gli interessi dell’enorme mole economica localizzata proprio lì”. I dazi reciproci sono stati sempre più alti. I vantaggi iniziali delle trattative si sono poi gradualmente sgretolati, anche per colpa del virus.

“In Medioriente Trump è tornato alle tradizionali alleanze, rispetto all’Iran ha scardinato l’idea che per poter far passi avanti nella pace bisognasse prima risolvere la questione palestinese. Le mosse di Trump, con il riconoscimento di Gerusalemme come capitale, il piano di pace, hanno prodotto dei successi. Gli accordi di Abramo con una parte importante dei paesi del Golfo e in più il placet dell’Arabia Saudita preludono al fatto che essa stessa potrebbe entrare in questo schema.” Secondo Claudio Pagliara.

Un Trump che probabilmente non si aspettavano nemmeno i sostenitori?

“Molti Repubblicani americani non hanno mai riconosciuto Donald Trump come il loro rappresentante, ad esempio i neoconservatori, non lo hanno mai accettato, come anche l’ex presidente Bush, che ha fatto capire di non aver mai scelto Trump, Colin Powell, ex Segretario di Stato nell’amministrazione Bush, etc… che non hanno mai appoggiato Trump, anzi, sono intervenuti contro di lui. All’epoca delle primarie effettivamente Trump si è comportato come anomalo, in passato incline alle politiche antiglobalizzazione, con un linguaggio atipico per i Repubblicani, sostanzialmente troppo moderno e impuro.” E’ quanto ha spiegato Stefano Magni, commentando il modo in cui è stato recepito il vincere di Trump alle Primarie.

Trump a sorpresa invece ha realizzato una serie di iniziative repubblicane che erano rimaste inespresse durante le amministrazioni Bush. Per quanto riguarda le campagne contro l’aborto invece Trump ha preso una posizione netta e chiara senza precedenti, partecipando alla Marcia per la Vita, rinforzando il legame con la destra religiosa americana.

“Oltre alla Rivoluzione fiscale, oltre ad aver raggiunto quasi il 3% di crescita anche se non su base annua, Trump ha effettuato alcune operazioni in merito al sistema giudiziario. Durante i 4 anni di Trump sono stati sostituiti circa 200 Giudici Federali e Trump li ha scelti dalla Scuola Giuridica della Federalist Society, una scuola giuridica conservatrice, un fatto che condizionerà con l’originalismo e il testualismo, gli anni a venire” ha detto Magni.

L’America rimane comunque divisa tra chi ha osservato Trump e chi invece pensa che egli sia stato il peggiore presidente di sempre nella storia degli Stati Uniti d’America. E del resto in questa ultima elezione abbiamo i mass media contro Trump e specialmente i social media contro Trump, contestualmente i giornalisti non hanno mai desistito dall’essere opposizione al Governo, ammettendolo direttamente, di aver tralasciando l’oggettività rispetto alla politica intesa come partigianeria. Per il giornalismo americano essere contro Donald Trump era una specie di missione di battaglia in questi ultimi mesi.

Il caso Stati Uniti d’America, stampa e Donald Trump rappresenta un esempio plateale della morte del giornalismo. In questo senso quindi – nonostante la qualità indiscussa in altri campi – questo vigore fazioso è un elemento insalubre per i diversi network.

 

A cura di Martina Cecco

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