Celebriamo il 2 giugno in nome della verità

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Una politica responsabile deve garantire che si faccia luce su episodi oscuri

di FABIO GRANATA*

La celebrazione della Festa della Repubblica cade quest’anno in un delicato contesto politico, nel quale alcuni tragici avvenimenti della nostra storia recente iniziano a essere interpretati in una luce diversa. La nostra adesione convinta ai valori costituzionali e repubblicani non può che renderci ancora più determinati nella richiesta di verità e giustizia sulle stragi del ‘92 e sulla zona grigia che fa sempre più da sfondo sinistro e inquietante alla ricostruzione dei fatti e all’accertamento dei mandanti, degli esecutori e degli interessi che le stragi hanno in qualche modo tutelato e salvaguardato.

Di fronte alla gravità delle questioni in campo, una forza politica non può non assumersi le proprie responsabilità di garante di ogni sforzo e strumento per il raggiungimento della verità. E in questa prospettiva ci sembra grave e radicalmente non condivisibile la proposta di allargare ancor più la copertura, attraverso il segreto di stato, di episodi della nostra storia nazionale. Questa ipotesi ci sembra anzi un clamoroso errore politico e ancora più grave se si prova a farlo in questi giorni, caratterizzati dalla riapertura drammatica di questioni legare alle stragi e al ruolo dei servizi segreti in alcune loro componenti deviate. Questa consapevolezza ci porta a batterci, proprio in nome di quel concetto di patriottismo repubblicano, che sarebbe piaciuto moltissimo a Paolo Borsellino, per difendere tutti gli strumenti giuridici, processuali e politici per accertare la verità e per non disarmare le indagini delicatissime in corso.

Per questo chiediamo che la Commissione Parlamentare Antimafia dedichi energie e risorse alle stragi del ‘92 e che la politica ponga in essere atti legislativi coerenti e buone pratiche, senza protagonismi, veleni e scontri ideologici.

Ci troviamo di fronte a uno scenario complesso e gravissimo con pieno coinvolgimento di pezzi deviati dello Stato: bisogna evitare il festival del luogo comune che non fa fare un centimetro di passo avanti alle indagini e invece assicurare alle stesse piena copertura politica, strumenti completi e sostegno ai magistrati direttamente responsabili delle inchieste. Iniziamo a fornire alle Procure competenti, a Lari e ai suoi collaboratori, uomini e mezzi adeguati a rianalizzare la documentazione processuale sull’Addaura e sulle stragi tenuta nel più completo abbandono e senza alcuna precauzione. Coordiniamo l’azione di Copasir e Antimafia e sopratutto riscriviamo parti fondamentali di alcune leggi in discussione, astenendoci da proposte che sembrano percorrere direzioni opposte alla sete di verità degli italiani.

Solo così, e non con i ricordi postumi, le ipotesi generiche o peggio gli insulti reciproci, faremo avvertire ai cittadini e ai familiari di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che lo Stato fa sul serio e non si ferma di fronte ad alcun santuario. Per queste ragioni non faremo un passo indietro dall’impegno tendente a consolidare strumenti pieni e completi d’indagine, a partire dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, per tutti i reati di mafia e corruzione e per tutti i molteplici reati da sempre ad essi collegati.

Mafie, racket, usura, traffico dei rifiuti, corruzione rappresentano le metastasi della Repubblica. A fianco della magistratura e delle forze di polizia, la Politica faccia un passo avanti e torni, senza se e senza ma, a difendere la Repubblica e i suoi valori. Per non far perdere ogni speranza agli Italiani.

*Deputato del Pdl, vicepresidente della Commissione antimafia

pubblicato su FareFuturo magazine

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