Tra voti e violenze – un giorno di ordinaria follia

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di GIUSEPPE ROMITO

Questa è l’esatta frase che individua il caos che è successo fuori dai palazzi del potere italiano. Proprio mentre Berlusconi otteneva la fiducia alle camere per una manciata di voti, a seguito di una verosimile campagna acquisti dei voti, tra donne incinta, uomini incerti, ambulanze e sedie a rotelle.

Fuori una manifestazione pacifica, apparentemente per protesta contro la riforma universitaria, si trasforma in pura follia giovanile. Scontri tra studenti e polizia. 57 feriti tra le forze dell’ordine 41 i giovani fermati al termine di una giornata da incubo. Al primo scontro studenti – polizia nel ’68, Pasolini si schierò con i poliziotti, da lui ritenuti terroni, malnutriti e proletari. Gli studenti, invece, figli di padri borghesi, squallidi e rapaci. Chissà chi sono i genitori di questi ragazzi, che oggi si sono improvvisati terroristi. Credo che le posizioni non siano cambiate. La maggior parte di questi teppisti, è figlia di quel ’68 che per prima conseguenza ha portato in società maggior benessere. Ed oggi, sinceramente, sentire la ragione primaria di questa protesta, il diritto allo studio di giovani che frequentano i più svariati indirizzi universitari, quando nel 1968, poteva essere definito un lusso, il diritto allo studio, fa sorridere abbastanza. Al contempo, si prova una certa ripugnanza per i fatti di cronaca accaduti. Nel sessantotto si protestava per cambiare stile di vita, oggi si è protestato per odio, verso una persona, o verso un’intera classe politica, che con il suo modo di fare, si allontana sempre di più dalla società italiana, e distoglie sempre più attenzione ai relativi problemi di tale società. Nel ’68 si protestava a mani nude, oggi i ragazzi si erano preparati con caschi pali, mazze e sanpietrini, erano premeditati. Pronti a creare il caos, per un voto di scarto in ogni caso. Qualora Berlusconi avesse vinto, i ragazzi avrebbero scatenato la loro rabbia. Come poi è successo. Al contrario, avrebbero scatenato il putiferio ugualmente per festeggiare, a loro modo, la caduta del governo, dando un segnale forte a tale evento. La fine del Berlusconismo e del centrodestra al potere. Dalla liberazione di uno stile di vita, nel ’68, alla liberazione da uno schieramento politico, capeggiato dall’antipatia in persona.

Tutto questo, è bene sottolinearlo, è la conseguenza del clima politico-mediatico che si è creato da diversi mesi. La sovraesposizione di diatribe personali, tra attori politici, sfruttando la politica, per mezzo della stampa, ha suscitato più di un pensiero nelle menti più labili della società, cioè i giovani, dietro cui si celano abili registi che fomentano ed aizzano gli studenti per salvare i loro deretani o quello di qualcuno al loro vicino. Insomma, per salvaguardare il sistema clientelare-sociale italiano.

Chissà cosa penserebbe oggi Pasolini, al termine di questa giornata infernale. Dal punto di vista culturale, hanno perso gli intellettuali di oggi, presi dai loro interessi personali, ed impegnati a riempire gli scranni del Parlamento, e le poltrone degli studi televisivi, per cantarsele e suonarsele tra loro. I potenziali intellettuali di domani, gli studenti, hanno perso, invece, l’occasione di farsi valere, non con la violenza ma con la migliore caratteristica della società moderna, la ragione.

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