Grecia: riassetto della radio-televisione pubblica e nuovo Esecutivo

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NINNI RADICINI

Governo di Nuova Democrazia e Pasok dopo l’uscita di Sinistra Democratica

La decisione del primo ministro ellenico Antonis Samaras di chiudere la ERT – Radio-Televisione Ellenica ha determinato la presa di posizione contraria della maggioranza della opinione pubblica, dei sindacati, dei partiti di opposizione e di Pasok – Movimento Socialista Panellenico e Dimar – Sinistra Democratica, che insieme a Nuova Democrazia (il partito di Samaras) hanno composto dallo scorso anno la maggioranza di governo. I canali televisivi e le trasmissioni radiofoniche di ERT sono stati spenti dall’11 giugno, anche se alcuni dipendenti hanno continuato a trasmettere via Internet. Subito dopo la dichiarazione del premier, Evangelos Venizelos, presidente del Pasok, ha chiesto un incontro immediato dei tre leader dei partiti dell’Esecutivo; Fotis Kouvelis, presidente di Dimar, ha invece chiesto che qualsiasi riforma relativa alla ERT sia sviluppata tenendola in funzione (ERT ha iniziato le trasmissioni radiofoniche nel 1938 e quelle televisive nel ’66).

La sorpresa per la chiusura di ERT è stata amplificata dalla dichiarazione successiva con cui è stata annunciata la nuova emittente radiotelevisiva nazionale, a cui è stato il nome di Nuova Radio, Televisione e Internet Ellenica (NERIT), indipendente e finanziata con il canone. Secondo le prime indicazioni potrebbe iniziare a trasmettere entro fine agosto, con circa mille dipendenti e un risparmio di un terzo di finanziamento statale. I dati del governo rilevano che ERT complessivamente ha raggiunto un costo di 300milioni di euro l’anno.

Samaras ha proposto la formazione di un comitato che sviluppi la struttura della nuova emittente e la nomina di un vice ministro con l’incarico di supervisore. Contrari al progetto i partiti di opposizione. Alexis Tsipras, leader di Syriza – Coalizione della Sinistra Radicale, ha visitato la sede di ERT e, subito dopo l’annuncio di Samaras, ha chiesto un incontro con Karolos Papoulias, Presidente della Repubblica. Dimitris Koutsoumpas, segretario generale di KKE – Partito comunista, ha espresso l’idea che la chiusura di ERT porti a un trasferimento della proprietà pubblica dell’emittente ai privati. XA – Alba Dorata ha notato che, essendovi tra i motivi della decisione di Samaras il contenimento della spesa pubblica, allora si dovrebbe iniziare dagli stipendi dei deputati e dei dirigenti pubblici, e dal finanziamento ai partiti.

Oltre che in Grecia, vi sono state prese di posizione contrarie in sede comunitaria. La Commissione Europea, che insieme a BCE e Fmi sta gestendo il piano di salvataggio della Grecia – ha dichiarato di non aver richiesto la chiusura di ERT. Martin Schulz (Spd – Partito Socialdemocratico Tedesco), Presidente del Parlamento Europeo ha chiesto la riattivazione dell’emittente, così come Jean-Paul Philippot, Presidente della European Broadcasting Union (a cui aderiscono aziende radio-televisive di Stati della Unione Europea o in corso di negoziato per l’ingresso, e di prossimità con l’Europa), che ha sottolineato come sia la prima volta di una misura di questo tipo in Europa. Per Wilfried Martens, presidente del PPE – Partito Popolare Europeo (a cui aderisce Nuova Democrazia), l’origine della questione ERT è nella mancata ristrutturazione negli anni scorsi.

Varie rilevazioni condotte subito dopo l’annuncio di Samaras hanno indicato la contrarietà alla decisione da parte della maggioranza degli intervistati, con percentuali intorno al 65%. Più incertezza invece sui sondaggi pre-elettorali. Quello realizzato da VPRC trova in vantaggio Syriza con il 29% (ND al 26.5%); in quello di Public Issue le parti cambiano con ND al 29.5% e Syriza al 27.5%. ND risulta in testa anche nel sondaggio di Kapa Research ma con percentuali inferiori (ND 21.4%, Syriza 21.1%).

