“Perché l’Italia spreca i suoi talenti e decresce?” La risposta a Lodi Liberale

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Nella 214esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro “Crescita economica e meritocrazia. Perché l’Italia spreca i suoi talenti e non cresce“, pubblicato da Edizioni del Mulino, insieme a Lorenzo Codogno (Visiting Professor alla London School of Economics e al College of Europe), Giampaolo Galli (Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani), Maria Cristina Origlia (Giornalista e Presidente del Forum della meritocrazia), Lorenzo Rinaldi (Direttore de “Il Cittadino”) e Lorenzo Maggi (Presidente di Lodi Liberale).

La serata è stata organizzata in presenza presso la Sala Granata e ha avuto una buona partecipazione. Dopo la consueta presentazione da parte del presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi è seguita la presentazione vera e propria di un’opera che, come ha detto Maggi, rappresenta una testimonianza di come in Italia sia molto difficile che di fronte al merito non lo riconosce, ma anzi lo vede come una sorta di privilegio. Nel testo si spiega che questa visione distorta che crea conseguenze mostruose, ha a che fare con i danni nel mercato, nella ricerca, nella giustizia e nella politica.

“Il libro è articolato e spiega, a fronte dei dati, le cause di questa visione” può essere considerato un volume liberale, non solo per le citazioni di Hayek e Adam Smith, ma anche perché la maggior parte delle argomentazioni comprese nel libro sono valide per una discussione politica di stampo liberale. Il libro è da destinarsi specialmente ai giovani, visto che la meritocrazia è argomento tendenzialmente giovanile. Sono le migliori menti, le eccellenze, che decidono di andare via per seguire le proprie passioni. All’estero infatti la gestione delle risorse è fatta in modo differenziato, non c’è un appiattimento.

“Il livellamento in atto in Italia è nefasto e pericoloso, porta al continuo mantenimento di un sistema redistributivo che è deleterio economicamente”.

Da oltre un quarto di secolo l’economia italiana ha smesso di crescere. Svalutazioni e accumulo di debito pubblico, le droghe con cui si era forzata la crescita dagli anni Settanta, non erano più disponibili. Per affrontare la competizione internazionale bisognava puntare sulla ricerca e sulla valorizzazione dei talenti. Invece, ad eccezione di un pugno di imprese manifatturiere che esportano, è in genere prevalsa la vecchia pratica delle raccomandazioni e delle sponsorizzazioni politiche per aver un posto di lavoro e per far carriera, e il merito è stato messo da parte. E il problema riguarda quasi tutti gli ambiti della società: le università, le pubbliche amministrazioni, la politica, la magistratura, le Asl, il mercato del lavoro e persino la selezione dei manager e la finanza. Al contrario di quanto prevede la Costituzione e, per «i capaci e i meritevoli», se partono svantaggiati, in Italia le opportunità restano scarse. Il tema della insufficiente considerazione del merito e degli incentivi distorti è il filo rosso che accompagna tutte le spiegazioni al cosiddetto «declino» economico italiano. Un primo passo per trovare soluzioni adeguate, è quello di avere piena coscienza dei problemi, che sono spesso, esplicitamente o implicitamente, negati.

L’ITALIA NON BASA LA SUA ECONOMIA SULLA CONOSCENZA E SUL LIVELLO ALTO UNIVERSITARIO

“Abbiamo lavorato a questo libro con grande impegno, la pubblicazione è avvenuta prima in inglese, in seguito è stato tradotto ed adattato anche in lingua italiana. Il fatto di partenza preciso è che dal 2007 in poi non ci sono elementi di crescita: cercando in questo lungo periodo troviamo esempi peggiorativi rispetto a tutto il mondo economico trainante, l’Italia non è riuscita a fare il salto dall’economia del primo dopoguerra basata sulla protezione, a un’economica aperta alla concorrenza, come previsto da Lisbona e non è riuscita a puntare sulle eccellenze.” Il professor Giampaolo Galli ha spiegato che la nostra nazione non è stata in grado di affrontare: rivoluzione informatica, euro e globalizzazione. I vecchi schemi però non funzionano più.

