Immigrazione Usa: i repubblicani bocciano il Dream Act

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di DOMENICO MACERI

Il mio ex studente Carlos (nome fittizio) è stato deportato alcuni mesi fa. Dopo avere completato una minilaurea nella mia scuola aveva continuato i suoi studi ottenendo una laura specialistica in un’altra università statale della California. Adesso si trova nel suo Paese di origine dove ha messo su un’azienda che sembra andare bene. Era venuto negli Stati Uniti con la famiglia da piccolo. In effetti, un americano anche se gli mancavano i documenti legali.

Il Dream Act approvato dalla Camera dei rappresentanti il mese scorso non avrebbe aiutato il mio ex studente ma avrebbe risolto la situazione per parecchie centinaia di migliaia di giovani negli Stati Uniti. Il disegno di legge è stato però bocciato al Senato dove non è riuscito ad ottenere sessanta voti necessari per procedere al voto. Solo cinquantacinque senatori hanno votato a favore. Solo tre dei voti sono venuti dai repubblicani i quali hanno fermato il procedimento del voto.
Non è la prima volta che i repubblicani abbiano votato en masse per bocciare i disegni di legge negli ultimi due anni. Le regole al Senato richiedono l’approvazione dei due terzi per procedere al voto. Un sistema abbastanza antidemocratico in un Paese che vuole presentarsi come democratico per eccellenza.

Il Dream Act avrebbe dato speranze ai giovani clandestini portati negli Stati Uniti da bambini. Coloro i quali ottenessero una laurea biennale o si arruolassero nelle forze armate americane potrebbero accedere alla residenza legale ed eventualmente alla cittadinanza americana.
Non è stato possibile questa volta ed adesso sembra meno probabile data la conquista repubblicana della Camera nelle elezioni di midterm il novembre scorso.
I repubblicani si sono opposti al disegno di legge perché nelle parole del senatore Jeff Sessions, repubblicano dell’Alabama, avrebbe “dato la cittadinanza a coloro che sono nel Paese illegalmente”.

Una visione legalmente corretta ma miopica quando si guarda al di là del termine illegale. Questi giovani che avrebbero beneficiato della legge sono stati portati negli Stati Uniti dai loro genitori. Non hanno dunque nessuna colpa del “reato” commesso. Inoltre sono stati istruiti nelle scuole americane alle quali hanno diritto per legge federale. Molti di loro sarebbero stranieri se deportati nel Paese di origine dei genitori.
Il disegno di legge originale del Dream Act era stato introdotto poco prima dei tragici eventi dell’undici settembre da senatori democratici e repubblicani. Uno degli sponsor originali è Orrin Hatch, senatore repubblicano dello Stato del Utah. Nel recente voto Hatch si astenuto.

Che cosa è cambiato? Molto. Il Paese ha attraversato un periodo di anti immigrazione colorata dalla paura del terrorismo. La paura ha anche influenzato i voti al Senato. Nel caso di Hatch fra due anni dovrà correre per la rielezione. Un voto per gli “illegali” gli sarebbe costato troppo. La svolta a destra del Paese e l’ascesa del movimento ultraconservatore del Tea Party rendono alcuni voti molto difficili. Solo tre senatori repubblicani non hanno provato questa paura nel recente voto al Senato. Ma a decidere la bocciatura del Dream Act hanno contribuito anche i cinque voti di senatori democratici. Quindi una bocciatura “bipartisan” anche se la stragrande maggioranza dei democratici ha votato a favore e quella repubblicana contro.
I democratici hanno promesso di riprovarci. Ciò sembra improbabile. Avendo perso la maggioranza alla Camera sarà quasi impossibile. I sostenitori del Dream Act hanno già cominciato a parlare delle elezioni presidenziali del 2012. I liberal danno la colpa ad Obama per non avere spinto di più.

L’impatto politico dei latinos e la loro forza politica sempre in ascesa danneggerebbero Obama non perché voterebbero per l’eventuale candidato repubblicano ma perché potrebbero non presentarsi alle urne.
Dall’altro lato i repubblicani hanno consolidato l’animosità dei latinos. Lo si era visto nella recente elezione a governatore della California. Nonostante i suoi 160 miliardi di dollari spesi, Meg Whitman, l’ex ad di e-Bay, è stata sconfitta da Jerry Brown, il suo avversario democratico. I latinos della California formano il 22% dell’elettorato. Secondo un sondaggio l’80% di loro ha votato per Brown.

Il nuovo potere dei Latinos non convince i repubblicani. Loro indicano le vittorie di alcuni candidati repubblicani di origine latina come esempio della loro popolarità coi latinos. Questi includono Marco Rubio, neoeletto senatore della Florida, Susana Martinez, nuovo governatore del New Mexico e Brian Sandoval, governatore del Nevada. Votare contro i clandestini i quali non hanno lobby potenti come i ricchi del Partito Repubblicano è dunque facile e richiede poco coraggio. Lo stesso coraggio che i repubblicani hanno dimostrato nel loro voto di ridurre le tasse dei milionari poco tempo fa.

Il mio ex studente avrebbe difficilmente beneficiato del Dream Act. Il fratello minore, però, che risiede tuttora negli Stati Uniti con il resto della famiglia, potrebbe usufruirne. Al momento le speranze sono pochissime.

Domenico Maceri, PhD della Università della California a Santa Barbara, è docente di lingue a Allan Hancock College, Santa Maria, California, USA. I suoi contributi sono stati pubblicati da molti giornali ed alcuni hanno vinto premi dalla National Association of Hispanic Publications.

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