Democrazia e voto: 5 partiti che pensano in grande, meditando il da farsi

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MARTINA CECCO

E se gli inglesi ci augurano di uscire dall’euro per scappare dalle banche c’è da pensare che dobbiamo prendere una decisione morale importante, subito: niente papa, niente capo della polizia e niente Governo .. in effetti non resterebbe che attaccare le banche e poi sarebbe chiusa, la partita, si intende, quella che si sta giocando ai livelli più alti dei nostri poteri, insomma il sistema che dovrebbe essere perfettibile.

Un esempio di enorme spiegamento di forze democratiche, quello dell’Italia, che ha al suo attivo 5 partiti: il partito degli astensionisti, quello del centro destra, del centro sinistra, della protesta e della sovranità amministrativa. Il dolore più grande, quello di chi crede ancora nel voto e sa, sa che chi non ha votato non lo ha fatto per disattenzione, bensì perché non poteva e non voleva votare questa classe dirigente, che non gli appartiene o a cui non si sente di appartenere, generazione e appartenenza, non si costruiscono col quaqquaraquà di taluno o talaltro, ma con azioni e gesti rinfrancanti e decisionali, che evidentemente, non ci sono stati o non abbastanza.

Il dovere di un buon osservatore è tuttavia quello di cercare di mantenere la calma e di riflettere su ciò che è accaduto, per cui la più semplice delle constatazioni: nonostante delle buone riprese in colpo di coda il crollo della destra tradizionale che è collassata su M5S e della sinistra tradizionale che ha perso il fantomatico fanalino di coda del comunismo alla “vecchia” per il moderno “sinistrismo liberale”, una riduzione dovuta a queste primarie chiuse, che hanno escluso la mediazione per puntare alla essenzialità.

Il risultato della peggiore delle campagne elettorali di mai, in Italia, dove il rispetto ha lasciato il posto al dispetto, tra intrallazzi e gesti inconsulti, ma che vergogna, ma che vergogna, ma riflettiamo a che cosa studieranno i nostri nipoti sui libri di storia: la prima campagna elettorale giocata tra piazze, internet, letterine pubblicitarie, vallette, staffette, ahi, che nostalgia i buoni e vecchi saggi programmi, con tanto di tabellone, quando per andare a votare si usava l’abito buono e fino all’ultimo era ancora importante avere in mente punto per punto il “programma”. E che dibattimento. Passato remoto, che non torna, perché bisogna adeguarsi, tra candidati, nonostante l’ammirevole campagna delle primarie, fagocitata dalle parlamentarie, insomma stravolta per chiudere in una debaclé che lascia un po’ amareggiati. Perché ci hanno provato a essere seri, ma in Italia c’è sempre qualcosa per cui gli sforzi cadono nel vuoto e così esce la rabbia. Eccolo il Boom di Beppe Grillo, eccola la rabbia che scoppia ovunque, ecco tutto.

Non è un delitto se per una volta la democrazia del voto rispecchia il popolo italiano, a scapito di una semplicistica governabilità immediata, poiché FARE è un trend, uno stile, insomma una politica alla moderna, che si concentra sui problemi e che li affronta, alla fiducia, al voto. Mentre viene scritto, questo articolo, non ha ancora la luce della formazione sostanziale del nuovo Governo, non sappiamo se sarà un governicchio, un governone, un’assemblea governativa, non abbiamo in mano ancora nulla.

Il governo di stabilità? Per il momento si stanno levando le pulci, in Parlamento, prima di prendere posto a sedere, si gonfiano i petti e si lisciano le piume, per cercare di capire fino a dove si può arrivare. M5S attacca, Bersani programma, Monti non si lascia più intendere, Berlusconi già parla, da solo, delle prossime giornate al Governo, così, parlano da SOLI i nostri leader .. forse a quel famoso V partito, che non li ha votati e che tutt’ora li sta a guardare come se fossero dei piccioni nel parco, piccioni nervosi.

Il programma? PD e PDL sono d’accordo solo sulla realizzazione della Torino – Lione, ma entrambi sono restii al consumo di territorio naturale, insieme sono impegnati per lo sviluppo delle energie rinnovabili, e per la privatizzazione o liberalizzazione di servizi pubblici come ospedali, scuole e uffici di vario genere. Sarà questo il programma per la prima parte del mandato? Bersani non ha parlato di nessuna di queste cose nel suo primo discorso alla stampa, ma di sostanziali modifiche alla legge elettorale, alla pubblica amministrazione, e grandi manovre e riforme di questo genere. Insomma siamo già in pieno volo.

Secondo l’Europa siamo il frutto di una politica giocata tra politici e clown. E alcuna critica verso Monti, come mai? Si salvi chi può, il giudizio nordico non è particolarmente importante, oggi, se non per capire che forse a loro non importa affatto sapere che questa classe politica descrive l’Italia, che una fetta consistente di elettorato soffre la povertà, che una fetta altrettanto grossa di elettorato soffre il digiuno politico e che infine una fetta ancora più grossa è lì che osserva e che spera in un miglioramento, nella stabilità di governo, nella risposta alle aspettative e ai bisogni del paese. Insomma .. restare o scappare dall’Europa? C’è già chi si chiede se non convenga proprio lasciare l’Italia, per lavorare seriamente e avere un futuro, non c’è da meravigliarsi o da fare cattiva opinione.

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