Nucleare: se anche i Paesi Arabi vogliono la loro parte

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di MARTINA CECCO

Si è concluso il 20 gennaio scorso il Summit di AbuDhabi, arrivato alla quarta edizione del World Future Energy, un incontro sponsorizzato dalla Deutsche Bank Group, Siemens, Total, Exxon Mobil e altri sponsor collegati al sistema internazionale del commercio della energia.

Il crollo che si prevede nel futuro prossimo per la energia tratta dal carbone fossile e dal petrolio, fonti non rinnovabili, costringe per un fatto di consequenzialità degli eventi a valutare qualsiasi forma di produzione di energia alternativa a quella che attualmente siamo usi sfruttare, non solo per abbattere i costi della produzione di combustibile e di energia elettrica, ma anche per poter avere risorse sfruttabili e utilizzabili dalla società post industriale e civile.

Il problema che sta intorno alla produzione di energia e al consumo di combustibili è strettamente legato alle forme di industrializzazione e di sviluppo della società: raramente infatti il progresso consente o ha consentito di risparmiare in termini di consumo energetico, tanto quanto lo sviluppo di forme energetiche ecocompatibili ha sempre avuto la limitazione quantitativa nel poter essere risolutive alle esigenze.

La produzione di energia costringe a costi assorbibili solo attraverso il mercato, da cui il problema di riconvertire con il tempo il vecchio sistema, a favore di qualcosa di nuovo, che ancora non c’è. Ma qualcosa di più si sta profilando all’orizzonte nel settore energetico: non solo i produttori e i commercianti di energia, come citati tra gli sponsor, sono interessati a studiare un nuovo modello di produzione energetica, ma anche devono rispettare le nuove normative in fatto di produzione di inquinanti.

Nel Summit appena conclusosi, alla faccia di chi ancora si sta ponendo il problema di valutare quanto il nucleare possa essere impattante economicamente e ecologicamente, uno dei paesi più ricchi dal punto di vista economico, relativamente alle risorse energetiche, appunto gli Emirati Arabi, decide che è il momento per contrastare l’indebolimento del suo proprio mercato, muovendosi nettamente a favore del nucleare,

A intervenire per i microfoni del Summit Mohamed Al Hammadi – CEO della Emirates Nuclear Energy Corporation (ENEC) nonché membro della ATIC (Advanced Technology Investment Company) e già il nome spiega la funzione di questo istituto, preposto a valutare tutte le soluzioni tecnologiche avanzate possibili secondo i dettami della legge (a livello internazionale) per proporre modelli di investimento anche nel settore energetico a lungo termine per tutto il pianeta.

Progetto ambizioso quello della ENEC, che al momento attuale si risolve nella proposta presentata al Summit di realizzare 4 reattori nucleari per la produzione di energia pulita, per garantire il 25% della produzione energetica necessaria al paese, coprendo le carenze del ribasso nella estrazione e l’aumento dei costi per il commercio del petrolio scambiando barrette .. nucleari.

In che senso scambiando barrette nucleari? Semplice: gli impianti proposti per gli Emirati Arabi consentono lo stoccaggio per 20 anni del materiale residuo, semplificando noto come scorie, in seguito al cui periodo per altri 100/200 anni viene a profilarsi un periodo di stoccaggio e qui viene il bello, consentito dalla legge, ma non negli Emirati Arabi, bensì in altri paesi, dove le normative, forse perché assenti o incomplete, consentono lo stoccaggio. Dove, l’Oceano? Il Terzo Mondo?

A questa domanda non ci sono altre risposte, se non che la normativa degli Emirati Arabi consente lo scambio delle suddette scorie con altri paesi, promettendo in cambio dello stoccaggio dei residui un profittevole scambio energetico. E questo è quanto sono disposti a cedere gli Emirati Arabi pur di non restare tagliati fuori dall’attuale mercato nella produzione di combustibili e di energia. E l’Italia? L’Italia non ha risorse in fatto di materie prime, non ha alcun impianto idoneo alla produzione di energia elettrica nucleare per entrare nel mercato internazionale, non ha le risorse economiche per affrontare la riconversione in energia pulita, geograficamente non ha spazio per ospitare nuovi reattori, non ha normative precise in fatto di stoccaggio delle scorie, che farà?

Risorse on line
Forum nucleare Italia

<span id=”lw_1292451171_5″ class=”yshortcuts”>Martina Cecco</span></a><a href=”mailto: martinacecco@rocketmail.com?body= Mail da https://www.liberalcafe.it”>

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