Il 17 giugno, a seguito del ricorso presentato dal sindacato che rappresenta i lavoratori di ERT, il Consiglio di Stato – la più alta corte amministrativa ellenica – ha stabilito che il governo, pur decretando la chiusura di ERT, non può interromperne il segnale, dovendo mettere in atto quanto necessario alla ripresa della programmazione, utilizzando la propria frequenza, fino alla messa in onda della nuova emittente pubblica nazionale. Questa sentenza ha però avuto interpretazioni differenti. Mentre Samaras prosegue nel suo progetto, Kouvelis ha contestato il premier per la decisione considerata unilaterale e Venizelos ha dichiarato che quanto stabilito dalla Corte corrisponde a quanto sostenuto da Pasok. Il 19 giugno, prima del vertice di maggioranza a tre, si è svolto un incontro tra Venizelos e Kouvelis per stabilire una linea comune. La riunione dei tre leader – la terza in una settimana – è stata poi aggiornata al giorno seguente.

Il 20 giugno, all’Assemblea Nazionale un emendamento presentato da KKE per annullare il decreto di chiusura di ERT non è stato accettato da governo, poichè avrebbe avuto ripercussioni sul bilancio statale violando quanto previsto dalla Costituzione. A quel punto, per protesta, i deputati di KKE, Syriza e AE – Greci Indipendenti sono usciti dall’aula. Al successivo vertice di governo, Samaras ha proposto l’assunzione di 2000 dei 2656 dipendenti di ERT con tre mesi di contratto (Pasok ha accettato questa linea); Kouvelis ha invece chiesto il reintegro di tutti i dipendenti. A seguito della divergenza, il 21 giugno Dimar ha annunciato l’uscita dal governo dei suoi due ministri (Riforma Amministrativa e Giustizia) e due vice ministri (Sanità e Istruzione). L’indebolimento del governo ha determinato una perdita del 6% in Borsa e un aumento dei rendimenti sui bond saliti all’11% dall’8% di una mese prima. Dal primo piano di salvataggio nel 2010, la Grecia ha già perso 128mila dipendenti pubblici (su 150mila che la Ue/Bce/Fmi ha chiesto di far uscire dal settore pubblico). Il settore ha peraltro già visto un ridimensionato da 970mila lavoratori nel ’09 a 650mila attuali.

La nuova maggioranza a due – ND e Pasok – senza i 14 deputati di Dimar può adesso contare in 153 seggi su 300 nell’Assemblea Nazionale (125 ND; 28 Pasok), più alcuni deputati indipendenti. Kouvelis non ha però chiesto elezioni anticipate, prospettando che continuerà a domandare al governo soluzioni per la crisi. A sua volta Samaras ha rilanciato la necessità di proseguire con l’attività dell’Esecutivo fino al completamento della legislatura iniziata nel giugno ’12 quando, dopo due elezioni nell’arco di un mese, si formò la coalizione Nd-Pasok-Dimar, che nonostante varie divergenze, ha avuto come denominatore comune la prosecuzione del piano di salvataggio e la permanenza della Grecia nella Eurozona.

Il 24 giugno, a seguito dell’incontro tra Antonis Samaras e Evangelos Venizelos, è stato deciso un rimpasto di governo. Il nuovo Esecutivo è composto da 42 tra ministri e vice ministri, il 75% dei quali di ND. In particolare, Venizelos, oltre che vice primo ministro, è stato nominato nuovo ministro degli Esteri al posto di Dimitris Avramopoulos (ND) che passa alla Difesa. Pasok ottiene inoltre i ministeri dell’Ambiente e dei Trasporti; ND invece quello della Sanità, della Riforma Amministrativa. Tra i 19 nuovi ministri, Kyriakos Mitsotakis (Riforma amministrativa), figlio di Konstantinos Mitsotakis, già primo ministro (1990-93) e personalità storica di ND. Pantelis Kapsis, vice ministro per l’Emittenza Pubblica, gestirà la questione ERT. Secondo le valutazioni del sindacato dei lavoratori della radio-televisione ellenica, la chiusura dell’emittente, i licenziamenti, la cancellazione di contratti e le perdite derivanti dalla mancata trasmissione di programmi costerebbe tra i 300 e i 500 milioni di euro.

Dopo il giuramento del nuovo governo, officiato dall’Arcivescovo Ieronymos II, il premier ha convocato i ministri e stabilito i primi traguardi da raggiungere, ovvero il completamento dei negoziati con Ue/Bce/Fmi per la prossima rata del piano di salvataggio (8.1 miliardi di euro), evitare nuove misure di austerità, arginare la disoccupazione e il raggiungimento di un avanzo primario già nel 2013.

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