Haiti: un anno dopo

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di PAOLA FERRARIO

Il 12 gennaio 2010 il terremoto sconvolgeva l’isola caraibica uccidendo 200mila persone.
Dopo il “goudou goudou”, come la gente del posto chiama il terremoto che ha sconquassato l’isola, lasciando alcune case perfettamente in piedi, altre sgonfiate come un soufflè, la morte ha colpito a caso. Questa morte si chiama colera.

Fin ora la malattia ha ucciso oltre 2.900 persone e ne ha contagiate 135mila, ma sono stime approssimative perché nelle campagne la gente muore senza entrare nelle statistiche.
Nei diversi centri arrivano tra le 70 e 90 persone al giorno. La mortalità, se la malattia è presa in tempo, è molto bassa: tra l’1 e il 2 per cento. Ma bisogna intervenire subito: ci sono forme violente che uccidono in 6 ore. Però prima di tutto bisogna prevenire: acqua pulita e smaltimento dei fluidi infetti.

Nei centri come Aprosifa regna il silenzio. Ci sono decine di persone in attesa di una visita, una medicina, una vaccinazione. Aprosifa è una Ong haitiana che esiste da 17anni e che per un contributo fisso di un dollaro e venti fornisce prestazioni sanitarie per la gente della zona e gratuitamente organizza laboratori artistici che tengono lontani i giovani della strada. Contro le sfortune che hanno tormentato questo Paese nell’ultimo anno non possono molto ma lavorano sul quotidiano: ogni giorno danno un pasto sano ai bambini malnutriti, distribuiscono profilattici e contraccettivi ormonali, visitano chi sta male e non potrebbe permettersi le parcelle dei medici.

Le aree spaziose sono adibite a tendopoli come La piste che era un ex aeroporto militare che l’ambizione del presidente Aristide avrebbe voluto trasformare in un grande parco per celebrazioni del bicentenario dell’indipendenza dell’isola, ma il colpo di stato che lo ha deposto nel 2004 gli ha rovinato la festa e ora li c’è una sconfinata vista di tende di plastica e terra sporca.
Ognuno all’interno sta cercando di inventarsi una nuova vita. Il campo è pieno di bambini di ogni età e di adulti che hanno perso la casa e parenti.

La ricostruzione del paese non è mai partita anche perché l’arrivo massiccio delle Organizzazioni non governative internazionali e dei loro milioni di dollari ha paralizzato tutto. Gli aiuti sono fondamentali nell’emergenza, ma adesso è lo stato che deve riprendersi in mano il suo paese e perché questo succeda hanno bisogno di un presidente.

Le elezioni del 28 novembre scorso – che hanno ammesso al ballottaggio Myrlande Manigat e Jude Celestin – sono state contestate e ora l’ Organizzazione degli Stati americani sta ricontando i voti. L’esito della riconta non è ancora stato comunicato, anche perché si teme il ripetersi dei disordini che hanno accompagnato i risultati contestati. A scendere in strada era stato il popolo di Michel Martelly, per un soffio escluso dal ballottaggio.

Martelly, meglio noto come Sweet Micky, ha fatto la sua fortuna come cantante di kompa.
È stato l’anima della festa di ogni Capodanno e Carnevale di Port au Prince degli ultimi vent’anni.
Un mese prima delle elezioni ha annunciato la sua candidatura e la nascita del suo partito Repons Peyzan, risposta contadina. Faceva opere filantropiche già da tempo, ma uno dei suoi maggiori obiettivi è ottenere l’istruzione gratuita per tutti (la scuola pubblica copre solo il 10 per cento della richiesta).

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