California: la minoranza repubblicana e il suo potere politico

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di DOMENICO MACERI

“Potrebbe essere la fine della mia carriera”. Parla Bill Emmerson, senatore repubblicano statale della California, mentre spiega la possibilità di essere scacciato dal suo partito per il semplice fatto di negoziare con il governatore sulla possibilità di aumentare le tasse.

Emmerson è uno dei cinque legislatori repubblicani che al momento sta consultando con Jerry Brown, il governatore del Golden State, per effettuare un referendum che estenderebbe le tasse ai californiani. L’estensione dovrebbe essere approvata dagli elettori a giugno permettendo al governo di colmare il buco di 26 miliardi di dollari non solo con tagli ma anche con un aumento alle casse del tesoro.
Emmerson e gli altri quattro “rinnegati” colleghi non aumenterebbero le tasse direttamente ma la sola idea di dare agli elettori la chance di farlo è anatema per i repubblicani.
Nella cultura repubblicana la sola questione di considerare di aumentare le tasse consiste di un atto di tradimento ai principi del partito. Quindi questi cinque repubblicani che stanno consultando con Brown sono “coraggiosi” ma allo stesso tempo cercano di spingere il governatore a ricompensarli con tagli alle pensioni degli impiegati statali ed anche un limite alle spese future dello Stato.

In effetti, i cinque stanno in un certo senso cercando di fare un compromesso per il bene dello Stato ma anche per i loro scopi politici. Si tratta dunque della democrazia in azione. In California però la democrazia non funziona bene per il semplice fatto che quando si tratta di questioni fiscali è necessario il 2/3 dei legislatori per approvare nuove leggi.
Nonostante la maggioranza in ambedue le camere il governatore deve dunque accedere ai capricci dei repubblicani. In effetti, il Gop, da partito di minoranza riesce a creare lo stallo nel governo. È avvenuto al livello federale nei primi due anni del governo di Barack Obama dove la minoranza repubblicana al Senato era riuscita a bloccare parecchi dei decreti che la Camera aveva già approvato.

In California, lo Stato più importante, con i suoi 38 milioni di abitanti ed un economia che rivaleggia quella di molti Paesi industrializzati, lo stesso stallo si sta verificando.
Alcuni dei leader repubblicani dello Stato però cominciano a preoccuparsi. Nonostante la conquista della Camera alle elezioni di midterm del novembre scorso, in California tutte le cariche principali sono andate ai democratici. Sfortunatamente però, per il partito dell’asinello, non si è raggiunta la maggioranza assoluta il che si è tradotto in un potere fuori del normale per il partito repubblicano.
La sconfitta del Gop in California non ha causato entusiasmo nei contributori politici soprattutto quando guardano anche agli iscritti del Partito Repubblicano il cui numero è sceso al 31% di tutti i californiani. I democratici hanno il 44% ed il resto sono dichiarati come indipendenti.

Un’altra nube nel clima del Partito Repubblicano in California è la continua ascesa del voto dei latinos i quali nell’ultima elezione hanno scelto i democratici in modo preponderante. In parte ciò si deve alla linea dura sul tema dell’immigrazione da parte dei repubblicani.
Alla recente convenzione statale del Partito Repubblicano vi è stato il solito entusiasmo ma in realtà forti preoccupazioni sono emerse. In parte ciò si deve alla pubblicità negativa venuta a galla quando alcune delle sedute sono state dichiarate chiuse alla stampa. Persino alcuni giornalisti di destra si sono ribellati. La parlamentare statale repubblicana Celeste Greig si è anche adirata dicendo che i repubblicani supportano il primo emendamento che garantisce la libertà di parola e stampa. Proibire la stampa dalle sedute è qualcosa che si fa in Paesi del terzo mondo.

Non tutto è negativo però secondo uno dei luminari repubblicani presenti alla convenzione. Haley Barbour, governatore del Mississippi e probabile candidato presidenziale, ha dichiarato che ciò che funziona “nel resto degli Stati Uniti può anche funzionare in California”. L’ultima elezione del novembre scorso nel Golden State lo contraddice naturalmente. In un certo senso, però, ha ragione. Nonostante la sonora sconfitta i repubblicani in California continuano a esercitare un potere che i loro numeri non rappresentano. Ciò è un vero talento che sfortunatamente potrebbe condurre a “tagli catastrofici” se l’estensione alle tasse non sarà approvata a giugno.
Chi lo ha detto? Non solo il governatore Jerry Brown. Lo ha anche dichiarato un legislatore statale della California, il senatore repubblicano Tom Berryhill. Non tutti i repubblicani sono irresponsabili.

Domenico Maceri, PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

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