Tunisia: un mercato da scoprire

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di CHIARA MARIA LÉVÊQUE*

Forse non tutti sanno che il Forum Economico Internazionale di Davos, nel suo annuale Rapporto mondiale sulla competitività, ha classificato anche quest’anno la Tunisia in una posizione piuttosto favorevole, assegnandole il 38° posto su un totale di 125 Paesi industrializzati ed emergenti. La performance tunisina è stata decisamente migliore di quella di altri Paesi europei come ad esempio l’Italia, che ha raggiunto solamente la 51a posizione, la Grecia (55 a) o la Polonia (58 a), ma anche di altri Paesi emergenti come Cina (48 a), Messico (64 a) e India (84 a).

La fiducia che le Istituzioni internazionali sembrano accordare in questo momento alla Tunisia è confermata anche dalla posizione del Fondo Monetario Internazionale: già nel corso della missione di consultazione realizzata nel giugno del 2009, venivano rilevate alcune condizioni favorevoli per poter considerare con ottimismo la posizione tunisina dinnanzi alla crisi, con particolare riferimento alle riforme attuate nel corso dell’ultimo decennio, alle prudenti politiche monetarie macroeconomiche, alle innovazioni nella finanza pubblica e nel sistema bancario.

Ottimismo confermato il 15 giugno scorso da Joël Toujas-Bernaté, capo divisione al dipartimento Medio Oriente e Asia Centrale del Fondo Monetario Internazionale, il quale, nel corso della missione di consultazione 2010, ha affermato che la Tunisia ha realizzato nel 2009, anno della crisi mondiale, una performance macro economica più che dignitosa, registrando un tasso di crescita del 3% e riuscendo a controllare deficit e inflazione.
La liberalizzazione del commercio con l’estero è iniziata nel 1990 con l’ingresso della Tunisia nel GATT. Negli ultimi anni, il livello di interscambio commerciale con l’Unione Europea è stato del 75% a partire soprattutto dal 1995, anno della firma dell’Accordo di Associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da un lato, e la Repubblica tunisina, dall’altro. L’Accordo, attraverso una progressiva riduzione delle barriere tariffarie, ha condotto il 1° gennaio del 2008 (con un anticipo di due anni rispetto a quanto previsto) all’entrata in vigore dell’Area di libero scambio con i Paesi dell’Unione Europea per i prodotti industriali.
Agli stranieri che decidano di investire in Tunisia, viene concesso di possedere fino al 100% del loro investimento, ad eccezione delle attività legate ai servizi destinati al mercato interno, le quali devono configurarsi in modo da spartire il capitale tra imprenditori italiani e tunisini rispettivamente per una quota pari al 49% e al 51% del capitale.
Bisogna sottolineare inoltre come la Tunisia stia tentando di seguire la strada dello sviluppo sostenibile, accompagnando alle manovre economiche e di liberalizzazione, particolari attenzioni alle conseguenze sociali e ambientali che esse potrebbero comportare. Punto di forza del programma elettorale del Presidente Ben Ali, in vista delle elezioni del 2009, è stato proprio “lo sviluppo di una economia ad elevato contenuto tecnologico rispettosa dell’ambiente, volta al risparmio energetico e innovativa”.

In questo clima di favorevole apertura verso l’Europa, una posizione di massimo rilievo è accordata all’Italia che, dal 1992, si assicura il secondo posto tra i principali partner commerciali della Tunisia grazie, soprattutto, agli investimenti industriali effettuati in loco dal nostro Paese (più di 700 gli stabilimenti produttivi) e alla serie di trattati intercorsi tra i due Stati: la Convenzione per evitare la doppia imposizione (firmata nel 1979 e ratificata nel 1981), l’Accordo di amicizia e cooperazione (firmato nel 1991), l’Accordo sulla promozione e la protezione degli investimenti (firmato nel 1985 e in vigore dal 1989) e il Trattato di Buon Vicinato, Amicizia e Collaborazione (2003).
Secondo l’INS – Istituto Nazionale di Statistica della Tunisia, nel 2009 l’Italia si è confermata ancora una volta il secondo partner commerciale della Tunisia, dopo la Francia. Il 21% delle esportazioni totali tunisine sono state infatti destinate al mercato italiano, in particolare nei settori del tessile – abbigliamento, dell’elettromeccanica, del cuoio – calzature e dell’agroalimentare. Sul totale delle importazioni tunisine dall’estero, l’Italia ha raggiunto una percentuale pari al 16,4%, costituita soprattutto da macchinari di varia tipologia, da tessuti e da prodotti petroliferi raffinati.

È proprio nel quadro di questo incremento continuo della cooperazione tra Italia e Tunisia che si inseriscono alcune importanti istituzioni come l’Ente Nazionale Tunisino del Turismo, l’Agenzia di Promozione dell’Investimento Estero e, ultimo in ordine temporale, il CEPEX – Centro di Promozione delle Esportazioni, che da anni operano nel nostro Paese con il comune obiettivo di avvicinare sempre più le due sponde del Mediterraneo.

* Centro di Promozione delle Esportazioni della Tunisia – Delegazione Generale in Italia

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