“La cultura italiana si basa su un sistema egualitario per cui i finanziamenti di Stato sono destinati a chi va peggio e non a chi va meglio. Non solo questo, ma è anche opinione comune che al vertice delle istituzioni ci siano sempre persone che proteggono questo sistema.” In questo modo il fenomeno è blindato e insieme a ragioni esterne per cui non si vogliono più fare ulteriori sforzi, ci si accontenta di una staticità economica media. Il merito richiede anche l’assunzione di un rischio, l’Italia segue il trend dell’Eurozona ma a un livello notevolmente più basso, in pratica si è allineata appiattendosi completamente sulle decisioni europee. L’Italia ha smesso di crescere negli anni ’80 quando gli altri paesi hanno cominciato a lavorare sull’innovazione. La crisi italiana inizia quindi negli anni in cui l’Italia si appoggiava (quando governava Guido Carli la BdI) sull’aiuto estero, per cui dal 1978 in poi inizia una stagnazione, nonostante il PIL fosse abbastanza buono e nonostante i conti pubblici non fossero disastrati, non è stato possibile rimanere competitivi. Dagli anni ’80 agli anni ’90 inizia dunque l’aumento del debito pubblico, che con l’arrivo dell’euro ha avuto risultati devastanti.

A questo aggiungiamo il tasso alto di disoccupazione e il tasso basso della popolazione universitaria e dei laureati. Il dramma però riguarda la partecipazione femminile al mercato del lavoro che è inconsistente rispetto ai paesi economicamente rilevanti che sono stati considerati in questo volume.

SALARI FERMI DA VENT’ANNI, PRODUTTIVITA’ PURE

Quando si sente parlare di mobilità tra le classi sociali in riferimento all’ascensore sociale si trova una grande discrepanza tra Italia e estero; se in USA i figli dei genitori non diplomati comunque in almeno un terzo dei casi sceglie studi universitari, in Italia no. La staticità del livello sociale all’interno delle famiglie è pressoché assoluta. L’indice di diseguaglianza, invece, divide in due l’Italia: la parte nord è allineata ai paesi mitteleuropei, la parte sud, no. Insieme concorrono a un soffocante immobilismo.

POCA FIDUCIA E LE ISTITUZIONI SOFFRONO

“La popolazione occupata in Italia è una piccola parte e mantiene il sistema del welfare anche per la maggior parte della popolazione che è disoccupata o inoccupata. Emerge in fatto di politiche attive del lavoro che, tra coloro che trovano occupazione, solo una parte irrilevante è orientata e aiutata dagli uffici del lavoro, secondo Eurostat.” Il professore ha spiegato che le imprese italiane sono per la maggiore piccole e non riescono a crescere. Per questo sono entrate a far parte di coloro che hanno chiesto sussidi, contributi e protezione. Molte imprese sono famigliari, molti manager invece, liberi, preferiscono andare all’estero.

INSIEME AL PNRR SERVONO RIFORME, SERVE MERITOCRAZIA

“Altri paesi sembravano avere lo stesso problema dell’Italia, alla fine degli anni novanta però gli altri sono riusciti ad uscirne, l’Italia no, perché non vuole prendere consapevolezza dei problemi.”

Il libro chiude con una discussione piuttosto corposa sui principi della meritocrazia.

 

 

PARI ACCESSO ALLE OPPORTUNITA’: SALUTE, EDUCAZIONE, COMPETENZA NEL LAVORO, MERITO EQUO

Maria Cristina Origlia ha spiegato di come la sua associazione non profit organizzi dei dibattiti per spiegare che cosa siano rispettivamente meritocrazia e merito: infatti, senza averne conoscenza puntuale, si parte da una posizione di facile strumentalizzazione. “Nel nostro paese queste forme vanno potenziate, nel mercato del lavoro prevalentemente, che in Italia è per la maggior parte dipendente dalla Pubblica Amministrazione.” Nel 2015 all’interno dell’Università Cattolica è stato studiato un indicatore scientifico per capire come ha agito la meritocrazia all’interno dei paesi originari delle nazioni europee, tenendo conto degli indicatori della qualità della vita all’interno delle nazioni, talento, regole, educazione, libertà di impresa, gestione dei talenti. Tra le 12 stelle l’Italia distanzia la Finlandia di almeno 40 punti. L’Italia sta in basso insieme alla Polonia.

CREARE L’IDEA GIUSTA VIENE VALORIZZATO E PREMIATO

“Nell’opacità tutta la costruzione del sistema finisce all’aria. A risentirne sono le fasce deboli della popolazione italiana: le donne e i giovani prevalentemente. Una società di questo genere toglie lo stimolo e la voglia di affermarsi e di emergere. Insieme ai talenti vanno anche unite le carriere, scolastiche, sportive, artistiche.” La giornalista ha spiegato che siamo pieni di molte doti e talenti che fanno parte del concetto di benessere e di qualità della vita.

