C’e’ bisogno di una controriforma

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“C’è bisogno di una riforma strutturale del sistema finanziario, di una vera e propria Controriforma Bancaria, e Trento è il luogo appropriato per lanciarla, visto il suo passato storico di centro del Concilio”. Così ha esordito Andy Haldane, direttore esecutivo della stabilità finanziaria della Banca d’Inghilterra, nella lecture “La grande onda”, organizzata a Palazzo Geremia da Inet, l’Istituto per la New Economic Thinking.

Inet è nato nel 2012 su iniziativa di un team di economisti guidato da George Soros, per incentivare lo sviluppo di un nuovo pensiero economico capace di proporre delle soluzioni per le grandi sfide dell’economia mondiale. Per Haldane il cuore della crisi consiste nell’effetto del “too big too fail”, ovvero nel percorso evolutivo mastodontico che le banche hanno vissuto a partire dagli annì70 a oggi. Riformare le banche per evitare che diventino dei ‘Godzilla o ‘King kong’ del sistema finanziario mondiale, tanto da richiedere l’intervento dei Governi, perchè il loro fallimento farebbe fallire il Pil e l’economia interna di un Paese, è il compito che Haldane affida ai giovani, perchè molto complesso e lungo.

Per Andy Haldane, membro dell’Interim Financial Policy Committee della Bank of England, e anche membro del Comitato di Basilea, esiste tutt’ora il rischio dei subprime, del denaro facile dato per i mutui. Potremo quindi rivivere la crisi del 2008, che ha portato al crollo di grandi banche come la JP Morgan Chase, che per essere salvata ha richiesto un massiccio intervento della Federal Reserve americana. Per salvarci c’è bisogno di riforme strutturali complesse e lunghe, che per prima cosa eliminino il concetto di “too big too fail”.

Non si può permettere che crescano cordate di banche, titani della finanza, che implicitamente si basano sui sostegni governativi finanziari, creando così utili giganteschi. Per spiegare un argomento complesso Haldane si è anche affidato alla metafora del cane e del freesbee. La traiettoria del freesbee è di difficile previsione perché troppi fattori la condizionano, ma il cane ha più probabilità dell’uomo di prenderlo. In modo analogo risolvere il problema di banche troppo grandi per essere lasciate fallire o per mettere in prigione i dirigenti, non si può risolvere in modo semplice.

Lo testimoniano gli atti di Basilea 1, 2 e 3, che comportano migliaia di pagine scritte per il regolamento di attuazione. Fatto sta che per Haldane bisogna subito mettere limiti alle dimensioni delle banche, bisogna separare quelle di investimento da quelle di deposito, evitare che gli Stati rischino il crollo interno per evitare il fallimento delle loro banche, come Spagna, Iralnda, Islanda e Cipro testimoniano. “Le regole della finanza moderna sono troppe complesse, non si può combattere la complessità con la complessità, ci vogliono norme semplici- ha osservato Andy Haldane – c’è molto da fare ancora per scongiurare crisi analoghe a quella del 2008, che non potremmo più permetterci”. ‘

Le agenzie di rating, ad esempio, – ha specificato – reggono il sistema di “too big too fail” perché i loro parametri registrano, se una banca è così grande da richiedere implicitamente gli aiuti governativi, creando la spirale maledetta tra stati sovrani e le banche. Le soluzioni sul tavolo dell’accademia sono: inserimento di capitale e percentuale di patrimonio di garanzia di una banca, la possibilità di liquidare un istituto finanziario in crisi, misure strutturali che coinvolgano i creditori stessi nel risanamento, trattando la banca come fosse un’azienda in fallimento’. “Oggi voglio solo la lanciare i termini della riforma – ha concluso Haldane – i risultati delle prime contro misure ancora non sono soddisfacenti. Il lavoro è in sospeso e non sta a me, vecchio e stanco proseguire, ma sta a voi giovani completarlo”.

Web: www.festivaleconomia.it – Twitter: @eco

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