Il boom di Grillo e il “plin plin” di Bersani

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GASPARE SERRA

Le elezioni amministrative (le prime dell’era post berlusconiana -a proposito: chi ha più notizie del Cavaliere?-) hanno avuto un effetto “deflagrante” sul sistema politico italiano.
Il voto (e il non voto) degli Italiani si è abbattuto sui partiti come uno “tzunami democratico”, rischiando -ancor più col probabile ritorno dell’onda lunga grillina alle politiche- di spazzare via dalla scena molte “prime donne” di questa giovane morta Seconda Repubblica.
Ciò che più preoccupa la Casta, nondimeno, è la sopravvenuta consapevolezza di come questa scossa possa essere solo la prima di una lunga serie di “terremoti politici” dalle conseguenze imprevedibili!

PRIMO “BOOM!”

Disfatta per la Lega, schiacciata dal peso dell’oro del tesoriere Belsito e dalla beffa di dover giustificare stravaganti investimenti in Tanzania e miracolose lauree albanesi!
Unica affermazione di rilievo quella del “barbaro sognante” Tosi a Verona (in realtà anch’essa uno schiaffo per il Senatur, trattandosi del successo personale del primo degli oppositori interni al Capo!).
Per il resto, crollo dei consensi e macerie politiche:
– sconfitta al primo turno in città come Legnano (storica sede del Carroccio) e Sarego (sede del Parlamento Padano, dove si è insediato il primo sindaco grillino d’Italia!);
– e disfatta anche al secondo, dove la Lega ha perso in tutti e 7 i capoluoghi in cui aveva conquistato il ballottaggio, tra cui Monza (ovvero sede distaccata dei fantomatici Ministeri di Roma tanto reclamati da Bossi) e Cassano Magnago (città natale del Senatur).
Oggi i consensi del Carroccio si attestano attorno al 5%, anche meno stando ai sondaggi (contro l’8% delle ultime elezioni politiche e il 10% delle europee).
Riuscirà l’incoronato Maroni nell’impresa titanica di rianimare un movimento indipendentista e legalitario scopertosi d’improvviso centralista e ladrone?

SECONDO “BOOM!”

Tracollo per il Pdl, accomunato al suo leader da uno stesso destino decadente.
Sia l’“imbarazzante scomparsa” del Cavaliere (sparito dalla scena pubblica pur di togliersi dall’incombenza di dover commentare l’annunciata sconfitta) che la sua “ingombrante eredità” politica (un Paese “rimasto al palo” dopo un ventennio berlusconiano) hanno inevitabilmente pesato sui destini del Partito.
Non sorprende, allora, come quello che si vantava d’essere il primo partito d’Italia si sia ridotto in molte città a non raggiunge nemmeno percentuali di voto in doppia cifra o ad essere scavalcato dal neonato Movimento Cinque Stelle!
Per citare qualche dato:
– sui 15 capoluoghi chiamati al voto in precedenza amministrati dal centrodestra, il Pdl ne ha mantenuti appena 6;
– e sui 98 comuni non capoluogo superiori a 15 mila abitanti dove si è votato, il Popolo della Libertà si è confermato alla guida della città solo in 33.
Sorprendente, in particolare, i responsi di Parma e Palermo: nei due capoluoghi amministrati dal centrodestra, il Pdl non è riuscito nemmeno a conseguire i ballottaggi!
La prima preoccupazione di Alfano è stata “minimizzare” la debacle elettorale, annunciando la più grande novità nella politica italiana degli ultimi anni.
Quale altra sorpresa attenderci dal Cavaliere (dopo la nascita del “partito di plastica” e la sua trasformazione nel “partito del predellino”)?

TERZO “BOOM!”

Grande fiasco anche per il Terzo Polo, passato dal ruolo di “ago della bilancia” tra i due poli ad anonimo protagonista di un’esclusiva puntata di “Chi l’ha visto?”.
Il grande Centro sognato da Casini si è ristretto ad un “centrino”: una coalizione di partiti ad personam (l’Udc, il Fli e l’Api) incapace di tener testa persino al novellino Movimento Cinque Stelle!
I moderati, finiti “sotto un cumulo di macerie” -parole di Casini-, pensano adesso a come riscattarsi…
Che si punti a riesumare dalle urne (cinerarie) della Prima Repubblica una nuova Democrazia Cristiana?

QUARTO “BOOM!”

