L’uva acerba della Lega

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di GIORGIO LUNELLI

Fedro l’aveva spiegata con l’immagine dell’uva diventata troppo acerba per la volpe che non riusciva a raggiungerla. Cosi la Lega si arrampica oggi sugli specchi per dare una spiegazione plausibile a quello che – anche ad una semplice lettura distratta, senza tirare in ballo il buon senso – appare come una sconfitta.

Nella campagna d’inverno contro le Comunità di Valle, in val di Fassa, la Lega non é riuscita, infatti, a raccogliere le firme necessarie per il referendum abrogativo contro l’Organismo istituito – con apposita legge – nella valle dei ladini. Non ci sono riusciti. Punto.

Hanno invece raccolto le firme per il referendum contro l’altra legge provinciale che istituisce tutte le altre Comunità. Novemila firme non sono poche. Ma neanche tante, considerando che l’anno scorso, quando si é votato per la prima volta, sono stati quasi 150 mila i cittadini trentini che si sono recati alle urne.

In tutte le Comunità (tranne in quella della val di Sole) il Carroccio aveva presentato il proprio simbolo e il proprio candidato presidente. Hanno fatto campagna elettorale, i leghisti trentini. Allora, probabilmente, in queste nuove realtà, ci credevano. In val di Cembra, candidato presidente si era presentato il consigliere provinciale Mario Casna, capolista addirittura il Capogruppo Alessandro Savoi. Ma nonostante tutti gli sforzi e nonostante la messa in campo di nomi di primo piano del partito, per la Lega non era stata una tornata elettorale positiva. Anzi.

Forse é per questo che oggi hanno deciso di chiedere l’abolizione di questi organismi che sono frutto della capacità dell’Autonomia di darsi nuovi strumenti di partecipazione e di autogoverno: per competenze trasferite dalla Provincia (nella logica della sussidiarietà) e per compiti di gestione unitaria di competenza dei comuni. Alla Lega tutto questo non piace, non piace più. Con buona pace del federalismo che probabilmente anche i leghisti sanno declinare solo in chiave di nuovo centralismo padano.

E’ un gioco pericoloso, quello della Lega. Che in val di Fassa ha, però, dovuto prendere atto che non si può sempre far strali della vocazione di un territorio e di una comunità. Il Trentino è sempre stato una “Comunità di Comunità”: singole, distinte, orgogliose della propria identità. Ma unite.

E’ questo che la Lega non riesce a capire. Ed è questo – politicamente – l’aspetto più preoccupante: il tentativo di portare il Trentino fuori dalla logica della propria storia e farlo diventare terra da omologare con i territori della pianura. Dove tutto è diverso e dove , forse, è difficile comprendere la storia di una Terra tra le montagne che nei secoli ha rivendicato il diritto di darsi delle regole, di assumersi le responsabilità, di decidere il proprio destino. Ciò che noi vogliamo continuare a fare.

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