Napolitano: Cosa abbiamo e cosa non abbiamo ancora

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MARTINA CECCO

“Guarda a ciò che hai e non a quello che non hai” si usa dire quando qualcuno è fortemente in crisi e non trova risposte alle sue domande. Temporaneamente? Sì, possiamo accettarlo. Oggi il Presidente della Repubblica, lo abbiamo. Non è poco. Certo per noi che siamo stati abituati ad aver sempre avuto un Presidente della Repubblica pare poco, pensiamo se invece questo fosse il primo, eccezionalmente il primo: sarebbe molto, moltissimo.

Alt alle polemiche sul Governo, manteniamo i piedi per terra e restiamo qui ed ora: hanno riconfermato il buon Napolitano, ci piace? Ci va bene? Proviamo a pensare a come ha ricoperto il suo ruolo nello scorso mandato, riusciamo a capire il confine tra il giusto e lo sbagliato? Lo promuoviamo o lo bocciamo? Era lui al centro delle polemiche? E’ stata lui la causa della caduta del Governo? Cosa ha fatto per salvare la posizione dell’Italia in Europa? Come ha gestito la crisi? Personalmente sono convinta che, nonostante l’età e con la fortuna di capitare in questi anni pieni di fatti e di inghippi politici, tutto sommato, sia stato un buon presidente. Insomma accettabile.

Per la prima volta in Italia un Presidente della Repubblica prende conferma di mandato, e siamo di fatto in una Repubblica Presidenziale, con Governo, Capo dello Stato e Capo di Governo uscente, che significa? La ineleggibilità di Berlusconi, insieme alla spaccatura (mai messa in dubbio) della sinistra e alla consistente provocazione del Movimento 5 Stelle dimostrano che serve ancora andare avanti sulla strada della comunicazione, cercando di risolvere tutti i nodi che sono rimasti irrisolti nella vicenda politica passata. Insomma siamo alle soglie di un possibile, ora, Governo, forse di larghe intese, con lo scopo principale di cambiare il sistema elettorale e affrontare il problema della crisi economica. Per ritornare galoppando alle urne non appena si è fatta una discreta scrematura di ostacoli e di cattive prassi. I fatti dimostrano che la gittata dei propositi elettorali si conclude con un ciclo direi bioritmico che non va mai oltre i 60 giorni, un po’ prima o un po’ dopo, nel bene o nel male, ma in tre mesi le coalizioni in Italia, si bruciano rigorosamente lasciando un mucchietto di cenere. Accade ora al PD, ma quante volte è successo anche al PDL. Non è cambiato nulla, anche se è cambiato tutto.

Ma non è solo questo, parlavamo di Repubblica Presidenziale: siamo alle solite. “La Marcia su Roma” di fascistissima memoria che Beppe Grillo chiama in causa non è certo tema che ha un senso oggi, come se si andasse contro la presa del potere .. non è così: la elezione di un Presidente della Repubblica è un atto democratico. Peraltro in questa occasione non sono mancati i nomi, tutti sbagliati, ma tutto sommato parecchi, che si sono alternati per la carica. In Francia eleggere il Presidente della Repubblica è un modo per arrivare a formare il Governo partendo dall’elettorato, in Italia ci siamo arrivati per refuso, obbligatoriamente, abbiamo fatto una cosa diversa dal solito e abbiamo però in un cassetto una proposta di legge, che è stata già esaminata ma mai votata, che considerava come possibile novità proprio una Riforma in questo senso. La riforma non c’è mai stata, ma ci siamo arrivati di peso, così come trasportati dall’onda in spiaggia, dalla risacca, che coincidenze. “Potrebbe un buon sindacalista ridurre i posti di lavoro nell’unica azienda che non licenzia mai? Montecitorio? Ma mi faccia il piacere .. avrebbe detto qualcuno!” Il doppio filo in Italia non piace più.

Resta da chiedersi se la elezione sia legittima da un Governo senza fiducia o no, insomma, Beppe Grillo continua a smentirsi, per governare vorrebbe andare ai soli voti ma ora per la elezione del Presidente della Repubblica non va bene? Capite anche voi che serve avere qualcuno che ha una certa coerenza. Ma se Beppe Grillo porta Vendola alla Marcia su Roma, se i rossi diventano neri e i neri diventano verdi, i bianchi si guardano intorno molto persi e in tutto questo caos otteniamo una bellissima bandiera della Palestina, peraltro non riconosciuta o tutt’al più dell’Afghanistan che anche non naviga in buone acque ma non un Governo per l’Italia. Insomma poco da fare invidia, in ogni caso.

Tornando però alla realtà, lontano dal Brain Storming che fa poco sperare di ottimista e benefico, ecco che cosa non va bene: nomi vecchi, nomi riciclati, nomi che non sono stati promossi nel passato, adesso, si vuole sperare, che possano andare bene poiché si è con l’acqua alla gola. E va benissimo così. E perché no, non perché sì .. perché non va bene truffare l’elettorato e non va bene fare il solito gioco della fiducia per poi prendersi a pugnalate dalle ore seguenti, come giustamente non avrebbe avuto senso riprendere in mano il nome di Romano Prodi, come anche non ha senso pensare a chi, precedentemente, ha già avuto modo di partecipare e non ha ricevuto la conferma del voto, ricordiamoci che il Suffragio Universale è l’unico strumento che consente di decidere le sorti del paese. Se un cambiamento c’è stato in Italia è giusto che si sappia, è finita la vecchia politica, chi ha avuto spazio deve sganciarsi, bene o male, lasciare in mano al prossimo, al nuovo che avanza. La situazione è critica perché non si trovano maggioranza e fiducia? Per avere maggioranza e fiducia servono le persone giuste.

Dunque un Governo e un Presidente fanno di fatto una Repubblica Presidenziale, ma la legge elettorale italiana non va in questo senso, quindi non sarà un Governo nominato tra gli eletti, ma sarà l’umiltà degli eletti a dover scegliere un Governo operativo senza colore per risolvere la fiducia e affrontare le questioni imminenti che si presentano davanti a noi, grandi e grosse come macigni: cambiare la legge elettorale, la crisi economica e la finanziaria. E poi a casa a riorganizzare le compagini, contando che chi deve stare a casa abbia capito.

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