Il vero exploit di queste elezioni è quello del Movimento Cinque Stelle, presentatosi nelle vesti di una “Lista civica nazionale” al di fuori delle logiche di partito.
Quattro, alla fine, i sindaci eletti, e ballottaggio sfiorato per un soffio a Genova.
Il Movimento ha raggiunto una media di voti che si attesta attorno all’8-10% (con numerosi sondaggi che, in vista delle prossime politiche, lo collocano tra il 12 e il 18%, proiettandolo come possibile secondo partito nazionale!).
Sorprendente, in particolare, la conquista del Comune di Parma, dove una sciagurata amministrazione di centrodestra (che ha lasciato in eredità 600 milioni di euro di debiti!) non è bastata all’opposizione di centrosinistra per conquistare la fiducia dei cittadini.
Un “boom!” tanto eclatante quanto non più trascurabile…
Qualche eco sarà finalmente giunto anche alle “orecchie presidenziali”???

…E IL “PLIN PLIN” DEMOCRATICO!

E il Pd?
Più che “boom, boom!” il Partito Democratico sembra aver fatto “plin plin”!

Si sono sprecati i giudizi entusiasti o quantomeno rassicuranti dei dirigenti del Partito: da quello del presidente Rosy Bindi (pronta a minimizzare i risultati di Parma e Palermo, elencando prosaicamente tutti i paesini più sperduti d’Italia dove il Pd potrà vantare di aver piantato una bandierina!) a quello del segretario Bersani (dettosi certo di poter affermare che il Pd ha vinto le elezioni “senza se e senza ma!”).
I freddi numeri, in effetti, certificano un’indiscutibile vittoria elettorale del centrosinistra:
– dei 26 capoluoghi in cui si è votato, 15 sono stati aggiudicati dal centrosinistra (rispetto agli 8 precedenti);
– e dei 157 comuni non capoluogo superiori ai 15 mila abitanti chiamati al voto, 96 sono stati vinti sempre dal centrosinistra (contro i 58 precedenti).

Ma questa vittoria “elettorale” certifica anche una vittoria “politica” del centrosinistra?
Il centrosinistra si conferma unica, vera, valida, forte alternativa al centrodestra agli occhi degli elettorati?

Guardiamo alla sostanza.
Quattro erano i “test elettorali” di un qualche rilievo nazionale: le elezioni a Palermo, Parma, Genova e Verona.
Com’è uscito da queste prove il Pd?
A ben vedere, nessuna è stata superata a pieni voti!

Il Partito Democratico:
1- non è stato in grado d’indicare un candidato vincente a Genova (il sindaco Doria, premiato dalle primarie, non è certo espressione del Pd!);
2- non è stato capace di “segnare un gol a porta vuota” a Parma (il candidato democratico, già presidente della Provincia, è stato clamorosamente battuto al ballottaggio da uno sconosciuto bancario grillino, Pizzarotti!);
3- non ha avuto la forza quantomeno d’impensierire l’annunciata vittoria del sindaco Tosi a Verona;
4- e non è riuscito a strappare Palermo né a un centrodestra ormai allo sfascio né all’ex alleato Leoluca Orlando (pur avendo il facile pretesto di poterlo accusare di aver tradito lo spirito delle primarie e di non essere certo la risposta alla richiesta di rinnovamento della classe politica!).

La vera “sconfitta politica” del Pd, inoltre, è evidenziata da altri impietosi dati, per i quali:
1- da un lato, il primo partito d’Italia si è confermato quello degli astenuti (al secondo turno, quasi 1 elettore su 2 ha preferito restare a casa; l’astensionismo, forse per la prima volta, si è presentato più al nord che al sud; a Genova, in particolare, al ballottaggio solo il 39% degli elettori hanno scelto il proprio Sindaco!);
2- dall’altro lato, il Pd non è stato minimamente capace di riempire il “vuoto politico” lasciato dal centrodestra, di attrarre consensi al di là del proprio bacino elettorale di riferimento (a fronte dell’“emorragia di voti” della Lega e del Pdl, il Pd non ha accresciuto i propri);
3- e, per di più, anche il Partito Democratico ha visto erosi i propri consensi dall’espansione del Movimento Cinque Stelle.

L’esercizio yoga in gran voga tra i dirigenti del Pd (elencare come un “mantra” le vittorie in tutte le decine di comuni medio-piccoli conquistati dal Partito) può aver l’effetto consolatorio di una zolletta di zucchero utile a togliere l’amaro in bocca ma non può, al contempo, cancellare la realtà di un Paese che ha voltato le spalle al centrodestra senza per questo consegnarsi al centrosinistra!

C’è ben poco di cui stare sereni, dunque, in vista delle prossime elezioni politiche.
E se i partiti non saranno in grado di riformarsi e rinnovarsi in gran fretta, la “bomba elettorale” innescata a Parma rischia di non essere affatto l’ultima, bensì solo la prima di una lunga serie di deflagrazioni destinate a cambiare “contenitori e contenuti” nel marasma politico italiano…

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