DIFENDENDO L’ITALIANITA’ CI SIAMO ISOLATI? LE CAMPAGNE ANTI UE HANNO AVUTO L’EFFETTO OPPOSTO

Il direttore del quotidiano “Il Cittadino” di Lodi Lorenzo Rinaldi è intervenuto rendendo evidente la differenza tra il piano di sviluppo italiano e quello mitteleuropeo. Un motivo centrale è la mancanza delle riforme, tra cui quella della Giustizia, che nel settore civile non segue le necessità dell’impresa; della scuola e della burocrazia elefantiaca. Secondo Rinaldi manca la meritocrazia anche nella politica, mentre si assiste a un appiattimento verso il basso che non tiene conto del merito e dell’impegno dei singoli. Lo sforzo verso la concertazione ha frenato però il processo dell’esaltazione della meritocrazia. Se tutti hanno un benessere medio, anche se non molto alto, nessuno si lamenta.

LA CRESCITA ECONOMICA SI BASA ANCHE SULLA DEMOGRAFIA

“Gli anni ’80 non sono stati anni buoni, hanno creato danni e debiti che sono stati pagati dalle generazioni successive. L’ex governatore della DC Mario Draghi ha parlato del debito: ma l’Italia ha prodotto un debito cattivo, un combinato disposto con la incapacità di effettuare dei controlli incrociati, per cui si sono arricchite le persone sbagliate, ad esempio la criminalità organizzata, seppur non in modo consapevole.”

Il rischio è che, di fronte al calo demografico, i prossimi anni possano essere ancora peggiori di questi.

IL MERITO E’ UN ELEMENTO DELL’EDUCAZIONE DI BASE

“Il concetto del merito e della meritocrazia hanno molte e diverse interpretazioni: esistono visioni buone e visioni che non lo sono. Nel momento in cui esso si radicalizza e diventa motivo di blocco allora non va bene, nel momento in cui garantisce la mobilità sociale, va bene. Il concetto di merito è molto allargato, ha a che fare anche con la Pubblica amministrazione, che altrimenti non ha altre aperture al mercato e alla competizione. In una società quello che conta è la struttura, le regole, non sono le persone in sé a fare la differenza, ma il sistema entro cui sono incentivate a muoversi.” Il professor Lorenzo Codogno ha spiegato come il merito sia un concetto che si basa anche sulle strutture percettive, per cui ancora sulla formazione.

LA DELUSIONE DELLE ASPETTATIVA AFFOSSA I CAMBIAMENTI E LA CRESCITA

“Vi sono spesso criteri oggettivi, spesso meno, ma gli aggregatori di dati che mettono l’Italia in basso, attraverso l’emergere di solidi indicatori, che non nascondono la grande difficoltà per l’Italia di uscire da questa situazione: quando gli indicatori riguardano elementi che richiedono molto tempo per essere concorsi, allora risulta difficile poter cambiare in tempi brevi. Le persone che vivono nelle incertezze delle riformi, in pressione continua e non vedono risultati veloci, perdono fiducia nel sistema e nei politici!”

L’ambizione del libro è di arrivare a tutti ma di basarsi su analisi solide, su dati specifici, che sono ambiziosamente collezionati. In questo consiste il cambiamento che vede lo scrivere la rotta dell’economia di una nazione, che si basa su regole precise, che devono essere cambiate per poter migliorare.

Al centro dell’attenzione la situazione femminile: poco impiego e poco valorizzato; la gerontocrazia; il divario tra il nord e il sud che emerge ancora.

LA CONSAPEVOLEZZA E IL NEGAZIONISMO DEL MERITO

“Riconoscere lo sforzo è importante: vi è una dimensione morale del merito, che è un aspetto fondamentale, perché esso deve essere riconosciuto. Se non vi è un riconoscimento viene meno il rispetto del potere, per cui la legittimità delle azioni diventa una legittimità a non rispettare le regole, con esiti che possono anche essere estremi, di non rispetto della legge. La Pubblica amministrazione rimane un problema aperto: il privato ha una competizione indiretta, molte persone non possono essere retribuite e gratificate e non possono avanzare senza il concorso, per cui diventa difficile creare un lavoro creativo imprenditoriale e svincolare questa situazione è un percorso per cui non è sufficiente il PNRR e servono gradualità e perseveranza.” Codogno ha spiegato che, durante le sue presentazioni all’estero, spesso si trova costretto a dare delle spiegazioni relativamente all’Italia, perché le statistiche dei flussi dalla nostra nazione all’estero sono impietose: il 25% delle persone che torna in Italia, ad esempio, da Londra, non rimane e riparte per tornare lì. Questo è un dato devastante, la riprova che c’è molto da fare per rendere questo sistema davvero meritocratico.

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A cura di Martina Cecco

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