Iran: in coma la Guida Suprema Khamenei?

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di Luca Martinelli

Voci non confermate danno la Guida Suprema iraniana, l’Ayatollah Ali Khamenei, in coma, se non addirittura defunto. A parlarne è il giornalista neo-con Michael Ledeen, che a sua volta cita una fonte “anonima ma affidabilissima” presente sul posto.

Una parziale conferma viene da un giornalista iraniano rifugiato in Svizzera, che riporta di “violenti attacchi” dei basiji alle auto che festeggiano a suon di clacson. Ma a dire il vero, non è la prima volta che Ledeen dà per defunto il leader iraniano: già nel gennaio 2007, il giornalista statunitense annunciò la possibile morte di Khamenei.

Stavolta Ledeen parla di un collasso improvviso, dovuto all’aggravarsi delle condizioni di salute del 70enne leader. Hanno pesato le tensioni seguite alle ultime elezioni e la perdita progressiva di consenso presso l’Assemblea degli Esperti, l’organo che vigila sul rispetto delle norme islamiche e che avrebbe potuto metterlo sotto impeachment solo pochi mesi fa, per un appoggio un po’ troppo esplicito ad Ahmadinejad. Escluse “cause esterne” come un avvelenamento.

Che sia o meno “nelle mani di Allah”, resta aperto il dibattito su chi debba succedere alla attuale Guida Suprema. E i giochi sono molto più aperti di quanto possa sembrare: l’ex-presidente Rafsanjani, in qualità di presidente dell’Assemblea degli Esperti, sarebbe il naturale successore, seppure ad interim, in caso di decesso della Guida Suprema.

Secondo la Costituzione iraniana, l’Assemblea degli Esperti elegge la Guida Suprema – e questo potrebbe trasformare da temporaneo a definitivo l’incarico all’ex-presidente, che gode di grande sostegno all’interno dell’Assemblea. In realtà, però, non si sa quanto Rafsanjani – vale la pena ricordarlo, oppositore del Presidente Ahmadinejad – possa essere un nome spendibile.

Anche perché c’è chi teme che possa esserci un colpo di mano da parte delle Guardie e di Ahmadinejad, con l’imposizione del figlio di Khamenei (di cui si dice che abbia brigato molto, negli ultimi mesi, affinché la successione rimanga “in famiglia) e con la formalizzazione del sempre maggiore potere dell’ala militare del regime.

Nel frattempo, la tensione a Tehran torna a salire, indipendentemente dalla lotta per il potere: una manifestazione alla facoltà di ingegneria dell’Università di Azad è stata dispersa e 10 manifestanti arrestati.

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