Lady Ashton, where are you?

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di ANTONIO PICASSO

Si è sempre parlato dell’evanescenza della politica estera dell’Unione Europea. La responsabilità di questo “buco” a Bruxelles è stata attribuita per lo più alla riottosità, da parte di ciascuno Stato membro, nel rinunciare a una significativa percentuale della propria sovranità nazionale. L’autonomia diplomatica di un governo è la colonna vertebrale della indipendenza di uno Stato.

Superando però questo ostacolo, che resta comunque ostico per avere un’integrazione unitaria a tutti gli effetti, meritano una critica anche le istituzioni Ue. Evidente è la loro incapacità nel tenere a freno le spinte centrifughe dei governi nazionali. In questo caso la prima imputata è la baronessa Cathrine Ashton, da sei mesi esatti Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’Unione Europea (Pesc). La responsabile della diplomazia comunitaria è atterrata ieri in Kenya, per un tour di tre giorni che la porterà anche in Tanzania e Seychelles, al fine di discutere con i governi locali della pirateria al largo della Somalia e delle possibili soluzioni da adottare.

Finora la Ashton non ha dimostrato la stessa energia del suo predecessore Javier Solana. A onor del vero anche il politico spagnolo si era dovuto destreggiare fra gli ostacoli posti al suo ruolo una volta provenienti da Parigi, un’altra da Berlino e dalla sua stessa Madrid. In qualche modo Solana però era riuscito nel suo intento.

All’inizio del suo mandato, a Cathrine Ashton era stato chiesto di far fare alla politica estera europea quel salto di qualità che è richiesto all’Ue affinché possa diventare un soggetto unico e forte a livello internazionale. Insomma, fatto l’Euro con la Ashton si sarebbe dovuta costruire la futura politica estera di Bruxelles. La baronessa inglese però si è dimostrata finora mediocre e priva di iniziative degne di nota. Una sorta di missing in action nel contesto europeo e anche internazionale. Ieri a Bruxelles si è riunito il Consiglio dell’Ecofin, per valutare un’eventuale stretta su hedge fund e private equity. È vero che le questioni economico-finanziarie sono di competenza dei ministri addetti e non della Pesc. Ma non ne sono nemmeno una loro esclusiva. L’Ecofin dovrebbe infatti rappresentare l’addendo di una sommatoria di attività politiche in cui la Pesc dovrebbe fare da cardine. L’Ue è priva della concertazione fra tutti i suoi settori. Solana aveva tentato di organizzare la struttura comunitaria. Ora questa, con l’indolenza della Ashton, sta crollando miseramente.

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